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White Collar 6×04 – 6×05 – 6×06 – All’s Fair – Whack-A-Mole – Au RevoirTEMPO DI LETTURA 7 min

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Recensire questi ultimi tre episodi di White Collar, gli ultimi in assoluto, è stato particolarmente difficile ed è stata necessaria, tra una fetta di pandoro e un pezzetto di torrone, una seconda visione per essere in grado di analizzare al meglio il tutto. 

Quando una serie a cui si è affezionati come White Collar volge al termine si tende ad essere meno critici e forse un po’ più malinconici perché, anche se ci si rende conto che lo show sarebbe dovuto finire da un pezzo, è difficile dire addio a dei personaggi che hanno saputo farci ridere ed emozionare. 
Come abbiamo detto e ridetto un miliardesimo di volte il punto forte di White Collar sono proprio i character e la rete di rapporti che si sono venuti a creare nel corso degli episodi. Quindi Jeff Eastin non poteva non dedicare uno degli episodi a uno dei personaggi migliori dello show. “All’s Fair” è quindi il canto del cigno del nostro Mozzie, che ci mostra un lato di sé a noi completamente sconosciuto: ha una moglie. E non una moglie qualsiasi, bensì una truffatrice scaltra come lui. La loro storia d’amore a tratti ricorda quella dei genitori di Spy Kids: due dovevano truffarsi a vicenda, ma poi hanno finito per innamorarsi. L’aspetto particolarmente apprezzabile della loro storyline è che non ha avuto un lieto fine, anzi, la bella moglie di Mozzie ha finito per derubarlo e fuggire. Il classico lieto fine che ci si aspetta da una storia d’amore.
L’episodio è stato piuttosto godibile, soprattutto perché ha visto Mozzie (e la sua vita sentimentale) protagonista, cosa che non si vedeva da molto, molto tempo. Lui è sempre stato un ottimo personaggio spalla che ci ha fatto decisamente divertire e possiamo dire con certezza che sentiremo la mancanza delle sue frecciatine contro Mr. Suit e i suoi bicchieri di vino con El. Personaggi del genere sono la forza intrinseca di certe serie e, che lo si voglia ammettere o no, con il passare del tempo diventano addirittura preferibili ai protagonisti principali grazie alla loro simpatia e sagacia. White Collar può anche finire ma difficilmente ci si scorderà certe perle di Mozzie.

“Whack-A-Mole”, invece, è una discreta vigilia al series finale che ci mostra la pericolosità dei Pink Panthers. Woodford non si fa tanti scrupoli ad uccidere, il che lo renderebbe un bad guy temibile se non fosse che la sua eccessiva e frettolosa fiducia nei confronti di Neal stonano un po’ con la figura di leader della banda di criminali più scaltra degli States. Questo è un semplice dettaglio, ma se analizziamo quest’ultima stagione nella sua interezza ci accorgiamo che il tutto è trattato con una certa frettolosità, giustificata solo dal numero limitatissimo di episodi a disposizione, non certo dalla scelta di come trattare le vicende prima del gran finale. Certo, Eastin non si è risparmiato a giocare, per l’ennesima volta, sulla fiducia-sfiducia tra Neal e Peter, caratteristica su cui mi sono espressa più e più volte, tuttavia diciamo che, soltanto in questo caso, l’intento del deus ex machina della serie è comprensibile e gli si può perdonare questo continuo ricorrere a meccanismi visti e rivisti perché il tenerci sulle spine sulla scelta finale di Neal ha funzionato. Il fine giustifica i mezzi Eastin.
Un altro aspetto interessante dell’episodio, tralasciando le (se vogliamo banali) paranoie di Elizabeth, è vedere Peter sotto copertura. Quando veste i panni di criminale è sempre molto divertente e regala sempre punti in più all’episodio supportando Mozzie nel versante comico della serie. Per diretto contraltare però non si può non citare Keller: il personaggio è per lo più fastidioso, ha la tridimensionalità di un foglio A4 e si fa notare soltanto perchè appartiene a quella categoria di villain che si detesta e basta per la loro crudeltà, in quando privi di profondità e di quel fascino pericoloso che, in qualche modo, sanno bucare lo schermo. La sua ricomparsa in questa stagione è apparsa inutile, noiosa e ingiustificata.
Ma adesso è ora di parlare del series finale che è sempre un episodio particolare perché le aspettative toccano vette altissime mentre vengono scalfite da folate di gelida paura per il risultato mai scontato di un glorioso finale. Nel caso di White Collar, poi, ci si aspettava davvero una conclusione coi fiocchi, visto che questa stagione conclusiva è stata ordinata proprio per dare allo show un finale dignitoso. Ci sono riusciti? Si direbbe proprio di sì.

