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Under The Dome 3×08 – Breaking PointTEMPO DI LETTURA 6 min

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Su Wikipedia c’è scritto che Under The Dome è un telefilm di genere fantascientifico, drammatico e horror. Come sommaria descrizione non sarebbe neppure tanto fasulla, peccato che i  termini sopracitati non corrispondano al suo significato convenzionale. In parole povere è sì una serie fantascientifica, drammatica e horror, ma per i motivi sbagliati. È horror, non perché ci siano vampiri e lupi mannari, ma per quanto sia spaventosamente scemo e costruito su sequenze da circo equestre; è fantascientifico perché, vista la qualità che ci offre, Under The Dome si sarebbe meritato la cancellazione: è quindi alta fantascienza la sua attuale esistenza; tutto questo dona alla serie stessa una immagine drammatica e fortemente amara. Detto ciò, a che pro tutto questa velenosa premessa? Per seguire il consiglio di Julia e soci e tenere sempre viva l’emozione e la poesia. Consiglio alquanto ipocrita, detto da un personaggio presente in un telefilm che l’emozione e la poesia la fa perdere del tutto. Con ‘sto caldo poi.

Nella totale indifferenza/sofferenza dello spettatore, la trama di Under The Dome sembra entrare nel vivo. Dopo la conclusione del primo arco narrativo avvenuta in “Caged” e una pausa di riflessioni (quest’ultima da leggersi come “tentativo di temporeggiare”) avvenuta in “Ejecta“, in “Breaking Point” assistiamo ad un vero e proprio punto di rottura: quello dei maroni del pubblico pagante degli atteggiamenti passivo/aggressivo delle due fazioni venutesi a creare a Chester’s Mill, ribattezzate per comodità “Team Julia” e “Team Christine”.
Nonostante qualche episodio abbia davvero messo a segno sparse sequenze action per spaziare dal piattume generale, rispetto a “Breaking Point” le precedenti arzille sequenze non sono nulla una volta confrontate con l’unico pregio della puntata. Viene infatti messo in scena un vero e proprio scossone, dove si recide il tacito patto di non belligeranza tra i due team (esplicitamente dichiarati solo di recente), optando finalmente per qualche azione di guerriglia concreta assicurante sangue. Magari il sentenzioso “kill them all” di Chrtistine è solo una scenica frase d’effetto che tutto promette ma nulla di effettivo metterà a segno. Un po’ come sta succedendo, poi, alla tanto sbandierata rivelazione dei segreti del serial (promessa finita quasi-ufficialmente nel dimenticatoio). Eppure una certa voglia di risollevarsi dallo status di almanacco delle barzellette seriali che Under The Dome si è egregiamente guadagnato, in quelle parole lo si è avvertito. Poi magari saranno solo chiacchiere e distintivo, ma almeno ci si prova. Il problema è che Under The Dome una (giusta) ne fa e cento ne pensa (male) e le mette pure (peggio) a segno.
Quando si pensa che il serial tratto dal The Dome di Stephen King, scritto in quel periodo in cui usciva con le cattive compagnie, si stia comportando quasi come un telefilm degno di questo nome, eccolo lì che mette a segno le sue solite mimmate: scelte narrative che trasformano la famosa canzone di Donatella Rettore nel consiglio del momento e opzione di gran lunga migliore alla visione della puntata. La cosa crea davvero un mix fuorviante perché se da un lato ci sono (deboli) segnali che il serial voglia liberarsi dalla sua reputazione non troppo lusinghiera, dall’altra sembra quasi che a questa triste reputazione ci tenga così tanto da sbatterci dentro qualche minchiata tanto per tenersela stretta. E gli ascolti sembrano confermare l’opinione generale visto il nuovo series low conquistato con questo episodio.
Tra le numerose (e fastidiose) tempeste di ormoni di Barbie ed Eva e i cambi di desktop della Cupola, che passano da “disaster movie” a “colline”, nella tabella dei pollicioni alti avrebbe potuto anche esserci la prima azione di rappresaglia messa a segno della resistenza contro l’opposizione (un’opposizione al quale non ci vuole molto a farla sotto il naso, va detto). Il punto è che tutto è orchestrato come una versione di Star Wars – Una Nuova Speranza secondo gli standard della Asylum, finendo per somigliarsi un po’ troppo e rendendo il papabile Thumbs Up un miserabile Thumbs Down. Senza star qui ad elencare tutte le similitudini tra il film di George Lucas e gli avvenimenti che hanno portato all’esplosione delle gallerie, questa parentesi narrativa sottolinea nuovamente come il serial prenda spudoratamente “spunto” da altri famosi titoli di fantascienza, evidenziando più e più volte una carenza di idee disarmante che lo costringe a citare più titoli, unirli con un bel fiocco e dare vita ad un’idea per nulla speciale e già vista. Del resto parliamo di un telefilm che, per liberare la popolazione lobotomizzata da Christine che fischietta come i Sette Nani assuefatti dal Prozac, deve far leva sulle “emozioni”, manco stessimo in un episodio degli Orsetti Del Cuore.
Un tentativo di trasformare questa ottava puntata in un episodio quanto meno ricordabile è stata la morte “eroica” della seconda mamma di Norrie, personaggio del quale è impossibile ricordare il nome senza cercarlo su Wikipedia. Non è un caso, infatti, che nemmeno RecenSerie si ricordi il nome di quella che chiameremo “Mamma N°2”: non solo perché, obiettivamente, il personaggio è stato poco utilizzato e poco sviluppato (e quindi praticamente fuori da ogni riflettore possibile), ma perché ha fatto sopratutto la fine di Tyreese in The Walking Dead, in quella definita da attori e showrunners come “la miglior puntata del multiverso” o giù di lì. Gli sceneggiatori di “Breaking Point” hanno cercato di utilizzare Mamma N° 2 come conferma del fatto che il risveglio delle emozioni sia il segreto della vittoria contro Christine, oltre che come evento drammatico della serie. Il problema è che si è cercato il colpo di scena con successiva morale, utilizzando il personaggio sbagliato, cercando di dare al suo sacrificio/scomparsa una importanza che non avrebbe mai acquistato, non solo per mancanza di carisma del personaggio ma anche perché sviluppato in maniera pessima a causa di apparizioni ad intermittenza.
THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Un “kill them all” ed è subito guerra
  • Citazioni che finiscono in plagio
  • L’idea delle “emozioni liberatorie” continua ad essere d’un ridicolo bello forte
  • Ma sto coming out dei misteri del serial? Si vergogna e si nasconde dietro le quinte?
  • Eh niente. La fine del mondo era un falso allarme. Ma che stiamo, in una barzelletta di Carlo Verdone?
  • Addio, Mamma N° 2. Ci mancherai (?)

 

Quel “Breaking Point” lì si riferisce anche alla principale intenzione del serial: scavarsi non solo la fossa confezionando una serie di auto-gol imbarazzanti (vedi morte di Mamma N° 2) ma anche scrivere nuovi significati alla parola “toccare il fondo”. In questo episodio, come non mai, si cerca di creare una storia laddove non ci dovrebbe essere e laddove non potrebbe mai crescerne una. Come far crescere insalata nel deserto: è impossibile, il terreno non ha semplicemente le proprietà adatte per farlo. Ecco: il deserto è Under The Dome, la qualità è l’insalata.

 

Ejecta 3×07 4.62 milioni – 1.0 rating
Breaking Point 3×08 3.88 milioni – 0.8 rating

 

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