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R.I.P. (Recenserie In Peace) – ReaperTEMPO DI LETTURA 5 min

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La dura legge degli ascolti è un qualcosa con cui tutte le serie devono fare i conti per la propria sopravvivenza. Al giorno d’oggi è difficile calcolare gli spettatori tra streaming, repliche e DVR, figuratevi nel periodo 2007-2009 quando non si avevano certi indicatori di cui si dispone oggi. Mi piace pensare che certi show qualitativamente interessanti, pur non avendo riscontrato il favore degli ascolti, venissero seguiti in “altre forme” e che, sommati ai dati originali, dessero vita ad una platea di dimensioni consistenti ma tuttavia non calcolabile. Parlo ovviamente di prodotti di un certo spessore o dotati di un plot alternativo rispetto ai soliti che si vedono in giro, parlo, per esempio, di Reaper. Una delle tante serie che hanno fatto una brutta fine pur non meritandolo.
L’incipit iniziale è banale ma arguto: Samuel Oliver, il giorno del suo 21° compleanno, riceve la notizia che i suoi genitori hanno fatto un patto con il Diavolo in cui scambiavano la vita del loro primogenito (Sam appunto) in cambio della guarigione di suo padre, al tempo molto malato. Il contratto prevede che Sam lavori per il diavolo come mietitore o per meglio dire come “Reaper”, ovvero recuperi le anime dei defunti che sono riusciti a scappare dall’Inferno. That’s it. La trama, oltre ad essere banalmente geniale, è anche una mera scusa per mostrarci quali sono le dinamiche che governano l’Inferno, cosa sia realmente il Diavolo e quanti casini possono nascere dopo la stipulazione di un contratto con Satana. A collaborare con Sam nella ricerca delle anime in fuga ci sono ovviamente due comprimari, Sock e Ben, decisamente svogliati ed inadeguati ad ogni possibile attività lavorativa ma qui pienamente a loro agio nel ruolo di vigilantes infernali.
Il cast di Reaper sin da subito appare ben amalgamato e ogni ruolo sembra essere stato cucito perfettamente per i vari attori. Se Bret Harrison, per assurdo, risulta il meno accattivante tra tutti i personaggi dello show, Tyler Labine nei panni di Bert “Sock” Wysocki e soprattutto Ray Wise in quelli di Satana tengono su da soli l’intera serie grazie a performance invidiabili ed un geniale e diversissimo modo di fare humour. Nello specifico è doveroso spendere due parole in più su Wise che rappresenta l’archetipo dell’attore sottostimato nonostante le ottime prove recitative elargite nel corso degli tra cinema e televisione. Gli occhi di ghiaccio, lo stile elegante, la parlata profonda e quel sorriso da “il Diavolo fa le pentole e Mastrota le vende” lo rendono perfetto per il ruolo di Satana e non è eccessivo paragonarlo all’inquietudine che Anthony Hopkins suscitava ne Il Silenzio Degli Innocenti.
All’ombra dei due veri protagonisti dello show troviamo tutti gli altri comprimari. In un telefilm ad alto tasso di ormoni maschili come Reaper era doveroso inserire una ragazza che attirasse su di sè tutte le attenzioni dell’arrapatissimo pubblico maschile, questo “ingrato” compito è toccato a Missy Peregrym, attuale moglie di Zachary Levi, il ben noto Chuck dell’omonima serie NBC. Nel ruolo di Andi Prendergast, la Peregrym rappresentava l’unico interesse romantico di Sam nonchè sua migliore amica in quei lugubri anni di vita adolescenziale che fanno della “friend-zone” un territorio impervio e desolato. Può sembrare vagamente razzista e meramente tecnico come discorso ma molte serie per attirare una fetta maggiore di pubblico spesso e volentieri fanno dei calcoli e creano i character basandosi sulla fetta di pubblico che si vuole avere come target. Essendo una serie composta da attori di etnia bianca caucasica mancava all’appello un attore che potesse far breccia, per esempio, nella comunità ispanica, ed è qui che viene tirato in ballo un attore misconosciuto come Rick Gonzalez per ricopre il ruolo di Ben Gonzalez. E l’omonimia dei cognomi rende benissimo l’idea di quanto appena descritto.
Il restante parco di personaggi aumenta e muta nel corso delle due stagioni della serie, un parco personaggi che prende a piene mani dal mondo fantasy e dalla mitologia cristiana che fa da base per la creazione di tutta la serie. Non mancano quindi all’appello demoni come Nina, Steve e Tony (interpretato dal sempre amatissimo Ken Marino), discorsi filosofeggianti in tono semiserio su Paradiso ed Inferno, ed infine uomini che hanno venduto l’anima al Diavolo o donne con cui Satana ha avuto figli. Il tutto viene amalgamato e costruito con un’ironia estrema che permette di celare il lato dark, che permea da sempre queste storie, per renderlo un prodotto appetibile alla prima serata americana.
Purtroppo la serie, pur sfoggiando una creatività invidiabile difficilmente riscontrabile ultimamente, è stata punita da ascolti insoddisfacenti per la neonata The CW, ascolti che invece ora sarebbero tranquillamente sopportabili. Reaper non ha mai avuto la fine che si meritava, quello che doveva essere un season finale (“The Devil & Sam Oliver”) si è in realtà trasformato in un series finale che non solo non concludeva alcune trame iniziate durante la seconda stagione ma addirittura lasciava con un cliffhanger apertissimo a qualsiasi interpretazione. Fin dalla conclusione si era subito parlato di una possibile “syndication” della serie e di una resurrezione presso altri canali come SyFy in cui si sarebbe potuto dar vita alla 3° stagione, tuttavia le cose sono andate diversamente anche a causa dei nuovi impegni lavorativi dei due protagonisti, Bret Harrison in V e Tyler Labine in Sons Of Tucson, impossibilitati dal ritorno sul set. Per dare una degna conclusione alla serie si è anche parlato sia di un possibile proseguo sotto forma di fumetto sia di una raccolta fondi tramite piattaforme come Kickstarter che dia la possibilità per la realizzazione di un film ma, ad oggi, il tutto rimane immobile e privo di alcun tipo di fondamento. Pertanto quell’ultima, apertissima, scena finale del 26 Maggio 2009 rappresenta l’unica ed indissolubile fine di Reaper, una serie che meritava di essere guardata nel 2007 e merita di essere recuperata anche ora, ben sapendo che non c’è un finale ad aspettarvi al termine della cavalcata di questi 31 episodi.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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