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R.I.P. (Recenserie In Peace) – No Ordinary FamilyTEMPO DI LETTURA 6 min

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Quanti di voi hanno sognato, almeno una volta, di avere un superpotere? E badate bene la mia domanda: non di essere un supereroe, ma di possedere un potere speciale. Almeno una volta, l’abbiamo fatto tutti, e chi dice il contrario (e scusate la rozza espressione) è un fottuto bugiardo. Quanti di voi hanno desiderato almeno una volta di avere il potere di saper leggere nella mente della ragazza o del ragazzo di cui si è invaghiti, solo per sapere come comportarsi? Quanti di voi hanno desiderato almeno una volta di possedere una forza fisica tale da spedire in orbita il Prof. odiato verso le più lontane galassie? E perché no, quanti di voi hanno desiderato almeno una volta di avere il potere di saper attraversare i muri per non pagare il biglietto di un concerto?
Tutti, almeno una volta, hanno espresso questo desiderio…e puntualmente, come recita un vecchio detto di paese (probabilmente enunciato da Murphy): “Chi ha il pane, non ha i denti…” o i super-denti, come nel caso di No Ordinary Family.
La trama di questo telefilm vede protagonista la famiglia Powell, composta dal capo famiglia Jim (Michael Chiklis), la moglie Stephanie (Julie Benz), la figlia Daphne (Kay Panabaker) e il figlio JJ (Jimmy Bennet), una famiglia che non ha niente di straordinario e affetta dal più ordinario dei problemi: il nucleo che la rende una famiglia, è scomparso, inghiottito dai videogame, dai social network, dai figli cresciuti presi con giovani amori e dagli amici o dai lavori opprimenti che occupano tutta la giornata. Al fine di stare più insieme, Jim organizza un viaggio in Brasile, nel tentativo di resuscitare gli animi e far tornare i Powell una vera famiglia. Sfortunatamente, a causa di una perturbazione, l’aereo precipita nella acque di un lago della foresta amazzonica, ma fortunatamente i quattro si salvano, facendo finire in modo tragico la vacanza “da sogno”…ma una volta tornati a casa i protagonisti di questa serie scopriranno che dal loro insolito viaggio, la famiglia ha portato a casa dei souvenir a dir poco straordinari: dei superpoteri che li hanno resi devi veri e propri superuomini. Ora i Powell dovranno convivere con questi poteri e integrarli nella vita dei tutti i giorni, ormai non più così ordinaria…ma la domanda non è se riusciranno a controllarli o meno…la vera domanda è: cosa decideranno di fare con essi?
E fin qui è tutto una figata vero? Verissimo. Allora come mai c’è qualcosa che non va? Come mai pure io che scrivo sento che c’è qualche strumento scordato in questo concerto di complimenti? Perché, in effetti, ce ne è anche più di uno e anche chi non è esperto di musica sa che troppi strumenti scordati in un concerto fanno male alle orecchie (non solo, pure al portafoglio, che pagare per vedere della gente che suona male fa girare le palle). Non a caso, prima, si era fatto l’esempio del concerto perchè è proprio con quello che vi farò capire cosa c’è che non va in questa serie che, nonostante il titolo, l’unica cosa che ha di straordinario è il modo in cui pretende di essere presa con serietà. Immagino che non debba nemmeno spiegarvi cosa sia una cover band, ma lo facciamo lo stesso, così potete dire ai vostri genitori che su Recenserie imparate anche qualcosa: una cover band è sostanzialmente un gruppo musicale che esegue brani che sono stati composti da altri artisti oppure da un solo artista, per esempio, mi vengono in mente Le Vibrazioni, che prima di diventare famosi erano una delle migliori cover band dei Led Zeppelin d’Italia…oppure, i più “giovani” (nel senso di più recenti) Big Ones, cover band degli Aerosmith.
