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Downton Abbey 6×05 – Episode FiveTEMPO DI LETTURA 6 min

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Come avevamo già sottolineato nella recensione del precedente episodio, Downton Abbey ha segnato un percorso per i suoi personaggi che li conduca all’atteso finale di serie. Fin qui, nulla di strano. Il problema è che ha cosparso gli episodi di elementi spesso apparentemente inutili nell’economia della scena ma che ad un occhio, nemmeno tanto, attento danno continui indizi sul dispiegarsi delle conclusioni per le storyline portate avanti. E così anche questo quinto episodio, col quale si è varcata la metà stagione avvicinandoci più al season finale che alla season première, prosegue lungo il tracciato segnato all’inizio aiutando lo spettatore a comporre un quadro del possibile finale. Dato che questa strategia rende molti degli avvenimenti prevedibili, si è voluto osare poi con quel colpo di scena, per fortuna smorzato e non portato avanti fino in fondo – aka, non letale -, dell’incidente a tavola del Conte di Grantham. Niente di più telefonato, ovviamente, considerato che almeno un paio di volte ad episodio lo si vedeva lamentarsi per una “indigestione”, ma decisamente di cattivo gusto e fuori dalle corde dello show in cui sì, abbiamo assistito a scene di morte e malattia, ma mai alla sua spettacolarizzazione fine a sé stessa. La scena della cena col ministro sembrava mutuata da un classico film horror/splatter e lo shock provocato nello spettatore lo inibisce persino nel pensare se sta davvero accadendo, se davvero Robert Crawley sta morendo per un’ulcera mal curata. Il primo pensiero nell’aftermath dell’incidente è che almeno Fellowes ha avuto la decenza di farlo sopravvivere, ma a guardare la cosa con l’occhio critico di recensore e non di spettatore appassionato e affezionato, è solo un altro elemento a sfavore della scena, che a questo punto non solo è stata di cattivo gusto, ma anche senza uno scopo: la famiglia ha perso troppe persone amate per dover attendere il pericolo di perderne un’altra prima di riflettere sull’effimerità della vita umana e l’importanza dell’amore e dei rapporti umani. Se fosse morto, con i dovuti e accorti stravolgimenti sulle vite di tutti che questo avrebbe comportato, si sarebbe almeno giustificato il cattivo gusto del sangue in faccia alla povera Cora.
Ma la vicenda del Conte non è stata l’unica delusione dell’episodio: Lady Mary con un paio di frasi ha spazzato via tutta l’evoluzione che il suo personaggio aveva conquistato a fatica stagione dopo stagione. Se il suo cercare un marito che sia anche economicamente (o meglio socialmente) appetibile significa che tutta la storia con Matthew non sarebbe mai nata se fosse stato di un rango più basso, implica buttare nel cassonetto tutto ciò che si era costruito con quella storia. Ci rifiutiamo di crederci!
Si è spesso lodata, nelle recensioni delle precedenti stagioni, la capacità di Downton Abbey di raffigurare in modo elegante e realistico il passare del tempo, l’avvicendarsi di un’epoca, i cambiamenti a livello micro e macro di una società. Anche le grandi storture o mancanze che pure negli episodi più lodevoli potevano fare capolino, venivano compensate da questa caratteristica che ha sempre accompagnato lo show britannico. Recentemente (approssimativamente diremmo le ultime due stagioni) qualcosa è cambiato e questa final season sconta tutto, forse perché ci aspettavamo molto di più dall’addio di Fellowes al suo pubblico. Tendiamo ad imputare la minor qualità dello “spettacolo” a cui abbiamo assistito in queste cinque puntate a una scrittura un po’ superficiale dei personaggi e al reiterare pattern di sottotrame già viste o alla scelta dei personaggi sbagliati su cui incentrare la narrazione. C’è però una possibilità alternativa (e si badi che è solo uno spunto di riflessione di chi scrive e non un giudizio perentorio): che Downton Abbey non abbia più nulla da raccontare sul cambiamento dei tempi semplicemente perché i tempi sono cambiati. Quando c’era in ballo la guerra o l’onore e il disonore di una donna impura, l’eredità di una famiglia o la modernità che cercava di fare capolino tra i muri della Abbey in forma di “rivoluzioni tecnologiche” come l’elettricità, ecc. si poteva fare affidamento su questi temi che erano poi il fine ultimo della narrazione e di cui le vicende dei personaggi servivano solo da “tramite” – tant’è che il racconto era corale e raccoglieva come protagonisti quasi alla pari, sia i nobili che i servitori – . Ora che non c’è più un padre che si scandalizza per una figlia che rimane incinta fuori dal matrimonio o una famiglia che non farebbe entrare la servitù nei propri saloni (addirittura qui li si offriva a Carson e Mrs. Hughes per il loro matrimonio), non resta che concentrare la narrazione sulle singole vite dei personaggi; è qui che emerge prepotentemente quindi il lato soap-operistico di Downton Abbey con le odissee dei Bates prolungate all’infinito, Daisy insopportabile protagonista di scene fastidiose e sempre uguali tra loro, amori che si avvicinano e allontanano, e via discorrendo.
Questa che sembra una giustificazione che in qualche modo imputa allo spettatore la colpa di vedere in Downton qualcosa che non c’è più o qualcosa che è sempre stato ma restava sopito sotto la coperta dei temi trattati, in realtà non lo è. Non si giustifica infatti l’errata scelta delle storyline su cui puntare l’attenzione e la scelta dei temi su cui concentrarsi oltre a quello “macro” della modernità. Proprio perché corale e perché a non essere cambiati sono certamente la bravura degli attori, la cura dei dettagli scenografici e storici, si poteva decidere di spostarsi su quelli che offrivano spunti più interessanti e che invece non vedremo mai esprimersi pienamente. Davvero un peccato.
Potremmo star qui a dirvi cosa probabilmente succederà nelle prossime puntate – da Mr. Mason e Mrs. Patmore come possibile nuova coppia; a Daisy e il nuovo cameriere appassionato di maiali (!) di cui non ce ne frega nemmeno di andare a vedere il nome su Wikipedia, figuriamoci del fatto che non sappia leggere; a Mary e Talbot nuova coppia dell’anno – ma la realtà è che sembra tutto abbastanza prevedibile. L’unico fattore di imprevedibilità potrebbe essere una morte improvvisa come fulmine a ciel sereno a sconquassare gli animi dei protagonisti e degli spettatori. Ma non è quello che vorremmo attenderci da Downton Abbey se fatto col solo fine di lasciare il pubblico a bocca aperta. Non ci resta che sperare che Fellowes torni in sé e compia un miracolo nelle restanti puntate.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Cura dei dettagli scenografici
  • Mary è sul punto di scoprire di Marigold
  • La storyline di Edith, ormai unica su cui puntare le speranze per un buon svolgimento delle vicende
  • L’epopea dell’ospedale sembra sul punto di concludersi
  • Scena di Robert
  • Deriva soapoperistica dello show ormai inevitabile
  • Henry Talbot arrivato troppo tardi per esser considerato un personaggio importante

 

“Lo splatter che non ti aspetti”. Questo il resoconto della quinta puntata di Downton Abbey. E l’immagine scelta parla da sé. Uno scivolone in mezzo ad altri piccoli scivoloni che purtroppo ci porta a bocciare questa puntata, nella speranza – mai sopita – che Fellowes torni in sé e compia il miracolo di concludere degnamente e memorabilmente il suo show.

 

Episode Four 6×04 10.03 milioni – ND rating
Episode Five 6×05 10.25 milioni – ND rating

 

 

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