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1992 1×09 – 1×10 – Episodio 9 – Episodio 10TEMPO DI LETTURA 8 min

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There is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about.”

Così scriveva Oscar Wilde ne “Il Ritratto Di Dorian Gray”, sottolineando come talvolta la critica, a prescindere da quanto possa essere aggressiva, volgare o semplicemente sterile nei suoi contenuti, rappresenti paradossalmente la migliore forma di pubblicità. Con il passare degli anni la frase è stata parafrasata dal celebre detto “Bene o male, purché se ne parli“, un motto che, puntata dopo puntata, si è elevato a vero mantra di questa prima stagione. La creatura nata #daunideadistefanoaccorsi ha suscitato fin dalla première critiche molto aspre, soprattutto in merito alla recitazione, uno degli evidenti ostacoli incontrati da Sky nella realizzazione del suo ambizioso progetto di avvicinamento al prodotto seriale d’oltreoceano. Un progetto decisamente (e finalmente) lontano dalla solita fiction generalista, dotato di una propria identità e caratterizzato da una qualità tecnica e scenografica certamente superiore al classico prodotto televisivo italiano. I toni fortemente drammatici e l’assenza di filtri per quanto concerne dialoghi e scene di sesso o violenza, hanno così perso la loro naturale efficacia di fronte ad un cast non sempre all’altezza della situazione, penalizzando 1992 nel solito confronto (da noi già precedentemente definito fine a sè stesso) con i due mostri sacri della serialità televisiva nostrana: Romanzo Criminale e Gomorra. Due serie che hanno avuto il pregio di mescolare in maniera impeccabile una brillante regia, un’ottima fotografia, ma soprattutto uno straordinario realismo realizzato attraverso l’utilizzo di un italiano fortemente dialettale.
In 1992 si è cercato di conferire originalità ai personaggi uscendo dai confini del cosiddetto “attorese”, delineando le personalità dei protagonisti cercando di passare anche per il loro modo di parlare, il loro accento, la loro cadenza. Purtroppo, benché si sia raggiunto lo scopo di allontanarsi da quell’italiano finto e costruito, fatto di dizione perfetta e totale asetticità interpretativa, in più di un’occasione l’originalità ha sconfinato nella caricatura, marcando in maniera più evidente il gap tra attori più modesti e volti già noti all’interno del panorama televisivo italiano.
C’è però un obiettivo che lo show è riuscito a centrare pienamente. Con 1992, Accorsi e colleghi hanno “costretto” gli spettatori ad una riflessione circa l’attuale situazione politica in Italia, frutto di un processo di spettacolarizzazione della scena politica, processo che ha trasformato “l’arte più nobile” in un prodotto meramente commerciale, riducendo tutto ad un teatrino, ad una farsa, infiocchettata per bene e presentata all’elettore al consumatore con nomi accattivanti come “politainment”, quasi si trattasse di un gioco.
Il Gioco. Ecco l’elemento fondamentale su cui la serie vuole farci riflettere. E lo fa, non a caso, in una delle scene forse più significative dell’intera stagione, mostrandoci un Leonardo Notte, fresco di omicidio, leggere davanti alle telecamere di Forza Italia un estratto degli appunti contenuti in “Petrolio” di Pier Paolo Pasolini. Così l’appunto 84, “Il Gioco” appunto, viene utilizzato per mostrarci il distacco tra struttura e sostanza, rendendo quest’ultima superflua in funzione di quell’apparenza su cui il partito del Cavaliere fonderà la propria fortuna.

Ci sono delle persone che non credono in niente fin dalla nascita. Ciò non toglie che tali persone agiscano, facciano qualcosa della loro vita, si occupino di qualcosa, producano qualcosa.”

Più di una volta abbiamo sottolineato come Guido Caprino fosse uno dei pochi a salvarsi in merito a recitazione e costruzione di un’identità per il suo personaggio. Il percorso politico di Pietro Bosco, iniziato per caso e proseguito soprattutto grazie all’aiuto di Gaetano Nobile, si è dovuto scontrare con una serie di realtà tipiche della vita politica: corruzione, insabbiamenti, scambi di favori, tutti aspetti che necessariamente finiranno per condizionare anche la vita privata dell’ex militare. Ed è proprio quando si va a toccare la suddetta sfera privata che il livello, sia dal punto di vista narrativo che recitativo, raggiunge livelli imbarazzanti. Fintanto che le figure di Veronica e Pietro fungono da specchio sul passato per mostrarci due realtà tipiche di quegli anni, nulla da dire, passando sopra anche a qualche situazione al limite del caricaturale. Il problema sorge quando iniziano a toccarsi tematiche relative alla loro vita di coppia, scarsamente empatizzata dal pubblico, che non può far altro che odiare Veronica per ovvi motivi, e contraddistinta da una tale povertà nei dialoghi da sfociare spesso e volentieri nell’assurdità (salvo per la battuta: “Te in quella testa di merda sei rimasta una puttana” talmente pessima da risultare geniale).

Altre persone invece hanno il vizio di credere: i doveri si concretizzano davanti ai loro occhi in ideali da realizzare. Se un bel giorno costoro non credono più – magari piano piano, attraverso una serie successiva, logica o magari anche illogica, di disillusioni – ecco che riscoprono quel ‘nulla’ che per altri è stato sempre, invece così naturale“.