E voi direte: “Si ma, questo cosa cazzo centra col telefilm?”; beh, cari miei lettori, centra un sacco…perché No Ordinary Family è sostanzialmente una cover band dei fumetti che si concentra di più sul set che sulla carta stampata, ma è pur sempre una cover band delle pagine patinate. Non mi credete? Ok, allora eccovi una piccola prova: il modo in cui i Powell ottengono i poteri. Non vi ricorda qualcosa? Proprio niente? Ok, vi aiuto: e se vi dico “Fantastici Quattro”? Ah, ecco…vedete che allora la memoria ce l’avete (poi contiamo che l’attore che fa Jim ha pure fatto La Cosa in quegli orribili orribili orribili film della Fox).
Ci sarebbero poi altri paragoni, ma dovrei spoilerarvi un po’ di cose e io odio spoilerare, in ogni caso il brutto di questo telefilm è che è una serie citazionsita, a partire dalla trama. Per tutti i 20 episodi della prima (e unica) stagione della durata di 45 minuti l’uno, non si fa altro che fare l’occhiolino allo spettatore quasi invitandolo a cercare nella puntata tutti i vari riferimenti a ciò che hanno reso grandi i fumetti…e questo è un male, perché 1) distoglie lo spettatore della trama e sembra quasi che stia guardando Dora l’Esploratrice, piuttosto che No Ordinary Family e 2) non gli lascia assolutamente niente, se non la sensazione di aver perso tre quarti d’ora della sua vita…anche Alfred Hitchcock si divertiva a fare i suoi camei, ma dopo un po’ li ha messi ad inizio pellicola perché aveva capito che gli spettatori erano più interessati a trovarlo che al senso del lungometraggio, se poi aggiungiamo che ogni storia per puntata è un frullatone di idee prese un po’ da dove capitava giusto per aumentare il numero di citazioni, allora la cosa stanca quasi subito. Ma tanto per rimanere in tema, citiamo un proverbio e diciamo che “al peggio, non c’è mai limite”.
La citazione ha una relazione sottile con una sua insolita controparte, un po’ come l’amore e l’odio. E’ facile amare e affezionarsi ad una persona come è altrettanto facile cominciare ad odiarla e disprezzarla, così com’è carino e interessante vedere una citazione all’intero di un’altra opera per vedere che il regista ha fatto i proverbiali “compiti a casa”, studiando quanto c’era da studiare sull’argomento, ma è altrettanto fastidioso e irritante quanto tante citazione unite assieme formano un idea. Questa nuova “idea” nata dalle fusioni di più citazioni, questa controparte della citazione è tutt’altro che geniale…anzi, ha un nome ben preciso: plagio. Durante il susseguirsi della serie, i protagonisti si imbatteranno in personaggi e situazioni che ricordano fin troppo situazioni già viste nelle più famose saghe a fumetti o nei più recenti cinecomics e non sono il solo a pensarlo. Il punto è che un conto è la citazione, ma quando si ricalca per benino un personaggio con caratteristiche già viste e gli si cambia nome, anche se nessuno farà causa, quello rimane come copiare, per questo che dicevo che No Ordinary Family è una cover band, perchè non ha niente di suo e vive ricordando le fatiche di altri; è un prodotto senz’anima con rarissimi picchi di originalità poiché è l’ennesimo tentativo di Hollywood di cercare di sfruttare il campo “superpoteri” per fare gli stessi soldoni che si fanno nei box-office con i vari Avengers e Batman. Se all’inizio può sembrare un telefilm curioso, No Ordinary Family scadrà presto nella più mediocre delle banalità e comincierà subito a diventare anche noioso da guardare, addirittura delle volte pregherete che finisca la puntata; ora a qualcuno di voi può sembrare che io stia esagerando, che forse quello che dico non sia totalmente vero, che parlo così solo perchè non mi è piaciuto…e forse avrete anche ragione, cari lettori ma su queste accuse io non posso far altro che ribattere chiedendovi a mia volta come mai c’è stata una sola stagione e non è stato rinnovato. Ve lo dico io: bassi ascolti…e quindi, si ritorna al punto di partenza. Ma del resto, con questi presupposti fuori dall’ordinario (nel senso peggiore del termine), non c’era davvero bisogno di nessun superpotere per prevedere come sarebbe finita.

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