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Grey’s Anatomy 9×17 – Transplant WastelandtTEMPO DI LETTURA 6 min

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Ci eravamo lasciati tre settimane fa con un accordo raggiunto per l’acquisto dell’ospedale e Jackson che riceveva un “piccolo” regalo da parte di mamma Avery. Le domande che ci siamo fatti durante questa pausa giravano tutte intorno a “Jackson vorrà davvero prendere le redini dell’ospedale? Sarà in grado di svolgere questo compito? E gli altri come reagiranno?”.
Questa puntata ha risposto a tutti questi interrogativi, e lo ha fatto attraverso una più che appropriata analogia. La voce di Meredith ad inizio e fine puntata ci ha presentato la situazione descrivendoci quello che avviene nei pazienti che subiscono un trapianto, dall’iniziale rifiuto verso un copro estraneo fino all’appagamento, dovuto all’accettazione da parte del corpo di quel dono. Ed è proprio attraverso queste fasi che è passata questa puntata.
Era già abbastanza visibile dai loro volti alla notizia dell’insediamento al potere di Jackson, ma il gruppo dei “sopravvissuti” ha reso sin da subito sempre più chiaro di non essere affatto entusiasta del nuovo boss.
La giornata non parte nel migliore dei modi, con i cinque medici e le loro quote da 15 milioni, da una parte e Jackson con la fetta più grande della torta, dall’altra. Le incomprensioni sono tante, ma toccano l’apice quando Avery, a nome dell’ Harper Avery Foundation, suggerisce di pensare ad un cambio al vertice, in altre parole sostituire Owen Hunt come capo. Questa proposta porta ad un fortissimo scontro tra lo stesso Owen e Derek, (quest’ultimo mai visto così arrabbiato in nove stagioni!) che ha come conseguenza le dimissioni immediate di Hunt. Questo scontro tra i due è stato molto forte, ma la mia prima reazione è stata un sonoro sbuffo di disapprovazione, non potevo credere che ancora una volta si tornasse lì, ad incolparsi a vicenda di qualcosa che speravo fosse stato definitivamente messo da parte. Ovviamente il tutto ha avuto un altro significato nel momento in cui Derek, scusandosi con Owen, ha spiegato il motivo della sua rabbia: è arrabbiato con Mark. È stato un momento molto intenso e significativo, perché credo che in realtà nessuno aveva mai pensato a come Derek, nel suo profondo, stesse venendo a patti con la morte del suo migliore amico.
Tornando in ospedale, la situazione appare completamente nel caos, ma sinceramente ho trovato questa confusione abbastanza esilarante. Tra lavagne paragonate al cubo di rubik, ricerca di reni che viaggiano da soli e medici alle prese con protocolli più o meno condivisibili, credo si sia riusciti a rappresentare la confusione attraverso una luce dilettevole in perfetto stile Grey’s Anatomy. A guidare questo approccio abbiamo visto una Miranda Bailey che sembra aver accettato la nuova situazione dell’ospedale, che non rifiuta la figura di Jackson Avery come capo, ma semplicemente cerca di assecondare lo stato delle cose e lo fa con un’ironia decisamente apprezzabile.
Ruolo importante in questa puntata spettava sicuramente a Jackson, che crollasse o uscisse vincitore era da lui che tutti si aspettavano qualcosa. Così, Jackson ha iniziato un percorso che dal rifiuto iniziale da parte di tutti lo ha portato pian piano, non solo a venire a patti con se stesso, capendo quale strada prendere per svolgere questo lavoro nel modo migliore, ma è riuscito con l’ultima scena a farsi accettare dal gruppo, dimostrando alla fine, di essere comunque “uno di loro”.
La scena finale merita sicuramente una menzione d’onore. Devo dire che da folle amante degli spoiler quale sono, avevo già saputo che l’ospedale avrebbe cambiato nome, ma la mia prima reazione è stata di “rigetto”. Non fraintendiamoci, da una parte ero completamente a favore dell’idea di rendere omaggio a Lexie e Mark, ma dall’altra mi chiedevo se mi sarei mai abituata a guardare quell’ospedale e non poterlo più chiamare Seattle Grace.
L’ultima scena, con le appassionate parole di Jackson e la commozione di tutti, però, è stata così forte e toccante che mi ha suggestionato a tal punto da ritrovarmi ad accettare davvero di buon grado questa nuova scelta: “Grey-Sloan Memorial Hospital”, dovremo solo farci l’abitudine. Ruotando sempre tutto intorno a questa questione dell’ospedale, delle storie personali dei personaggi non si ha ancora traccia quest’anno. Una delle poche che è stata sviluppata in questa puntata è quella di Alex, sempre più in disparte dal gruppo, cosa che naturalmente non lo ha lasciato indifferente.
Questa volta il voto più alto per la comprensione di Alex va sicuramente a Jo. Lei ha capito perfettamente come lui si sente in questo momento, isolato da tutti, e questo me la fa apprezzare ancora di più, perché non è facile “parlare la lingua di Alex” come la chiama Meredith, e lei ci sta riuscendo. Abbiamo comunque visto il dottor Karev affermare ufficialmente a qualcuno che è davvero interessato a Jo, ma lo svolgersi di questa trama non mi convince; personalmente avrei preferito che l’attenzione si focalizzasse più su Alex, sui suoi sentimenti e di come decideva di affrontarli, invece dobbiamo sorbirci il terzo incomodo. Ma dovremmo averci fatto l’abitudine, dopotutto a Grey’s se non c’è triangolo non c’è storia.

