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1992 1×05 – 1×06 – Episodio 5 – Episodio 6TEMPO DI LETTURA 5 min

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Diciamocelo, siamo tutti molto propensi a scattare in piedi ricolmi di indignazione alla notizia di uno scandalo politico. Siamo i primi a volere che giustizia sia fatta quando si tratta di incriminare una figura politica e/o manageriale. Ci piace essere considerati brava gente, non come quegli altri… Però davanti ad uno schermo tutto cambia. Gli antieroi hanno preso il sopravvento: più è cattivo, meglio è. Più la fa grossa, più è fico.
Nella nostra penisola non è mai esistita una serie come Breaking Bad, come House Of Cards, come Game Of Thrones, come True Detective: intere epopee dove l’ingegnosità degli autori ha creato personaggi di fantasia che si muovono in mondi (più o meno) di fantasia. Da noi non c’è tanta fantasia, basti vedere la quantità di sceneggiati storico-biografici che circolano. Da noi, quello che c’è, è una quantità incredibile e fantastica di storie vere. Storie becere, seppellite, di cui ci si dimentica più o meno subito, di cui non si è poi tanto orgogliosi. Ma se esiste gente che è stata pagata per creare Walter White, Frank Underwood o Joffrey Baratheon, perché mai non possiamo dare fondo a tutto il thriller che esiste ed è esistito nel nostro paese?
Via la formula dello sceneggiato in due parti, della fiction, questo bruttissimo termine che vuol dire tutto e non vuol dire niente. Adottiamo la formula che Sky è riuscita da un po’ di anni a questa parte a far faticosamente emergere. Diamo fondo a un po’ di sana “coattaggine”, ricorrendo a montaggi nelle sequenze finali; inserendo canzoni melodiche – che di canzoni melodiche ne abbiamo tante. 8 episodi, 10 episodi: questa è la formula più giusta. E se le storie sono ispirate a storie vere e manca la fantasia della pura invenzione, pazienza. Come detto, il repertorio non manca. Se gli attori non riusciranno a distaccarsi totalmente da una recitazione elementare e talvolta piatta, ce ne faremo una ragione. Vogliamo veder narrate storie di personaggi con nomi stupidi come Leonardo Notte, vogliamo illuderci che certi oscuri capitoli del nostro paese possano liberare un’estetica tutta loro, rendendo Di Pietro un novello Rusty Cohle. L’esigenza didattica e didascalica di cui troppo spesso il nostro canale di stato ha abusato, deve sparire. Dobbiamo rimanere affascinati e divertiti persino dall’apparizione sfocata di Silvio Berlusconi.
Ed è questa apparizione finale che salva e rende fruibile il cammino che i due episodi hanno tracciato. Occorre intanto decidere se ciò che piace di più è la storia dei personaggi inventati, oppure il panorama storico-politico. La 1×05 riesce a scontentare entrambi gli schieramenti. Con una recitazione calata di tanto da parte di tutti gli attori, Accorsi compreso, l’immobilismo appare superiore alla sua effettiva essenza. I personaggi in ogni caso si muovono, gli status quo cambiano, eppure la percezione è quella di voler confermare e far abituare lo spettatore ai cambiamenti avvenuti nel precedente episodio. Esempio: Bosco diviene indipendente dalla disciplina del suo partito? Ecco che viene tirata fuori dal cilindro una tematica (il tumore del suo ex commilitone) che presuppone una sua momentaneamente solida posizione, nonché un suo disagio per i costumi parlamentari. La 1×05 è anche la puntata in cui Beatrice Mainaghi (Tea Falco è sembrata più nella parte, complice forse il calo generale) metabolizza e digerisce la sua nuova carica, trovando il tempo per una overdose di passaggio. Prendendo queste due storyline e paragonandole con gli sviluppi assunti nella 1×06, si capisce a cosa mi riferisco.
Lo stesso Notte, nell'”Episodio 5″ si confida con il Dandi il suo ricattatore e telefona ubriaco a Dell’Utri, nell’altro episodio, invece, partirà in missione in Sardegna per incontrare Berlusconi e per proseguire la sua indipendente visione della nuova Italia.
Occorre soffermarsi sul personaggio tratteggiato dall’attore bolognese. Nel panorama fatto di figure così familiari e frequenti negli ultimi 20 anni, Leonardo è la vera e propria rappresentazione della macchina politica anni ’90 e 2000. Lo diceva lui stesso qualche episodio addietro: la gente non è moderata, è arrapata. E lui è così: ex attivista extraparlamentare appassionato, con problemi di droga e passato oscuro, si dedica alla pubblicità e all’immagine, non disdegnando un certo tipo di bella vita. Di ex militanti di Lotta Continua che hanno abbracciato la fede berlusconiana ce ne sono a bizzeffe. Ma è proprio la sua idea di coinvolgimento popolare che lascia esterrefatti: dopo i vent’anni, secondo lui, ci si prepara a morire, tanto vale abbandonarsi al piacere. Un novello D’Annunzio che dispensa consigli alla figlia, usata tranquillamente per penetrare nella villa del Cavaliere, al compleanno della piccola Barbara. E c’è anche tempo per rapporti inconsapevoli con minorenni.
Ma l’eco del berlusconismo si aggira anche in altri personaggi. Tea Falco dà una sferzata al suo personaggio monocorde (voluto o no?) con la glaciale conferenza stampa, lasciando di sasso il povero Pastore. La paura della mafia la porta a perdere un po’ di spocchia, ma soprattutto a parlare di giudici politicizzati e di martiri della giustizia. Filastrocca sentita molte volte in questi decenni.
Di contorno la solita Veronica, che cambia il quarto partner in sei episodi. La coppia con l’ottimo Bosco (unico a non calare mai a livello di interpretazione) si preannuncia diversa dalle precedenti, almeno nelle intenzioni di lui. I propositi di lei rimangono più o meno gli stessi. E sappiamo tutti quanto la televisione in Italia possa essere vista come una delle maggiori leve di potere.
Due episodi importanti, quindi, nell’economia della trama che avanza in un affresco degli anni ’90 sicuramente accattivante. Episodi importanti ma sicuramente maldestri nella loro realizzazione che poteva, forse, essere curata un po’ di più. L’impressione che si possa fare meglio per la buona riuscita di questo ammirevole progetto c’è tutta.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il proto-berlusconismo si rende antieroe impersonale di una serie TV
  • La scena finale della 1×06
  • Recitazione positivamente costante di Guido Caprino
  • Cameo di Giovanni Rana
  • La svolta di Beatrice Mainaghi, in relazione a tristi fatti di cronaca
  • Miriam Leone
  • Poco spazio dedicato a Tangentopoli
  • Recitazione complessiva al di sotto della media nella 1×05 (migliore: Guido Caprino; peggiore per distacco: Domenico Diele)
  • Miriam Leone appare come personaggio che tocca tutte le varie storyline in maniera frettolosa per essere passati solo 6 episodi

 

La serie si continua a lasciar guardare, se non altro per una formula seriale che nel nostro paese è assai rara. Certo, non si può in questo caso parlare propriamente di due episodi indimenticabili.

 

Episodio 4 1×04 0.46 milioni – ND rating
Episodio 5 1×05 0.44 milioni – ND rating
Episodio 6 1×06 0.43 milioni – ND rating

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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