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Scream Queens 1×04 – Haunted HouseTEMPO DI LETTURA 6 min

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Dopo aver finalmente compreso, data la natura incostante dei suoi show precedenti (Glee soprattutto), se Ryan Murphy “ci è o ci fa”, propendendo definitivamente per la seconda, ci approcciamo a questo quarto episodio (su 15) di Scream Queens senza alcuna pretesa, sperando solo di assistere al trash più divertente e sopra le righe possibile. Malgrado i bassi ascolti, infatti, non sembrino voler premiare “l’esperimento” di Murphy (il quale, a meno di improbabili miracoli, difficilmente vedrà un seguito l’anno prossimo),”Haunted House” può essere considerato come punto massimo del percorso di presentazione raggiunto da trama e personaggi. Una vera chiave di svolta, quindi, dove la dimensione dello show, ambigua e di quantomeno complicata lettura nei primi episodi, si fa più che chiara e palese. Condita da un ritmo sorprendentemente alto, soprattutto nella gestione delle varie “rivelazioni” sfociate nel climax del ritrovamento dei cadaveri, “Haunted House” si muove sul filo di una trama priva d’alcuna coerenza, attraverso sequenze caricate all’inverosimile e che sfociano nel cattivo gusto, ma senza abbandonare mai la volontà di intrattenere il proprio pubblico, nel bene o nel male.
A dare un minimo di senso logico alla sequela di assurdi eventi dell’episodio, le “indagini” del duo McConaughey-Hudson Grace-Pete, specialmente riguardo il mistero “orizzontale” dello show: chi è la bambina vista nel “Pilot” e che collegamento ha con il serial killer? Nella scorsa recensione, abbiamo fatto riferimento alla serie di Scream by MTV, teen-horror-crime che ci ha “allietato” durante la stagione estiva. Ecco, le serie hanno davvero in comune probabilmente solo i generi nonché il target di riferimento (e la messa in scena trash, aggiungerebbe qualcuno) e proprio dal reparto “investigativo” si possono trarre le prime sostanziali differenze. Seppur anche nel caso dello show del compianto Wes Craven, senza spoilerarvi troppo, c’entravano le origini sospette di un bambino/a nel passato, che si ripercuotevano nel presente, queste erano trattate in maniera decisamente più “seriosa” e ad effetto, con tanto di hashtag in sovra-impressione per suggerire la formazione di teorie sul web.
In Scream Queens, invece, come il grottesco incontro nel camper dell’anziana ex-alunna basta a dimostrare, non solo le indagini vengono condotte in maniera innaturale se non arrangiata, ma si procede pure spediti, non lasciando neanche il tempo agli spettatori di poter fare supposizioni, prontamente smentite solo nell’episodio successivo. Se lo show di MTV puntava tutto, quindi, nel rapporto “social” coi suoi spettatori, che si dovevano far carico di scoprire l’identità del killer e i retroscena delle sue azioni, qui c’è un allontanamento volutamente “straniante” con i propri destinatari, un’intenzione quasi inspiegabile di volergli impedire la benché minima immedesimazione. Sembra così che il trio d’autori Murphy/Falchuck/Brennan voglia prendere in giro tutti, dalle loro stesse creature diegetiche ai network statunitensi e agli show di genere, fino ovviamente a noi spettatori, che magari ci siamo illusi, all’inizio, di concedergli una stentata credibilità.
