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American Horror Story: Freak Show 4×13 – Curtain CallTEMPO DI LETTURA 3 min

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È finita.
Lo diciamo con un sospiro di sollievo misto ad amarezza perchè, se da un lato la girandola di avvenimenti senza un filo conduttore reale, ha finalmente smesso di girare, dall’altro questa mancata occasione, dispiace molto, soprattutto per quello che American Horror Story ha rappresentato nei suoi momenti migliori.
La costante problematica di Freak Show è stata l’assenza di una trama orizzontale che riuscisse a unire in modo convincente le storie e i personaggi al di sotto e al di fuori del tendone circense.
Nella prima parte di stagione c’era Twisty e sembrava che un po’ tutto andasse in quella direzione, ma dopo la sua dipartita, ecco il caos.
Forse non abbiamo capito niente ed  è proprio questa confusione, questo caos, il fil rouge: tutto il calderone di avvenimenti, maschere e attori, insieme, nel grande disordine, ad indicare che non esiste normalità e nemmeno diversità. Siamo esseri umani sotto un grande cielo stellato, carnefici o vittime del destino o della casualità. Potrebbe essere una chiave di lettura particolare, perchè no: fatto sta che, per quanto interessante, non convince.
Intrattenere lo spettatore, inanellando una serie di episodi random e schizofrenici paga? Forse si, forse no, ma di sicuro si arriva al finale con il fiato corto e nel giro di quaranta minuti, poche spiegazioni concrete, splatter per confondere e pochissimi momenti a tre dimensioni, dove alle ottime scelte fotografiche/musicali, si aggiunge la profondità dei personaggi.
“Curtain Call” omaggia Freak Show, con una carrellata dei freaks che ci hanno accompagnato dalla prima puntata (e già qui ci chiediamo se effettivamente c’era bisogno di questa sfilata), mette fine in fretta e furia alla follia di Dandy e cerca di mettere un punto a quello che ancora è rimasto.
Niente fine ultimo, nulla a che vedere con gli albori della serie: storie buttate a caso che finiscono perchè devono, senza aggiungere o togliere nulla alle tredici puntate a cui abbiamo assistito.
C’è poi tutta una parte dell’episodio dedicato a Elsa ma soprattutto alla sua interprete, Jessica Lange.
Qui, è doveroso spendere parole per una brillantissima interprete, che, nonostante qualche infelice scelta di sceneggiatura, ha sempre catturato l’attenzione, si è distinta per essere qualcosa di più, semplicemente, la migliore. Se abbiamo resistito anche alle puntate peggiori, è stato per la sua voce roca, la sua forza mista a fragilità, per la sensualità appena accennata o sfacciata: insomma, se American Horror Story ha fatto la differenza, dovrà ringraziare per sempre il talento straordinario di Jessica Lange, che saluta tutti e che non rivedremo più nella serie antologica di Murphy e Falchuck.
Freak Show, rappresenta anche l’ultima tappa prima di una rinascita della serie: autori e sceneggiatori hanno confermato che la prossima stagione sarà completamente nuova, ed era ora che accadesse.
La novità che questo show aveva portato nel panorama televisivo resta indubbia: basti pensare agli attori e alla qualità recitativa che hanno sempre apportato, rendendo immediatamente più “alto” il prodotto. A questo si aggiungono scelte stilistiche particolari e ben fatte ma purtroppo ad un certo punto, da Coven, l’ingranaggio ha cominciato ad arrugginirsi ed è ora che arrivi una ventata di rinnovamento, che incolli nuovamente lo spettatore allo schermo.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Indubbia qualità recitativa del cast
  • Fotografia e musiche impeccabili
  • Dandy ed Elsa, personaggi più riusciti
  • L’addio a Jessica Lange
  • Assenza di una trama orizzontale
  • Finale caotico e a tratti superficiale

 

American Horror Story porta a termine la sua stagione peggiore: in tutto questo, non ci dimentichiamo del suo valore aggiunto e speriamo in una rinascita in grande stile.

 

Show Stoppers 4×12 2.93 milioni – 1.4 rating
Curtain Call 4×13 3.27 milioni – 1.5 rating

 

 

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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