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The Leftovers 1×04 – B.J. And The The A.C.TEMPO DI LETTURA 4 min

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Mentre ci si ama, si dorme, si festeggia, la setta dei Colpevoli Rimasti penetra nelle case, fruga nella memoria dei “sopravvissuti”, ruba ciò che di più importante rimane quando qualcuno non fa più parte della propria vita, i ricordi. E’ arrivato il Natale anche nella comunità di Mapleton, è Natale per coloro per i quali i sacramenti hanno perso valore da quel maledetto 14 ottobre di tre anni prima, quando figli, mariti, mogli, amici si sono dileguati nel nulla. Il quarto episodio di The Leftovers, “B.J. and the A.C.”, dopo la struggente e tragica “raffigurazione” del reverendo Matt Jamison – un meraviglioso Christopher Eccleston – della puntata precedente, si concentra nuovamente sulla famiglia Garvey, sul 25 dicembre e sulla giornata del Ballo.
La puntata si apre con la sparizione, nel presepe a grandezza d’uomo, del Bambino Gesù – metafora non solo della perdita di Fede che, come un maleficio, ha avvolto parte della comunità, ma anche della scomparsa di quel 2 % di popolazione mondiale, il cosiddetto “Rapimento della Chiesa” – e ad occuparsene è Kevin, il capo della polizia; perché come dice il sindaco, c’è bisogno di qualche vittoria. Chi ha rubato il “bambolotto”? Tutti gli indizi portano alla figlia di Kevin, Jill e ai suoi amici, la ragazza, ruvida e arrabbiata, sembra mostrare al padre, in tutti i modi, la sua disperazione, unita alla classica ribellione giovanile. Difficile non provare tenerezza per lei che incarta un accendino per la madre, su cui è incisa la preghiera di non dimenticarla, e, tornata a casa, trova i genitori “lontani” più che mai. Tornando all’interessante incipit, è evidente la contrapposizione per cui, dopo aver visto la “Creazione” e la “Natività” del giocattolo in tutte le sue “Stazioni”, dalla fabbrica al negozio, ci viene mostrato il presepe, che dovrebbe essere mosso da tutto altro spirito, fede incondizionata, cioè puro trasporto dell’anima, prima composto da tutti i suoi personaggi, poi privato del Bambino Gesù. Non si può spiegare in termini di causa-effetto ciò che spiegabile non è, la Fede, e queste poche sequenze stanno ad indicare proprio quel senso di “Perdita” che abita questi poveri cristi – non ci sono sepolture, tombe su cui versare lacrime, la Chiesa oramai è vuota, pochi i fedeli tra i banchi. C’è rabbia per alcuni, una finta consolazione per altri, per altri ancora ricerca di un po’ di pace attraverso Sette (i Colpevoli Rimasti tra cui c’è anche la moglie di Kevin, Laurie, e l’altra di cui fa parte il figlio Tommy).
Nel secondo episodio ci avevano detto, “Il vecchio mondo non c’è più”; ed è proprio vero: un senso di sofferenza latente, di smarrimento paralizzante, muove i protagonisti di questa serie, tentano disperatamente di sopravvivere, tre anni sono passati ma gli abitanti di questo paese sono ancorati a quel 14 ottobre. Certo The Leftovers parla dei sopravvissuti, ma le “Persone adorate”, così sono chiamati gli “eroi” scomparsi, sono presenza imprescindibile ed indelebile; ritornano ancora le immagini di quel giorno, terribile, crudele, e si aggiungono dettagli, ancora dettagli, le urla di chi spaesato, spaventato, in un delirio di paura, non ritrova più al suo fianco le persone amate. Manca la speranza, uno sguardo buono sul futuro: e allora i disumani vestiti di bianco, non parlano, comunicando solo attraverso carta e penna, fumatori per regola di vita e non per voglia, devastati da un dolore/senso di colpa che non li lascia in pace; la disperata Jill veste la maschera dell’arrabbiata cronica, turbata non solo dagli avvenimenti accaduti, ma anche dall’instabile relazione tra i genitori, l’uno padre presente e severo, l’altra adepta di una setta. Tutto questo spirito, doloroso e addolorato, viene perfettamente rappresentato nella bellissima sigla della serie, affresco che esprime i sentimenti più profondi e manifesti dei sopravvissuti, ci si appoggia gli uni agli altri, ci si sorregge, ci si lascia andare al desolato rimpianto, si tende la mano. Oltre alla storia di Kevin e degli altri abitanti vi è anche quella di Tommy e di Christine ancora tutta da scoprire e da sviluppare: lo sconosciuto che aggredisce la giovane donna gridando che sa cosa ci sia dentro di lei, fa supporre che le cose si complicheranno ancor di più.
C’è forse una nota positiva, un minimo di speranza in questo universo: in quella mano tesa, in quello sguardo che si sofferma sull’altro, durante la festa nella scuola, nel dialogo tra Kevin e Nora Dust, colei che ha perso marito e figli, vi è distensione e una certa serenità che difficilmente si trovano in questo dramma mistico e misterico.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’incipit del film: contrapposizione tra Bambin Gesù di plastica e Fede
  • Il racconto del passato che tiene legati indissolubilmente i personaggi
  • Laurie scarta il regalo della figlia
  • Meno avvincente, o forse non ancora compresa a pieno, a mio avviso, la storia di Tommy

 

Anche questa volta Damon Lindelof non sbaglia, ci dà l’affresco di un mondo che non sarà più come prima, a metà tra il desiderio di rifarsi una vita e l’incapacità di allontanarsi dal passato. The Leftovers continua a essere un urlo silenzioso, pieno di pathos e sentimento, esprime con ogni cellula dei suoi personaggi e del suo “corpo”, l’angoscia strisciante di chi è “disperatamente rimasto”.

 

Two Boats And A Elicopter 1s03 1.38 milioni – 0.7 rating
B.J. and the A.C. 1×04 1.62 milioni – 0.8 rating

 

VOTO EMMY

 

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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