 

PRO:

  • Il tributo a Lexie e Mark attraverso il nuovo nome dell’ospedale.
  • Jackson che viene a patti con il suo nuovo ruolo e inizia a capire cosa fare per svolgerlo al meglio.
  • Richard Webber, da sempre un po’ il padre di tutti all’interno dell’ospedale e la sua preoccupazione nei confronti di Jackson lo ha sottolineato ancora una volta.
  • La Bailey e il suo comportamento, molto più indulgente, nei confronti della nuova situazione.
  • La presenza, dopo tanto, di un bel caso medico: la storia del paziente di April è stata intensa e commovente. La scelta di un uomo, di un medico, consapevole di non avere nessuna possibilità di guarigione che decide di dare un senso alla sua morte attraverso la donazione degli organi.
  • Più che un “pro” questo è un gossip: abbiamo saputo cosa è successo al padre di Jackson; la prima volta che fu menzionato le parole “non ha retto alla pressione” mi avevano già portata all’idea suicidio.
CONTRO:
  • Mamma Avery, l’ho sempre apprezzata molto, ma in questa puntata entra nei “contro” per il suo comportamento nel non voler ascoltare Webber sugli inevitabili problemi cui andava incontro suo figlio.
  • Alex ha nuovamente perso il sorriso. Riusciremo mai a vederlo, prima che lo show finisca definitivamente, felice e sereno con qualcuno che lo consideri a dovere?

 

Naturalmente questa puntata doveva essere tutta incentrata sulla nuova situazione dei medici-proprietari e sul modo in cui avrebbero gestito la cosa. Ho apprezzato davvero tanto come si è deciso di sviluppare la storia, con l’iniziale diffidenza, le discussioni, i problemi di organizzazione e alla fine, arrivare a siglare un accordo non scritto, attraverso un gesto che sembra unire tutte le parti.

 

VOTO EMMY

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

2 Comments

  1. Personalmente ho "smadonnato" per tutta la durata dell'episodio, fatta eccezione per la scena finale perché quella era da cosiddetta "lacrimuccia" e poi perché finalmente si è parlato del vero dramma dell'incidente aereo: la morte di Mark e Lexie, visto che fino ad ora abbiamo visto solo gli strascichi della causa legale.
    Non mi piace questa storia di Jackson "capo dei capi", ho apprezzato come ha risolto le cose alla fine, ma l'ho trovato troppo immediato, poi comunque come ca**o fai (e qui ce l'ho con Catherine)a regalare a tuo figlio a malapena trentenne un ospedale?!
    Insomma Shonda la amo e la odio allo stesso tempo,chissà che altro combina.

  2. E'sempre così con Shonda 😀 Sono d'accordo, finalmente hanno sottolineato il dramma della scomparsa di Mark e Lexie e questa storia dell'ospedale continua a non appassionarmi, però ho apprezzato molto come è stata gestita la puntata e anche se concordo sul non vedere di buon occhio Jackson come capo (ma in realtà non mi piace proprio neanche il fatto che l'ospedale ora sia proprietà di tutti i sopravvissuti)mi è piaciuto che alla fine ha cercato di farsi accettare dagli altri non con arroganza, ma attraverso il gesto del tributo a Lexie e Mark.

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