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R.I.P. (Recenserie In Peace) – Band Of BrothersTEMPO DI LETTURA 4 min

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Era il 1998 quando al cinema uscì “Salvate Il Soldato Ryan”, un film ambientato durante la seconda guerra mondiale e in particolare durante gli avvenimenti successivi al D-Day (il Giorno Dei Giorni); per Spielberg e per il film fu un gran successo, non a caso vinse il suo secondo Oscar per la miglior regia. Nel 2001, dopo ben 13 anni, lo stesso Spielberg e Tom Hanks (protagonista del film del ’98), decidono di produrre una nuova miniserie televisiva ambientata nello stesso periodo storico: “Band Of Brothers – Fratelli Al Fronte”, così si intitola questo capolavoro non solo televisivo, ma anche cinematografico. Molto probabilmente, i due produttori erano desiderosi di sostenere un ulteriore approfondimento di ciò che successe ai soldati americani dopo il loro sbarco in Normandia. La serie si divide in 10 puntate ed è ispirata al libro “Banda Di Fratelli” dello storico Stephen Ambrose. Vengono narrate, in particolare, le avventure della Compagnia Easy del 506° Reggimento di fanteria paracadutista, un nuovo corpo militare dell’esercito italiano: dalla formazione al Camp Toccoa (Georgia) nel 1942 fino ad arrivare alla fine della guerra. L’addestramento è uno dei più duri da sostenere e superare in quanto la Easy sarebbe poi diventata la compagnia da porre sempre in prima linea per aprire la strada agli altri plotoni, quindi era importantissimo imparare a sopravvivere anche nelle situazioni più ardue come quella di lanciarsi con il paracadute in territorio nemico. I duri allenamenti a cui venivano sottoposti i volontari dell’esercito, avevano anche l’obiettivo di rafforzare o creare ex novo un legame indissolubile, l’unico che in guerra poteva salvare l’animo dei soldati. Soltanto situazioni difficili durante l’addestramento avrebbero potuto creare l’affiatamento necessario che li avrebbe poi aiutati a sopravvivere in Europa.
Per la Compagnia Easy la guerra comincia la notte del 6 giugno 1944 con lo sbarco in Normandia, notte in cui morirono molti soldati, la maggior parte dei quali non aveva “l’età di comprarsi una birra”. Le scene di guerra sono estremamente realistiche con effetti speciali degni di un vero kolossal, in più le ricostruzioni storiche e scenografiche sono così minuziose tanto da rientrare nella perfezione. La regia vi ricorderà continuamente che state guardando un telefilm che parla di guerra, inutile affezionarsi ad alcuni personaggi … vi verranno tolti senza neanche avere il tempo di un addio! In queste situazioni dove il fucile diventa il tuo miglior amico, la paura la tua peggior nemica e i compagni del plotone la tua famiglia, c’è spazio anche per un po’ di sana ironia che saprà strapparvi un sorriso anche quando la tragicità degli eventi non lo permetterebbe.
A tutto questo si associa l’amore che solo una Banda di fratelli al fronte può provare, e l’odio verso il nemico, un odio profondo e sconsiderato. Questo, però, cambierà con il passare degli anni e delle puntate. Il nemico impersonale, ad un certo punto, diventerà agli occhi dei soldati americani … uomo. Cominceranno a rendersi conto che dall’altra parte ci sono solo uomini con una loro vita e una loro famiglia; uomini che compiono il loro dovere, che combattono e poi muoiono per difendere, purtroppo, l’ideologia sbagliata.
E’ una miniserie televisiva dove non viene tralasciato alcun aspetto della guerra e del suo peso. Ogni puntata si apre con il racconto dei veri reduci di guerra che, attraverso i loro ricordi, introducono ciò che verrà poi raccontato nei successivi 60 minuti. Coloro che “ce l’hanno fatta” raccontano delle loro paure, della convinzione di non sopravvivere al D-Day, dei compagni morti; raccontano di Bastogne e di quel freddo pungente, del dolore di non aver potuto prendersi cura come era nelle loro intenzioni degli amici feriti; raccontano della speranza che l’imminente fine della guerra faceva nascere nei loro cuori, la sensazione di poterne uscire vivi.
Nei loro occhi si intravede il dramma che, togliere una vita (anche se nemica) comporta. Quest’aspetto nel corso delle puntate non viene mai tralasciato, come non vengono tralasciati tutti coloro che persero la vita durante le numerosi azioni militari. La scena della lavanderia è tra le più toccanti: non si potrà rimanere indifferenti all’ascolto dell’elenco dei nomi dei militari che non avevano ancora ritirato la loro divisa, perché morti. E di certo non si potrà dimenticare anche una delle scene più forti della storia e dell’intera serie tv: la scoperta del campo di sterminio Dachau-Landsberg. La vicenda viene raccontata con così grande delicatezza che un nodo alla gola vi accompagnerà per tutta la nona puntata; le scene proposte vi ricorderanno l’atmosfera di un altro capolavoro di Spielberg, “Schinndler’s List”.
Band Of Brothers – Fratelli Al Fronte ha vinto nel 2002 il Golden Globe come migliore miniserie o film per la televisione e 6 Emmy Award, un curriculum di tutto rispetto che non può e non deve passare inosservato. Ci ritroviamo davanti a tutta la qualità del cinema che viene portata in tv. Non dovreste volere altro.

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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