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Doctor Who 8×09 – FlatlineTEMPO DI LETTURA 6 min

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“I tried to talk. I want you to remember that. I tried to reach out, I tried to understand you, but I think that you understand us perfectly. And I think you just don’t care. And I don’t know whether you are here to invade, infiltrate or just replace us. I don’t suppose it really matters now. You are monsters. This is the role you seem determined to play, so it seems I must play mine. The man that stops the monsters. I’m sending you back to your own dimension. Who knows? Some of you may even survive the trip. And if you do, remember this: you are not welcome here. This place is protected, I am the Doctor. And I name you the boneless.”


Che il discorsone “I am the Doctor” sia dovuto arrivare al nono episodio, la dice lunga sulla natura introspettiva di questa ottava stagione. In “Deep Breath” si sentiva un “I’m the Doctor” finale, però era solo una timida e sussurrata introduzione. Ecco quindi il Dottore che si erge a difensore della Terra contro un’invasione aliena. In questa nuova serie, come detto, il piedistallo in cui il Time Lord si posizionava per urlare ad intere flotte il suo attaccamento al nostro pianeta, ha sempre rappresentato una specie di presentazione. Basti ricordare Eccleston con gli Auton su “Rose”, Tennant con i Sycorax su “Christmas Invasion” e Smith con gli Atraxi in “The Eleventh Hour”. Cosa cambia questa volta? Fondamentalmente tre cose.
Innanzi tutto il discorso a questo punto non può più dirsi di presentazione bensì di conferma e di consapevolezza del proprio ruolo. Durante questa stagione abbiamo visto il Dottore con un’impostazione nettamente anti-eroica nel suo risolvere le situazioni, sia da indiscusso protagonista (come ad esempio in “Time Heist” o “Mummy On The Orient Express“), sia da quasi-spettatore (“Robots Of Sherwood” o “Kill The Moon“). E’ la prima volta che si manifesta come cavaliere senza macchia – o meglio, come mago – che con la sua “bacchetta magica” ripristina l’ordine, incutendo timore e reclamando rispetto.
Ed è a questo proposito che avviene un’altra parziale differenza con i discorsi dei precedenti interpreti. Parziale perché l’elemento trova una comunanza con l’impatto di David Tennant. Entrambi gli scozzesi, infatti, nei loro rispettivi episodi in cui effettuavano questo epico discorso, erano stati tenuti da parte. Tennant per una specie di coma post-rigenerazione, Capaldi perché costretto in un mini-Tardis. Se però consideriamo “Christmas Invasion” come un’effettiva presentazione di una nuova incarnazione, si passa sopra alla poca presenza di Tennant ed è più facile accomunare il tutto con epici ed intensi momenti di protagonismo totale, come quello di Matt Smith in “The Eleventh Hour”. Il Dottore di Capaldi, si può dire, già lo si conosce discretamente. E per questo motivo l’intero speech è una sorpresa: “Flatline” infatti si presenta come tipologia di episodio totalmente diverso. Il pensiero di una Clara al centro dell’azione, con un Dottore messo da parte, rimanda ad un altro genere di episodi. Con la dovuta fantasia, occorre ricordare episodi come “Love And Monsters”, “Blink” e soprattutto “Turn Left” dove la scena veniva lasciata ad altri personaggi. Non che il Dottore sia assente come nei casi citati, anzi, ma l’impressione data allo spettatore, tuttavia, è quella di un Dottore al di fuori dall’azione centrale.
L’ultima differenza, ma non per ordine di importanza, è quella riguardante la minaccia esterna. Se gli Auton, i Sycorax e gli Atraxi erano dei “semplici” extra-terrestri, questa volta le creature (che rimangono ignote) provengono da un’altra dimensione. L’idea dell’universo a due dimensioni, oltre ad essere di per sé brillantissima, aggiunge un particolare assolutamente significativo. In vari, anche se rari, momenti della serie classica, al Dottore capitava di muoversi da un universo all’altro e la differenza sostanziale tra le due serie era quella riguardante la presenza di Gallifrey. A detta del Dottore erano infatti proprio i Time Lord ad essere capaci di orchestrare i movimenti tra i vari universi. Tanto è vero che i rarissimi salti dimensionali della nuova serie vengono vissuti come occasionali (“The Doctor’s Wife”), catastrofici (“Hide“) ed irrimediabili (chiedere a Rose). E proprio la questione dei multi-universi è al centro della svolta data da “The Day Of The Doctor“. Chissà quindi se si stia iniziando a preludiare l’argomento.
Infine c’è da parlare di Clara. Quasi in risposta alle critiche mosse al precedente episodio, si ha una diretta continuità con questo e una Impossible Girl degna di questo nome. Sempre grazie all’interpretazione di Jenna Coleman, vediamo una Clara dinamica, brillante e capace di reggere situazioni comiche. Ed il tutto non è fine a sé stesso: il momento riflessivo finale, in cui il Dottore sembra cercare di far capire cosa voglia dire essere lui, aggiunge un capitolo importante allo studio del loro rapporto e della loro diversa interiorità (Mr. Copper in “Voyage Of The Damned” afferma “Of all the people to survive, he’s not the one you would have chosen, is he? But if you could choose, Doctor, if you decide who lives and who dies, that would make you a monster.“). Ritorna un tema che poteva sembrare dimenticato ma di cui si era già parlato molto. Si torna a parlare infatti di goodness: nuova dimostrazione della continua ricerca di identità del Dottore. Essere buoni ed essere un buon Dottore non è la stessa cosa, ed ecco così che ritorna questo termine, good, già dovutamente analizzato nella recensione della 8×02. Frasi come “am I a good man?” e “you are a good Dalek” a questo punto aumentano la loro importanza nella definizione della personalità del Dottore e della sua controversa figura. Ed è significativo come questa breve parentesi introspettiva segua il filo partito dalla scoperta della bugia di Clara nei confronti di Danny con relativa reazione stupita/delusa del Dottore. D’altronde come ormai è risaputo, la prima regola da tenere a mente è: “the Doctor lies“.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Interessante e originale la storia degli esseri a due dimensioni e la realizzazione degli esseri stessi
  • Le musiche e il grande approccio di questo nuovo sceneggiatore
  • Doctor-Clara
  • Continuità con il precedente episodio
  • Rigsy secondo ottimo companion occasionale consecutivo
  • Discorso “I am the Doctor”
  • Missy, che a questo punto sembra lasciare pochi dubbi sulla misteriosa “woman from the shop”
  • Il Tardis si riduce nuovamente, come accaduto in “Logopolis
  • Il promo alla fine del precedente episodio aveva tolto ogni sorpresa sulla natura delle creature
  • E’ un peccato che un episodio del genere venga sfruttato per soli 42 minuti
  • Ma Capaldi si è tagliato i capelli a metà episodio?

 

L’unico peccato è che un episodio del genere, con un soggetto così originale, non sia stato esteso e sfruttato con un maggiore minutaggio o addirittura tramite i compianti doppi episodi. Ed è solo per il suo collocarsi, quindi, come episodio “tra i tanti” all’interno della stagione che perde l’eccezionalità che lo avrebbe portato verso altissime valutazioni. Indubbiamente lo spiraglio di epicità che viene concesso, con lo stile tutto particolare di Capaldi, riesce comunque a far distinguere “Flatline”.

 

Mummy On The Orient Express 8×08 5.0 milioni – ND rating
Flatline 8×09 4.5 milioni – ND rating

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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