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R.I.P. (Recenserie In Peace) – Doctor Who: L’Era Di Patrick Troughton (1966-1969)TEMPO DI LETTURA 6 min

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Se William Hartnell è stato il pioniere di uno dei fenomeni televisivi più longevi di sempre, è a Patrick Troughton che si deve il definitivo ed essenziale tratteggio di tutte le caratteristiche per cui oggi conosciamo Doctor Who. Più giovane, con la strana abitudine di suonare un flauto dolce, più gioviale; nonostante queste differenze lo spettatore assorbe il cambio in maniera armoniosa. Sicuramente le caratteristiche simili di questi episodi con i precedenti aiutano la riuscita dell’effetto. Ciò che però gradualmente va a cambiare è una maggiore consapevolezza della figura del protagonista e dell’enorme potenziale che essa porta. Il Dottore non è più una figura sullo sfondo, quasi un comprimario, ma viene valorizzata moltissimo la sua identità. Ecco così i primi dialoghi toccanti riguardo la sua psicologia, il suo mondo e i suoi ricordi (vedere la citazione in fondo alla pagina a proposito della sua famiglia, oppure guardare qui). Rispetto alla dolce signorilità di Hartnell, troviamo un primo prototipo di quel misto tra innocenza infantile e luciferina malizia che tanto farà strada, soprattutto negli ultimi tempi. Allo spettatore di adesso, non sfuggirà sicuramente la fortissima somiglianza con Matt Smith, il quale pare aver dichiarato di essersi ispirato moltissimo al dottore di Troughton (in particolar modo nel serial “The Tomb Of The Cybermen”). Look simile (tra cui l’immancabile farfallino), sfregamento di mani, sguardo spesso rivolto verso l’alto, buffe espressioni del viso, queste ed altre caratteristiche vanno ad accomunare due attori che a distanza di più di quarant’anni hanno interpretato lo stesso personaggio.
Altro fattore che ci fa affezionare ancora di più a questa fase dello show è quello riguardante il companion. Anche qui c’è un discreto ricambio, proprio come nella prima sezione, però iniziamo anche ad avere il primo grande punto di riferimento. E non è una audace ma innocente ragazza di qualche periferia della Londra contemporanea, come la nuova serie ci ha abituato. Per quasi tutta la durata del periodo di Troughton abbiamo il piacere di conoscere Jamie McCrimmon, rampante scozzese del diciottesimo secolo. Fatta eccezione per qualche episodio iniziale, Jamie (interpretato da Frazer Hines) coprirà tutto il percorso del secondo Dottore. Rude, maschilista (divertenti i siparietti prima con Victoria, poi con Zoe), non sveglissimo, una specie di Joey Tribbiani, si contraddistingue per una spiccatissima fedeltà e per il grande coraggio che lo porta inspiegabilmente ad accettare e ad affrontare con lo stesso spirito qualsiasi scenario alieno e futuristico. Purtroppo, degli episodi che vanno dal 1966 al 1969, moltissimi sono dispersi. Soltanto nella sesta stagione è possibile godersi dei serial interi. La più grande sciagura è la perdita del primissimo episodio (“The Power Of The Daleks”) che vede Troughton protagonista. Infatti solo l’audio riesce a carpire sia le espressioni di Ben e Polly al misterioso fenomeno, sia le prime movenze della nuova incarnazione. A quanto pare sono stati ritrovati in Africa alcuni di questi episodi mancanti e solo dal 2013 la BBC li ha messi in commercio.
Venendo alla struttura degli episodi, si può dire che sono poche le differenze evidenti dall’era Hartnell. Inevitabilmente permane una certa lentezza (“The War Games”, l’ultimo serial con Troughton, conta dieci episodi) ma è già possibile apprezzare alcune caratteristiche che faranno scuola. In questo è fondamentale il personaggio di Zoe, la ragazza genio del ventunesimo secolo. Gli scambi di opinioni con il Dottore in materia di tecnologia, fisica e scienze in generale, avvicinano lo show verso un’area decisamente “nerd”. Questo è un particolare non da poco in quanto quasi tutte le risoluzioni del caso prescindono dal “deus ex-machina” e derivano esclusivamente da trovate geniali di uno dei due.
