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Community 6×09 – Grifting 101TEMPO DI LETTURA 5 min

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Community 6x09 - Grifting 101
Facciamo subito una piccola, grande, premessa: anche se il nostro modo di esprimerci in questa recensione potrebbe farvi convincere del contrario, giuriamo sui nostri idoli, che non vogliamo far sembrare l’episodio più grande di quello che è. E’ solo che “Grifting 101” mette a nudo, con semplicità e leggerezza (NB: “leggerezza” ≠ “demenzialità da quattro soldi alla Una Notte Da Leoni“), una particolarità di Community sempre trascurata perché, con tutta probabilità, oscurata da altri elementi più appariscenti.
Diciamo subito e con sincera schiettezza che “Grifting 101” è un gradito e divertentissimo esercizio di stile, in cui gli sceneggiatori riescono a riassumere e a far convivere tutte le varie particolarità dello spettro humoristico di Community. Da sempre il serial nato dalla deviata ma geniale mente di Dan Harmon ha affrontato a testa alta tutte le varie tipologie e aspetti della comicità, riuscendo bene o male a prendere il meglio dei vari tipi di humor ed inserirli all’interno delle puntate, offrendo al proprio pubblico una vasta gamma di possibilità di risate, senza che le peculiarità di questi tipi venissero travisate. Questa nona puntata della sesta stagione non è da meno, dato che abbiamo sì le scene esilaranti e i colpi di genio che fanno nascere la sempre più rara “risata di pancia” (quella, per intenderci, scaturita da una battuta particolarmente divertente, ma anche brillante e ben studiata), ma abbiamo anche il non-sense totalmente privo di significato e meritevole di una risata, perché emblema della stupidità. Ma è proprio qui, che arriva il discorso che avevamo anticipato all’inizio; grazie alla sua palese costruzione a mo’ di omaggio/parodia ai film incentrati su grandi fregature e colpi di scena a nastro (primo fra tutti, La Stangata), in “Grifting 101” più che mai, ci rendiamo conto di quanto Community sia un serial per pochi. Seguono spiegazioni.
Per farvi capire meglio, facciamo un piccolo esperimento. Se vi diciamo Frank Miller, quali opere vi vengono in mente? Poco ma sicuro Sin City e 300, sopratutto grazie ai loro rispettivi adattamenti cinematografici, i quali hanno contribuito a sdoganare le due opere a fumetti nell’immaginario collettivo del pubblico; subito dopo, vengono Batman: Il Ritorno Del Cavaliere Oscuro e Devil: Rinascita, perché opere identificative dell’autore in sé, ma sopratutto perché grandi storie legate a personaggi di Serie A del fumetto di genere supereroisitico. Quanti però, nel giro dei primi cinque collegamenti mentali tra autore e suoi lavori, citano Ronin? Pochissimi: in genere, quelli che hanno approfondito tanto la conoscenza delle opere di Miller, perché desiderosi di leggere tutti i suoi lavori. Ma sopratutto, perché Ronin è una di quelle storie che necessità un lavoro di introspezione da parte del lettore. Senza trasformare la recensione di “Grifting 101” in quella di Ronin, e sopratutto senza entrare nel dettaglio di questa “opera nell’ombra” del fumettista del Maryland, diciamo che è passata quasi inosservata agli occhi del grande pubblico, perché non immediata e lettura che si pone come “l’anti-pappetta/macchietta pronta”: perché l’avatar delle storie che hanno necessariamente bisogno di un certosino approfondimento extra-testuale, poiché piena di significati nascosti ed immagini evocative, spesso ingiustamente etichettate come “esperimento confuso e poco chiaro”.
In sostanza, Ronin è al tempo stesso la meno e la più rappresentativa opera di Frank Miller, così come lo è “Grifting 101” per Community. E’ la meno rappresentativa, perché non aggiunge nulla al mito di Community, in quanto (come già detto) gradito e spettacolare esercizio di stile. D’altro canto, pone silenziosamente dei punti sulle I, e fa capire che per apprezzare Community in tutte le sue sfumature, si richiede una certa dose di cultura cinematografica e di altri media da parte dello spettatore, poiché la crew che si occupa della creazione delle puntate dà per scontato che chi guarda la puntata sia al corrente/abbia familiarità con certe pellicole e/o altre produzioni partorite in altri campi. Difatti, il nono episodio della sesta stagione, fa vivere i suoi momenti divertenti praticamente sulle spalle di film come La Stangata, omaggiandoli ma (al tempo stesso) vivendo quasi di “parassitismo comico” nello storpiare celebre scene e/o cliché del genere in un contesto assurdamente neutro come un Community College.
Questo potrebbe sembrare un difetto, ma in verità non lo è, poiché spinge (solitamente) lo spettatore ad andarsi ad acculturare e riempire le proprie mancanze: magari scoprendo anche da dove arriva quel motivetto ricorrente, o vedersi i film citati da Abed per tutta la puntata, approfondendo la propria conoscenza del genere. In verità, l’unico vero difetto della puntata è il personaggio di Frankie, il quale dovrebbe funzionare come personaggio poco interessante e inutile; anche se ci riesce alla grande, c’è da dire che il personaggio ha preso la tangenziale della superficialità, riformattandosi in un personaggio decisamente superfluo e che abbisogna di essere rivisto: o, alla peggio, essere eliminato, in quanto sedia ingombrante attorno al tavolo del Gruppo di Studio, sempre più “gruppo” e sempre meno “studio”.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La trama e il suo sviluppo
  • Il modo in cui il truffatore è stato truffato
  • “I miei sentimenti stanno bene, sono solo molto pigro”
  • Roger: “La truffa include la menzogna, ma solo un bugiardo direbbe che truffare è mentire”
    Jeff: “E solo un barbone delirante glorificherebbe il rubare”
  • Il totale non-sense del ruolo di Leonard
  • Gli intermezzi disegnati, proprio come le locandine di una volta, o come La Stangata
  • Frankie

 

“Grifting 101” è, semplicemente, l’opera che più e meno rappresenta Community, ma che conferma comunque la sua ritrovata originalità e genialità.

 

Intro To Recycled Cinema 6×08 ND milioni – ND rating
Grifting 101 6×09 ND milioni – ND rating

 

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