Parlare di “Au Revoir” non è particolarmente facile perché, come ogni finale di una serie a cui si è affezionati, scindere la componente emotiva (quindi soggettiva) da qualità oggettiva è un’impresa piuttosto ardua e non c’è bisogno di spiegarne il motivo.  C’erano molti dubbi su questo episodio conclusivo, molti si sono chiesti, nel corso della serie, cosa avrebbe fatto Neal una volta raggiunta la libertà e, soprattutto, cosa intendesse Caffrey per “libertà”. Nell’attesa che questo momento arrivasse ci si era fatti più di un’idea: le possibilità che Neal ritornasse alla vita da truffatore viaggiavano di pari passo a quelle che lo vedevano imboccare la retta via. Lo stesso Eastin sembrava indeciso o comunque ha tenuto tutte e due le possibilità più che aperte fino all’ultimo momento. Con questo “Au Revoiu” abbiamo, in parte, tutte le risposte che cercavamo e diciamo che lo si può definire un finale semiaperto, perché in fondo ognuno di noi può immaginare quello che preferisce. Chi normalmente storce il naso di fronte a finali aperti, deve tenere a mente il contesto specifico e, dopo un’attenta analisi, può facilmente capire che “Au Revoir” ha pienamente soddisfatto le aspettative e ci ha permesso di salutare lo show in modo più che dignitoso, con un episodio capace di tenere incollati allo schermo fino alla fine tra tachicardia, lacrime agli occhi e sospiro di sollievo. Oltre all’immancabile azione con la messa in atto di ben tre piani (quello dei Pink Panthers, quello dell’FBI e quello tra Neal, Keller e Mozzie) c’è stato tanto pathos, non solo dopo la finta morte di Neal che ha lasciato comunque tutti di stucco, ma anche prima. Si è respirata fin da subito l’aria d’addio e abbiamo avuto modo di salutare proprio tutti (compresa la mitica June).
Il grande Neal Caffrey ci saluta con la sua ultima (o forse no?) grande truffa. Si può dire che sia stato molto crudele da parte sua far credere a Peter, El e Mozzie (e a noi) di essere morto per un anno, ma comunque se n’è andato con stile commuovendo tutti, compreso Burke, quando ha trovato il container con tutti gli indizi lasciati dal suo migliore amico. Lo sguardo di Peter, con sorriso e occhi lucidi, era lo stesso dello spettatore medio, così come lo era il sorriso stampata sulla faccia di chiunque ripensasse a Mozzie che, alla fine, aveva capito tutto.
Prima abbiamo detto che questo è stato un finale semiaperto proprio perché ha lasciato qualche spiraglio di speranza a chi sperava che Neal continuasse a collaborare con il suo migliore amico/padre adottivo Peter Burke che, adesso, può tranquillamente immaginare una bella gita della famiglia Burke in quel di Parigi, anche in compagnia del carissimo Mozzie. In fondo, sognare non costa nulla no? Per noi è lecito sognare anche un film tv, cosa non disdegnata da parte del cast. Ora come ora però ci accontentiamo di un “Au Revoir”.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Episodio Mozzie-centrico
  • Peter Burke che veste i panni di un bad guy con i controfiocchi
  • L’ultima grande truffa di Neal
  • Azione e pathos a gogo per un series finale all’ultimo respiro (e lacrima)
  • La morte di Keller
  • Eccessiva fiducia di Woodford nei contronti di Neal
  • L’inutilità di Keller
White Collar ci saluta e lo fa decisamente con stile. Non si può non essere un po’ malinconici perché, nonostante fosse giunta la sua ora, questo show ha dato tanto creando un legame tra il pubblico ed i vari personaggi, ognuno unico a modo suo.
Au revoir Neal, au revoir Peter. 
Uncontrolled Variables 6×03 1.37 milioni – 0.4 rating
All’s Fair 6×04 1.59 milioni – 0.4 rating
Whack-A-Mole 6×05 1.57 milioni – 0.4 rating
Au Revoir 6×06 1.86 milioni – 0.5 rating

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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