Numerosi sono inoltre gli “esordi” celebri nella mitologia di Doctor Who. Presentati già su “The Tenth Planet”, i Cybermen sono una presenza costante (ai danni dei trascurati Dalek). Troviamo inoltre gli Ice Warriors, viscidi e spietati guerrieri provenienti da Marte che per ora hanno fatto solo una comparsata nella nuova serie. Facciamo il primo incontro con la U.N.I.T. e quindi con il brigadiere Lethbridge-Stewart. Lo spettatore/fan moderno caccerà poi un urlo entusiasta nel vedere il Dottore che nel serial “Fury From The Deep” (serial totalmente lacunoso, quindi “vedere” per modo di dire) tira fuori dalla sua tasca il “Sonic Screwdriver” che appariva come un vero e proprio cacciavite, però sonico! L’aspetto mitologico più importante è sicuramente quello riguardante i Time Lords. Bisogna avere la pazienza di aspettare sei stagioni per avere una prima risposta sull’origine del Dottore. Solo negli ultimi episodi dell’ultimo serial si inizia a sapere qualcosa. Immaginate, ora come ora, se si dovesse aspettare tanto per avere un simile dettaglio. Forse solo non avendo idea del radioso futuro dello show, si è potuto ottenere il brillantissimo risultato di rendere evasiva e vaga la rivelazione sulla natura gallifreiana del Dottore (tra l’altro Gallifrey come pianeta ancora deve essere nominato, sebbene protagonista di una prima ambientazione). Non sapevano gli sceneggiatori di allora dell’effetto dirompente che un qualsiasi fan avrebbe avuto in un momento del genere. Inutile ricordare che l’effetto è doppio, in quanto con la nuova serie i Time Lords, causa Time War, non sono proprio delle presenze abituali.
Non posso tuttavia nascondere la delusione per la sequenza finale della rigenerazione (da me attesissima). Il Dottore viene condannato, da un tribunale di Time Lords, all’esilio sulla Terra (pianeta verso cui dimostra un particolare attaccamento) nonché a cambiare il suo aspetto (anche il termine regeneration è ancora sconosciuto: si parla di change). Evidentemente il periodo storico influenzò la dinamica psichedelica della rigenerazione. Fatto sta che si capisce veramente poco. Le immagini (le ultime in bianco e nero) sono confuse. Vediamo il Dottore fare alcune smorfie (probabilmente dovute al cambio di aspetto), dopodiché comincia a vorticare sparendo nello sfondo. Ed ecco i titoli di coda. Ho immaginato cosa sarebbe successo se non fosse apparso David Tennant alla fine di “Parting Of The Ways”, oppure Matt Smith dopo “The End Of Time”, o Capaldi dopo “The Time Of The Doctor“: una massa di spettatori furenti armati di forconi si sarebbe riversata sotto gli studi della BBC. Si perdona tutto ovviamente ad un episodio del 1969, ciò non toglie che un Dottore così Dottore come Patrick Troughton avrebbe meritato una migliore uscita di scena. Se non altro lo si vedrà apparire negli sporadici incontri con le sue incarnazioni future (“The Three Doctors”, “The Five Doctors”, “The Two Doctors”). Per ora risuona ancora nelle mie orecchie la sua unica esclamazione prima della rigenerazione. Nessun monologo allucinato o strappalacrime. Solo la voglia di scappare di nuovo dalla realtà da cui era precedentemente già fuggito. Ma soprattutto la voglia di non perdere quel nuovo e dinamico aspetto che era sopraggiunto al precedente vecchio corpo. Ecco perché l’unica cosa che sentiamo pronunciare al momento della rigenerazione è soltanto: “No no no no no no no!!!”

Elenco dei compagni di viaggio: Polly Wright, Ben Jackson, Jamie McCrimmon, Victoria Waterfield, Zoe Heriot.
Prime apparizioni: Ice Warriors, The Great Intelligence, Sonic Screwdriver, UNIT, Time Lords.

Serial consigliati: “The Tomb Of The Cybermen” (quinta stagione), “The Mind Robber” (sesta stagione), “The Invasion” (sesta stagione), “The War Games” (sesta stagione).”

Oh yes, I can when I want to. And that’s the point, really. I have to really want to, to bring them back in front of my eyes. The rest of the time they… they sleep in my mind and I forget. And so will you. Oh yes, you will. You’ll find there’s so much else to think about. To remember. Our lives are different to anybody else’s. That’s the exciting thing, that nobody in the universe can do what we’re doing.
da “The Tomb Of The Cybermen”, 1967

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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