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Heroes Reborn 1×03 – Under The MaskTEMPO DI LETTURA 5 min

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Quante volte l’amore per una serie tv ha portato lo spettatore a seguire i suoi beniamini nella buona e nella cattiva sorte, finendo per ritrovarsi tra le mani l’ombra del telefilm che ha fatto battere il cuore? E quante altre volte alla notizia di un seguito inaspettato, ci si è ritrovati felici ma letteralmente impauriti di avere di fronte all’ennesima bufala?
Ecco, questo tipo di sentimenti accompagna tutti quelli che iniziati da Heroes al mondo seriale, seguendone le vicende e arrivando alla rovinosa quarta stagione, si stanno avvicinando con timore ad Heroes Reborn che al momento sta regalando nuova speranza ai fan sparsi per il globo.
Dopo il doppio pilot tocca ad “Under The Mask” convincerci che Heroes ha ancora molto da dire: l’episodio si gioca bene le sue carte, diverte, intriga e scorre con un ritmo piacevole mai troppo lento o troppo confuso.
Indubbio pregio della puntata è quello di entrare subito nel vivo dell’azione, riprendendo il finale dello scorso episodio e disseminando misteri nella giusta quantità, rivelando qualche risposta ma solleticando sempre la curiosità di chi sta guardando.
L’amnesia di Noah permette allo spettatore di viaggiare insieme a lui, alla scoperta dei ricordi perduti per capire cosa sia accaduto il giorno dell’attacco a Odessa e contrastare quello che sta avvenendo ai giorni nostri. Mr. Bennet e Quentin scappano dalla Primatech diretti in ospedale e qui il buon Noah non è di certo il benvenuto: ben presto vediamo un filmato della sorveglianza di quel maledetto 13 giugno, in cui Bennet al capezzale della defunta (?) Claire non è solo. Con lui c’è Molly Walker e cosa ancor più importante, nel video si nota un piccolo salto temporale e lo zampino può essere soltanto di una persona: Hiro Nakamura. Come mai Noah e Molly sono insieme? Cosa significherà l’intervento di Hiro? Le risposte a queste domande saranno indubbiamente legate non solo a ciò che accadde quel fatidico giorno di un anno prima, ma delineeranno definitivamente il ruolo di Mr. Bennet nella ruota degli eventi. Noah è sempre stato un personaggio particolare, spinto da buone intenzioni anche quando i suoi metodi erano più che discutibili. Ormai redento, ci si aspetta che sia lui a prendere in mano la situazione per contrastare la lotto agli EVO.
La struttura ad archi narrativi fumettistici si conferma anche in questo episodio una preziosa soluzione,  perché permette di seguire gli eventi in maniera chiara, cogliendone il filo conduttore che lega tutti.
Ecco quindi che ci ritroviamo in Giappone, dove le intenzioni della Reunatas si manifestano apertamente: Erica Kravid, la mente dietro al colosso aziendale, rivela al mondo quanto sia disposta a fare per contrastare gli EVO. La donna, responsabile del rapimento di Molly, userà il potere di localizzazione della ragazza per alimentare una nuova tecnologia che permetterà di scovare tutti gli umani evoluti al mondo ed evidenziare quelli ostili. Epic, questo il nome del progetto, non è altro che un paio di occhiali (non bordati di tartaruga) che una volta indossati, si attivano grazie all’abilità della Walker.
Dietro all’apparente volontà di preservare il mondo e salvare l’umanità dai poteri incontrollabili degli EVO, c’è chiaramente l’intenzione (sempre attuale) di additare il diverso, controllare qualcuno che non appartiene alle file della cosiddetta normalità, sfruttare a proprio vantaggio i poteri degli EVO come se fossero bestie e oggetti per salire sul tetto del mondo e fondamentalmente governarlo con lo scettro della paura e del panico. Questi argomenti sono stati spesso trattati in altri prodotti ed Heroes in primis lo aveva già fatto, ma si coglie la voglia da parte del team di Kring di trattare i temi in modo più netto, senza falso buonismo, dandogli un taglio nuovo e più attuale.
Se fino ad ora tutti gli elementi funzionano, ci sono comunque dei difetti che non possono non essere notati: El Vengador, personaggio sulla falsa riga di Arrow, non è così incisivo come ci si aspetterebbe da un uomo che decide di indossare una maschera per combattere le ingiustizie, così come prevedibile è la scoperta di poteri da parte di uno della coppia formata da Luke e Joanne.
Se delle avventure adolescenziali di Tommy poco interessa, è la figura di Caspar Abraham ad incuriosire. Sappiamo che veglia sul ragazzo ma anche qui la domanda è: perché, per chi lo sta facendo?
Come si diceva nella scorsa recensione, Reborn sta costruendo una sua mitologia, spingendo moltissimo su tematiche dai toni più impegnati e cerca di non perdersi in chiacchiere inutili.
Purtroppo non tutto è rosa e fiori e i difetti si sentono ma le intenzioni, in parte esplicitate, di fare bene e sviluppare i molti spunti che sono stati messi sul tavolo ci sono tutte e riempono godibilmente i quaranta minuti di episodio, cosa che ad altre serie che scelgono di reinventarsi non riesce minimamente.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Ritmo coinvolgente e mistero che si infittisce
  • La coppia Noah-Quentin 
  • Le intenzioni del cattivone di turno subito messe in chiaro, senza perdita di tempo
  • Ritorna Hiro Nakamura?
  • Alcuni personaggi poco incisivi 
  • Telefonatissima la scoperta dei poteri da parte di Luke

 

Questa terza puntata strizza l’occhio al vecchio e nuovo pubblico di Heroes: c’è chiaramente il desiderio di realizzare un prodotto che non tradisce le origini ma guarda al futuro con voglia di confermarsi in un palinsesto nuovo.
Ci sono ancora dei difetti che non fanno gridare al miracolo ma al momento Reborn riesce ad intrattenere, a stimolare lo spettatore e soprattutto non fa rimpiangere l’aver dato una possibilità alla serie, dopo la deludente chiusura nel 2010, anzi. Se Kring limerà ciò che non va bene, sviluppando le varie potenzialità che indubbiamente ci sono, la serie otterrà il riscatto che tanto cerca e la credibilità perduta acquisterà un sapore del tutto nuovo.

 

Odessa 1×02 6.09 milioni – 2.0 rating
Under The Mask 1×03 5.00 milioni – 1.6 rating

 

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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