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Narcos 1×10 – DespegueTEMPO DI LETTURA 6 min

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Piensa que es mejor que yo, pero se equivoca. Yo vengo de la nada. Luché mucho para llegar a ser quien soy. Si el gobierno no me nubiera perseguido, yo estarìa en donde està usted ahora. De viceministro de justicia“.

Ogni ascesa, a prescindere da quanto avvenga rapidamente, comporta necessariamente un declino. Nella maggior parte dei casi vale la regola secondo la quale tanto più è alta la scalata, tanto più la caduta risulterà disastrosa. Pescando dalla cesta delle citazioni cinematografiche più abusate di sempre: “Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio”. E infatti a Pablo della caduta sembra importare ben poco, complice quel complesso del dio tipico di chi, al giusto prezzo, può comprare tutto e tutti. Eppure, osservando il volto di Escobar, appare evidente come ormai faccia parte del passato quell’aria spensierata, a tratti fanciullesca, frutto di un’eccessiva, seppur giustificata, fiducia nei propri mezzi. Spensieratezza descritta perfettamente in “The Men Of Always“, dove un Pablo quasi inebetito dal successo ottenuto in campagna elettorale fumava sorridente col vento tra i capelli, mentre la voce narrante profeticamente accostava il boss di Medellìn alla figura di Icaro. Il fallimento del suo sogno politico, colpa di quei men of always ben felici di accettare nell’ombra denaro sporco, ma altrettanto riluttanti all’idea di farlo entrare nel loro mondo, assume una rilevanza particolare se analizzato al termine di questo decimo episodio. L’ingenuo sogno inseguito da Pablo di poter diventare un giorno Presidente della Repubblica di Colombia, non a caso rivelato subito nel pilot, e stroncato sul nascere proprio a causa di un’eccessiva fiducia in se stesso, ha avuto un impatto molto forte sullo sviluppo della serie – anche se apparentemente la carriera politica di Escobar è sembrata una breve parentesi sganciata dal resto degli eventi – incidendo in maniera cruciale sull’evoluzione emotiva del personaggio e preparando il terreno per la disamina di uno degli elementi cardine della serie: la definizione dei ruoli all’interno della guerra contro i narcos e il conseguente paradosso relativo a istituzioni politiche e forze dell’ordine, sempre più legate alle logica del sacrificio necessario.
Se apparentemente l’origine del crollo fisico ed emotivo di Pablo sembra essere imputabile a due momenti in particolare (prima l’attentato alla sua famiglia commissionato da Pacho e poi la morte del cugino Gustavo), riflettendo attentamente noteremo che il vero punto di non ritorno è da ricercare molto prima, precisamente in quello sguardo pieno di nostalgia rivolto al mare panamense, uno sguardo che non solo racchiude tutta la tristezza di un uomo lontano dalla sua amata terra, ma che in realtà nasconde una profonda amarezza tipica di chi è cosciente del proprio fallimento. Diventano profetiche in questo senso le parole di Fabio Ochoa in “There Will Be A Future“, unico ad aver capito fin dall’inizio le cause dell’evidente frustrazione di Pablo: “Yo a veces pienso que vos mataste a todos estos hombres porque no te dejaron pertenecer a su club“. Un’accusa che, dopo aver ascoltato le parole rivolte da Escobar al Vice Ministro Sandoval sembra tutt’altro che azzardata. “Tradimento”, è questa l’espressione che il boss di Medellìn utilizza rivolgendosi al comportamento riservato a lui e al suo collaboratore da parte del Presidente Gaviria. Un tradimento che Sandoval accetta di buon grado se perpetrato per ottenere la testa del capo dei narcos e che fa emergere per la prima volta la vera natura del braccio destro di Gaviria, fino a questo momento rimasto nascosto con la testa sotto la sabbia, ma in realtà motivato a sbaragliare la minaccia del narcotraffico tanto quanto il suo Presidente.
Tutto quanto si riduce a una questione di punti di vista. Bene e male, giusto e sbagliato vengono svuotati del loro consueto significato, assumendo tutt’altro valore in base alla prospettiva da cui si decide di osservarli. Giustizia e vendetta diventano concetti confusi, talvolta sovrapposti, persi in un uragano di violenza dove l’occhio per occhio si erge a unico dogma e nel quale oramai è impossibile ricordare quale fosse il punto di partenza dell’interminabile scia di sangue provocata da questa interminabile guerriglia urbana.
Con questo finale di stagione comprendiamo inoltre la vera natura dello show, in principio a metà tra reportage e crime story, nel corso del quale ogni gruppo (narcos, polizia colombiana, DEA, ecc.) veniva seguito distintamente per fornire una chiave di lettura completa del racconto, e sul finale one man show di Escobar, orientato principalmente all’analisi dell’essere umano celato dietro il mito. Ed è proprio quando la voce di Murphy smette di farci temporaneamente da narratore che capiamo immediatamente il ruolo periferico che in realtà egli ha ricoperto all’interno dello show. Lo stesso di può dire del suo collega Peña, personaggio caratterizzato con minuzia per buona parte della serie, per poi essere abbandonato al suo destino – e pure sbeffeggiato dal suo amico Steve nel tiro al piccione – sul finale.
L’ottima sequenza conclusiva ci pone di fronte a un nuovo agente Murphy, giunto al termine della trasformazione attuata nel corso della sua permanenza in Colombia e disposto a tutto pur di mettere le mani su Escobar. Lo sguardo gelido accompagnato da quel freddo “This is home” sancisce ufficialmente il cambio di priorità del poliziotto, a tal punto ossessionato dal Re della Cocaina da non prendere in considerazione i pericoli che potrebbe correre sua moglie – specialmente dopo il rapimento per mano del Cartello di Cali – continuando a vivere a Bogotà. Responsabilità coniugali a parte, ringraziamo Brancato e soci per la chiusura di stagione impeccabile con annesso monologo da vero badass che merita di essere riportato per la sua incommensurabile fierezza: “This time would be different. This time there be no surrender, no negotiations, no deals. This time… we were gonna kill him. Escobar said: ‘Better a grave in Colombia than a cell in US’. Well, guess what motherfucker? That works for me“.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La voce narrante di Murphy scomparsa fino al suo ritorno in scena
  • L’interpretazione di Wagner Moura, sempre impeccabile, riesce a farci empatizzare perfino con una figura negativa come Escobar
  • Il faccia a faccia tra Escobar e Sandoval
  • L’incursione dell’esercito nella Catedral
  • Al termine di questo episodio abbiamo definitivamente a che fare con un nuovo Murphy
  • Lo scontro tra bene e male e la sottile linea che separa uomo di legge e criminale è forse uno dei temi maggiormente sfruttati nella serialità televisiva contemporanea

 

Narcos ci saluta con la promessa di tornare con una seconda stagione, durante la quale assisteremo all’atto finale della parabola discendente che ha portato il Re della Cocaina alla disfatta. Punteggio pieno che va a premiare non solo l’ottimo season finale, ma l’intera stagione, ennesimo colpo messo a segno da Netflix nonché uno dei biopic meglio riusciti nella storia della serialità televisiva.

 

La Catedral 1×09 ND milioni – ND rating
Despegue 1×10 ND milioni – ND rating

 

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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