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Under The Dome 3×12 – IncandescenceTEMPO DI LETTURA 4 min

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Dunque, dove eravamo rimasti? Ah sì, nello scorso episodio, grande festa nell’alveare Kinship: è nata una nuova, piccola Ape Regina. Le api, infatti, fanno così: è troppo importante per loro avere una regina sana e produttiva, quindi quella vecchia e non in perfetta efficienza, in questo caso Christine, va sostituita. Il lieto evento è stato propiziato dal sacrificio di dodici ancelle più o meno vergini, altro punto in cui gli sceneggiatori dimostrano di non aver studiato a dovere i telefilm coi vampiri. Il buon padre della neonata, cioè Barbie, che per lei si era già trasformato da marine in provetto ginecologo, in questa puntata, invece, combatte strenuamente e forse un po’ insensatamente per la sua creaturina.
L’episodio, comunque, parte pure bene, c’è gente che recita e qualche duetto decisamente potabile, ad esempio Big Jim-Hektor, perché insomma Eriq La Salle sa il fatto suo, oppure Christine-Joe, interazione che va molto meglio di quella Christine-Junior, dove non ce n’è, non ce n’è stato e non ce n’è di rimpiattato. Poi però arrivano intere sequenze gravemente sconsigliate ai non più giovanissimi, ovvero quelle in cui Ape Regina diventa grande di botto. Chi si è lasciato da qualche anno l’adolescenza alle spalle, al vederle, rischia di ricordarsi la vecchia serie dei Visitors, dove c’era un’altra ragazzina, Elizabeth, figlia di gravidanza mista tra umani e alieni, che si rinchiudeva in un bozzolo e ne usciva adulta. La differenza sta nel fatto che, nei Visitors, quelle immagini causavano nello spettatore un senso di mistero e paura, qui no, è tutto un pasticcio. I truccatori riescono pure a ficcarci dentro il fashion crime: essendo la figlia di Eva e Barbie, hanno preso la stessa attrice che interpretava Eva e le hanno messo un’inguardabile parrucca bionda.
Non è questo, comunque, il solo motivo di disappunto: abbiamo la grande tristezza e noia provocata da gente vestita tutta uguale, di scuro, che va buona buona in fila indiana ad annegarsi nel laghetto appena glielo si dice e dall’incoerenza nel comportamento di quasi tutti i personaggi, vedere Big Jim che butta via il cordone ombelicale. Forse Julia e i ragazzi come Norrie sono ancora fra i più coerenti. Nonostante tutto ciò, appaiono persino rinfrescanti alcuni genuini momenti non-sense regalati dai dialoghi, come quello fra Joe e Norrie in cui lui spiega che la Cupola si sta calcificando e, più la calcificazione procede, meno ossigeno c’è. Lei chiede se allora moriranno tutti, come se ci fosse un modo per vivere senza respirare. Oppure, quando Christine guarda Ape Regina e ci vede gli occhi del padre. Ora, per vedere un marine ben squadrato e muscolato, biondo con gli occhi azzurri, in una flessuosa donna afroamericana ci vuole tanta, ma tanta fantasia. Si può scusare forse col fatto che, in tutta la puntata, Christine, a parte l’essere misteriosamente guarita, non ne ha azzeccata una neanche per sbaglio, dimenticandosi proprio sul più bello cosa doveva fare e perché.
Se qualcuno si fosse poi chiesto cosa c’entra l’inserimento dell’azienda Aktaion, con fra l’altro un personaggio di fanciulla così giovane fra i suoi ranghi, si può ipotizzare una spiegazione. Nel medioevo l’unica fanciulla della storia cantata dai menestrelli era la figlia del castellano, nei cartoni animati giapponesi coi robot la ragazza della squadra era quasi sempre la figlia dello scienziato inventore del robot medesimo, qui la ragazza è, nella storia, la figlia di Patrick, interpretato da un povero Paul McCrane ormai ridotto tutto puntini e, nella vita reale, la figlia dell’attore Joe Mantegna. Per il resto i soldati dovrebbero garantire un po’ di azione, come se di confusione sotto la cupola non ce ne fosse già abbastanza, ma più gente entra e più bestie si vedono. Resta criminalmente sottoutilizzato un attore che molti hanno amato odiare nei panni del Dottor Romano, ma si vede che affitti e bollette incombevano, a meno di improbabili ribaltoni in zona Cesarini.
Adesso, comunque, basta solo un altro, piccolo sforzo. La prossima puntata è il series finale. Vedremo chi sopravviverà, se vinceranno il metodo Aktaion “error di medico lo copre la terra”, la musica delle ametiste di Joe o qualunque cosa abbia in mente di fare Ape Regina. Saranno in pochi a salvarsi, come nel libro? La dirigente di CBS Entertainment, Nina Tassler, ha dichiarato che “la cupola cadrà”. A quanti, però, interessa davvero sapere come e per chi? Noi ci accontentiamo anche solo che tutto finisca per sempre.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Qualche duetto decente
  • Comicità involontaria
  • Christine che guarisce e dimentica
  • Ape Regina diventa adulta …
  • … con la parrucca bionda!
  • Ma quelli della Kinship sono api o lemming?
  • Personaggi incoerenti
  • Accidenti alla faccenda dei puntini, che agli sceneggiatori deve essere piaciuta proprio tanto tanto, se la ripropongono ogni momento!

 

Fa molto male vedere tanti spunti, che potevano essere anche buoni, finire in niente o in un pasticcio. Resta ben poco o forse niente da salvare, manca ancora solo una puntata da circa 40 minuti e le speranze non sono alte. L’unica pallida soddisfazione potrebbe essere riservata a chi, profondamente affezionato ad uno dei personaggi per una qualsiasi sacrosanta ragione, lo vedrà salvarsi e uscire vincitore alla fine della storia. Si legga quest’ultima frase come il consiglio “riservato solo ai fan più sfegatati”.

 

 Love Is A Battlefield 3×11 4.60 milioni – 0.9 rating
Incandescence 3×12 3.70 milioni – 0.8 rating

 

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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