Per quanto riguarda il personaggio di Luca Pastore, appare evidente come l’interesse nei confronti della sua storyline sia andato scemando gradualmente dopo la morte di Mainaghi. Andando avanti con gli episodi la vicenda del sangue infetto, sempre presente, ha lasciato più spazio, da un lato, al rapporto con Di Pietro e al suo interesse nell’incastrare Craxi, e dall’altro al rapporto con Bibi, sempre più leader d’azienda e sempre meno ragazzina viziata e sfattona borderline. La ragazza che si lasciava manovrare da avvocati, criminali e dallo stesso Luca, lascia così spazio ad una nuova figura, una vera e propria “lady”, cambiata sia nel modo di apparire che di pensare, sempre meno disincantata dopo essere venuta a contatto con un mondo in cui la fragilità non è ammessa.

La scoperta del ‘nulla’ […] è una novità che implica altre cose: implica cioè non solo il proseguire dell’azione, dell’intervento, dell’operosità (intesi ora non più come Doveri ma come atti gratuiti) ma anche la sensazione esilarante che tutto ciò non sia che un gioco“.

Il personaggio che sicuramente appare più riuscito alla fine di questa prima stagione è Leonardo Notte, emblema di tutta quella gamma di valori che caratterizzeranno la vita politica del futuro Presidente del Consiglio, veicolo, più che di un’ideologia politica vera e propria, di un modello culturale basato sulla spettacolarizzazione della politica. Mentre i candidati, provinati come si trattasse di una fiction, scorrono sullo schermo davanti agli occhi di Notte, possiamo seguire la nascita di tutta una serie di stereotipi che da lì a pochi anni domineranno la scena politica italiana, dal sorriso smagliante a trentadue denti (“ha la faccia da bravo ragazzo“) al desiderio incontrollato di ottenere successo a prescindere dai mezzi utilizzati (“ma con un gigantesco lato oscuro“), tratti indispensabili per la costruzione di un nuovo esercito di replicanti. Facce da prime-time per rendere esteticamente più appetibile la futura classe dirigente italiana.
Attraverso il confronto finale con Venturi, gli autori regalano una significativa conclusione al percorso disegnato per Notte in questa prima stagione. La sua esistenza, sempre in bilico tra legalità e illegalità, tra droga, sesso con minorenni, ricatti e omicidi, trovava un equilibrio, seppur minimo, grazie ai suoi successi in campo lavorativo, spesso frutto di intuizioni tanto lungimiranti quanto moralmente discutibili. Il licenziamento e la sfiducia di Dell’Utri nei confronti del suo operato danno così inizio ad un processo di scollamento tra le due anime di Notte, portando il sopracitato lato oscuro a prevalere sul desiderio di non sporcarsi nuovamente le mani di sangue. Leonardo ne esce così da vincitore, e nuovamente da assassino, al termine di una sequenza caratterizzata da picchi di violenza decisamente in linea con il tipo di prodotto che Sky ha quantomeno provato a offrirci, dimostrando di poter realizzare sequenze ottime dal punto di vista dell’estetica e della rappresentazione della violenza. Leonardo finisce così ingoiato da quel ‘nulla’ pasoliniano, al centro sì di un gioco, ma per nulla esilarante, anzi tristemente macchiato dal sangue di chi, come lui, ha cercato di condurre due vite parallelamente, finendo per viverne solo una a metà.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • 1992: primo atto di una trilogia
  • Bosco e Nobile e gli scambi di favori
  • La lettura di Petrolio da parte di Notte
  • La resa dei conti Notte/Venturi
  • Alessandro Roja e Antonio Gerardi (già visti in Romanzo Criminale) migliori interpretazioni nonostante interpretassero personaggi “secondari”
  • “Craxi sapeva tutto quello che faceva Balsamo. Sapeva tutto”
  • “Te in quella testa di merda sei rimasta una puttana” (So bad it’s so good)
  • Sarà uno splendido 1993…
  • Cast non all’altezza della situazione
  • Dialoghi spesso poco realistici
  • L’intreccio forzato tra tutti i personaggi principali della storia
  • Tea Falco 
  • La relazione sentimentale tra Bosco e Veronica a metà tra patetico e senza senso
  • Il personaggio di Luca Pastore poteva essere delineato in maniera meno anonima
  • L’onnipresente faccia stupita/schifata di Stefano Accorsi

 

1992 ci saluta con due episodi qualitativamente buoni, aprendo la strada ad una seconda stagione dedicata all’annata successiva. I due capitoli, 1993 e 1994, completeranno la trilogia, trattando rispettivamente dell’ascesa al potere del Cavaliere e della conclusione dell’inchiesta avviata dal pool di Borrelli e Di Pietro. La speranza è che il team di Sky Italia riesca a sfruttare al meglio le potenzialità dello show, valorizzando e sviluppando al meglio i molti pregi della serie, ma soprattutto arginando gli evidenti difetti estetici e recitativi emersi fin dai primi episodi. E quindi, caro Accorsi, che vogliamo fare? Ti arrandi così?

Episodio 8 1×08 0.35 milioni – ND rating
Episodio 9 1×09 0.46 milioni – ND rating
Episodio 10 1×10 0.42 milioni – ND rating

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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