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Sense8 1×05 – Art Is Like ReligionTEMPO DI LETTURA 5 min

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“Art Is Like Religion” è il titolo di questa quinta e intensa puntata di Sense8; e non è difficile credere che sia tale perché questa serie riserva sempre molte sorprese. “Art Is Like Religion” è ciò che dice un attore a Lito durante una scena che stanno girando, e, nelle sue parole si può riscontrare un forte legame con la vita dei “Sensates”. Per loro quello che stanno vivendo diventa quasi una religione, credenti gli uni negli altri, devoti ad una sorta di dio minore, che li tiene legati insieme, spinti da una forza centrifuga e centripeta, costretti a sentire e a sentirsi. I collegamenti tra gli otto personaggi sono sempre più forti: una sensazione, una parola, un frase, un gesto; basta un’occhiata tra la gente e i “Sensates” si trovano, si percepiscono e si capiscono. Si capiscono nonostante parlino lingue diverse, così Nairobi e Seul sono molto più vicine, e Capheus si accorge che un qualcosa che li abita chiama l’altro. La rigidità di Sun si mescola perfettamente alla delicatezza e ingenuità di Capheus e i due si trovano e percepiscono i problemi che l’altra anima ha: parlano di decisioni, di vite – prendere o no una strada, per entrambi fa/farà la differenza.

All’interno dello studio dello zio di Wolfgang compare un enorme quadro che rappresenta un’immagine religiosa in cui uomini, donne, nudi si aggrappano gli uni agli altri, usando i corpi come appoggio, “protuberanza” a cui si tengono, e quest'”icona” rappresenta sotto molti punti di vista Sense8. La vita e le relazioni dei “Sensates” sono sempre più complesse; ci sono scelte che essi devono fare, situazioni che devono risolvere, sbagli che devono recuperare in un modo o nell’altro. Incredibilmente nonostante non si conoscano c’è qualcosa che li tiene stretti, c’è qualcosa che fa di ciascuno quel famoso “Noi” del secondo episodio: i “Sensates” sono lì quando uno di loro ha bisogno, quando rischia la vita, quando deve prendere una decisione.
Ci sono porte che si aprono, pezzi di vita che si lasciano, porte che si chiudono dietro alle spalle – Kala e Sun sono unite in questo destino -, e ad ogni strada presa Sense8 ci dà dimostrazione del fatto che non finisce qui, che la vita si biforca ancora e ancora.
Nel toccante matrimonio di Kala la tensione è palpabile, e si capisce perfettamente che qualcosa sta per accadere. Tutto appare chiaro quando la giovane donna assieme al marito inizia la lunga “preghiera” dei sette passi: amore, crescita, forza mentale e spirituale, obbedienza, unione imperitura, condivisione; questa è evidentemente la “ricetta” del rapporto tra i “Sensates”, non di quello tra Kala e il futuro sposo.  
In “Art Is Like Religion” lo spettatore non si sente più una cellula estranea ma inizia a far parte del mondo diegetico, non è più spaventato da ciò che accade, ma inizia a prevedere i legami. Non sembra così strano dunque che Lito senta i dolori mestruali che prova Sun, neppure pare così impossibile che Sun e Capheus siano tanto vicini in un momento di difficoltà e il fatto che Wolfgang percepisca la mancanza d’amore nel matrimonio di Kala. Come spesso accade in Sense8 anche in questa puntata vi è una scena d’azione, in questo caso tocca a Will e a Lito: animato dalla forza di Will, il muscoloso Lito come indemoniato recita la sua parte come se fosse reale e nello stesso modo Will, anche se per poco, partecipa alla vita lavorativa della star messicana.
Interessante è anche il legame tra il poliziotto e Nomi, il primo parla con la madre di lei, la difende come lei stessa avrebbe fatto a tutela della propria nuova identità – non è più Michael, è Nomi -, la seconda ascolta l’intera telefonata in cui la madre vomita tutto il suo ribrezzo per la figlia,  come se all’altro capo del telefono ci fosse Nomi, non il poliziotto. È proprio il discorso tra la blogger transgender e la sua ragazza a spiegare la sensazione provata spesso da questi affascinanti personaggi, quella di essere visti, non visti, essere parte di loro (si legga mondo/società), ma essere a parte rispetto a loro, parole dunque lontane dal “I Am Also A We“, infatti in questo sodalizio tra queste otto figure ciascuna di esse trova ciò che ha sempre cercato all’interno della società non trovandolo mai. Alla base di Sense8, nonostante la rivalsa, la rabbia, l’orgoglio, nonostante le promesse fatte, c’è la speranza, quella di non essere soli, di non perdersi in un mare di guai, ma di avere un salvagente a cui aggrapparsi con tutte le proprie forze.
I Wachoski hanno realizzato un romanzo intenso e prismatico, che gioca con i punti di vista, con i sentimenti, con le paure e con le emozioni. Silenzi e musica si fondono con la maestria dei musicanti antichi, primi piani e scene d’insieme si cedono il passo come per dire in ogni istante che non siamo soli ma siamo in relazione con gli altri, distruzione (quella della casa di Nomi ad esempio) e gioia sembrano susseguirsi come gli alti e i bassi della vita.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il matrimonio e i sette passi
  • La scena d’azione
  • Il personaggio di Sun e il dialogo con Capheus 
  • Il marito di Kala

 

Come spesso succede con le opere dei Wachoski dopo un inizio certo non facile, oramai ci siamo abituati ai volti, ai nomi, ai corpi dei personaggi e si può dire che anche noi facciamo parte del loro mondo. “Art Is Like Religion” è un buon episodio che ci fa amare sempre di più gli otto “Sensates”.

 

What’s Going On? 1×04 ND milioni – ND rating
Art Is Like Religion 1×05 ND milioni – ND rating

 

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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