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Homeland 4×07 – ReduxTEMPO DI LETTURA 4 min

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E’ il caso di dire che se non ci si sente oppressi e disturbati al termine di “Redux”, allora non si è prestata la giusta attenzione alla puntata perchè questi sono gli unici due sentimenti con cui si può concludere la visione. Il percorso tracciato da Gordon e Gansa per questa Homeland 2.0 sta decisamente cominciando ad essere più chiaro ma, soprattutto, a riscuotere consensi facendosi apprezzare per la sua diversità rispetto al triennio precedente. Nuovo non è decisamente sinonimo di migliore, però in questo caso si associa bene. Ma andiamo con ordine.
Come si diceva nella scorsa recensione, si è arrivati ad un giro di boa importante, il terreno è stato preparato e le pedine si stanno muovendo in maniera via via sempre più frenetica. Questa accelerazione graduale si sta facendo sempre più marcata ed a giovarne è ovviamente il ritmo delle puntate che, dopo una lentezza iniziale dovuta al restart della serie, si fa sempre più incalzante e di conseguenza più intrigante. Siamo giunti in una fase della stagione dove gli sceneggiatori sono consci delle proprie possibilità e giocano con le proprie carte mischiandole e mostrandone solo alcune, giusto per il gusto di aizzare il pubblico. La carta Brody, che sembrava destinata a non essere giocata mai più, è invece tornata prepotentemente alla ribalta riuscendo nell’intendo di destabilizzare cuore e mente di tutti gli spettatori in soli 2 minuti.
Il tabù non scritto che proibiva il ritorno di Brody dopo la sua impiccagione è crollato sotto i colpi degli allucinogeni gentilmente offerti dai servizi segreti pakistani, ed è crollato inaspettatamente ma al tempo stesso gioiosamente perchè, ammettiamolo, il modo in cui se n’è andato non ha mai veramente permesso un dignitoso saluto. E poi eccolo qui, all’improvviso e senza nessun preavviso, come un terremoto piomba sullo schermo il faccione di Brody ed i suoi occhi azzurri penetranti destabilizzano insieme speranze e certezze, per soli 2 minuti, è vero, ma è quanto basta per stravolgere ogni aspettativa, riaprire vecchie ferite e al contempo regalare un ultimo(?) saluto a Brody ed a Damian Lewis. Per quanto desiderabile, l’apparizione a sorpresa di Lewis è da considerarsi un gesto isolato e pertanto non ripetibile se non in altri casi estremamente eccezionali.
Se il compito di “Redux” era quello di stordire, la missione è stata raggiunta. Come Carrie, gli spettatori sono vittime degli eventi ambigui che si susseguono in un mix di realtà ed allucinazioni perfettamente accompagnate da una regia disturbante ed a suo modo onirica. Lo scambio di pillole per destabilizzare la già fragile psiche di Carrie giunge nel momento probabilmente peggiore per quest’ultima, alle prese con la disfatta della precedente operazione e con l’arrivo, proprio a causa degli ultimi eventi, di Lockhart. L’impossibilità di ragionare lucidamente fa cadere la bionda in un vortice di paranoia che, con l’aggiunta del bipolarismo e della location non proprio “helpfull”, le fa perdere credibilità e la spinge dritta tra le braccia di Brody Aasar Khan, un agente dell’ISI che potenzialmente potrebbe risultare un alleato a sorpresa. Pur essendo aiutata da una regia curata al dettaglio, la spirale di eventi allucinogeni in cui è caduta Carrie è magistralmente vissuta da Claire Danes che si dimostra per l’ennesima volta degna dei vari Emmy e Golden Globe vinti.
Nonostante gli ultimi minuti di “Redux” spazzino via per importanza e sorpresa tutto ciò che di buono si è visto precedentemente, due parole però vanno spese per Saul che, pur essendo prigioniero di Haqqani, regala momenti importanti sia per la serie che per la comprensione delle divergenze tra occidente ed Islam. Il dialogo circa la “colpevolezza” di cristiani e islamici avrebbe dovuto essere più lungo visto quanto profondo ed interessante si è rivelato, tuttavia a quel punto non sarebbe stato più Homeland e si sarebbero toccati temi ben più scottanti di quelli già accennati e quindi alla fine ci accontentiamo e godiamo del botta e risposta tra i due antagonisti. Saul, più che ostaggio, si sente ribelle non avendo più nulla da perdere vista la sua non posizione nella CIA, ed è proprio grazie a lui che si riesce a capire qualcosa di più circa il piano a lungo termine di Haqqani. Ora non è più un mero scontro tra Americani e talebani, ora è uno scontro nazione contro nazione e difficilmente mancheranno i colpi di scena ed i doppi giochi.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • “I’m a Jew”
  • Regia impeccabile
  • Dialogo tra Haqqani e Saul
  • Perfetta interpretazione di Claire Danes
  • Il ritorno, seppur allucinogeno e per un paio di minuti, di Nicholas Brody
  • Purtroppo era solo un’allucinazione…

 

Al settimo episodio dopo il “reboot”, Homeland spiazza tutti surclassandosi subito dopo “From A To B And Back Again” regalando, di fatto, il miglior episodio della stagione. Ora le aspettative si sono decisamente alzate.

 

From A To B And Back Again 4×06 1.53 milioni – 0.5 rating
Redux 4×07 1.55 milioni – 0.5 rating

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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