Il personaggio di Emma Roberts è d’altronde l’emblema di questo controverso aspetto. Chanel Oberlin è l’anti-protagonista dello show, scritta per essere odiata a vista, ma in fondo centro assoluto della trama. Interpretata in maniera eccezionale dall’attrice, fino all’anno scorso astro nascente del cinema indipendente americano, Chanel malgrado tutto buca lo schermo e, nel profondo, nasconde persino una duplice natura, utile ad alimentare un’insperata chiave psicologica. La sovrana delle Kappa Kappa Tau (chissà, ancora per poco) ha infatti, fin dal confronto con Grace nei primi episodi, mostrato una soffocata umanità, la quale esplode tra le righe nel suo fermo desiderio di mantenere la leadership della confraternita. La fragilità recondita del personaggio, minacciato dalla concorrente candidatura di Zayday, sembra quasi messa lì per rappresentare tale figura cinica e competitiva come, in realtà, vittima della società moderna. Dopotutto, l’intero gruppo delle “Chanel” è concepito come specchio, per esagerazione, delle giovani americane di oggi, ma che insieme diverte nella sua bizzarria, quasi alla maniera (con le dovute misure, ovviamente) del teatro classico latino e il suo “ridere per riflettere”. Insomma, non siamo di fronte al cast protagonista di Fear The Walking Dead, tanto per citare l’esempio più recente, dove i personaggi sono irritanti per incapacità degli autori; in Scream Queens il lato “odioso” delle protagoniste serve a rispecchiare in negativo una certa realtà contemporanea, raggiungendo però un tale livello di esagerazione difficilmente riscontrabile in tante altre operazioni simili alla base.
Perfino la “new entry” Lea Michele, vera mina vagante nell’altrimenti affermatissimo cast (anch’esso inspiegabile, all’inizio, forse più d’ogni altra cosa), si è infine adeguata alla stravaganza generale, svestendo i panni dell’innocente e sognatrice Rachel Berry, per indossare quelli di una feticista della “morte” e libidinosa amante, acquistando mano a mano sempre più rilevanza all’interno delle dinamiche dello show, tanto da diventare vero deus ex machina nello spassoso (e, comunque, più che inaspettato) ritrovamento dei cadaveri nella Casa Stregata. Non citiamo a caso, poi, l’ex-leader delle Nuove Direzioni, dato che l’intro stesso di “Haunted House” (lo Chanelloween) assomiglia tanto al modus operandi finto-amatoriale di tante prese in giro di blogger e youtubers che impazzano nel web alla ricerca del successo, già ammirati a più riprese in Glee (basti pensare alla “Fondue for two” di Brittany). Richiamo più esplicito alla precedente creatura di Murphy, poi, sta tutto nel personaggio di Jaimie Lee Curtis, che altro non è che una versione più viziosa e insensibile di Sue Sylvester, ritrovatasi nei guai a fine episodio scorso, immediatamente eliminata dai sospettati ad inizio di questo.
Quello dello “smontare” i loro stessi plot twist di trama, come già accennato, è un gioco portato avanti dagli autori per tutto l’episodio. Se in “Chainsaw” la lista dei potenziali killer sembrava aumentare a dismisura, stavolta si vede prontamente ridursi in tronco, chiudendo il cerchio attorno alla più insospettabile di tutte, al limite dell’incoerenza narrativa (ma, come detto, se così fosse, non ce ne stupiremmo), ovvero quella Gina che tra l’inquietante e il ridicolo vediamo lamentarsi sul portico della “Haunted House” a fine puntata. Casa Stregata che diventa così punto di svolta per la trama, sia passata, per i suoi drammatici retroscena, sia presente, centro del putiferio dei minuti finale, condito da momenti anche di notevole humor (in primis, la telefonata alla polizia). La quantità dei colpi di scena sembra così non avere limiti… ma quanto dureranno stavolta?

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • I continui riferimenti alla bassa cultura pop, seppur “bassa” (niente a che vedere con quella di Community, per intenderci)  
  • Lo “Chanelloween”
  • Il ritrovamento dei cadaveri nella Casa Stregata
  • Le rivelazioni frequenti nelle indagini, senza farci penare troppo nel concederci risposte (neanche così particolarmente desiderate) 
  • C’è poco da dire, che non si è già riscontrato nelle recensioni passate. Tutto sembra così “sbagliato” in Scream Queens e, seppur ne risconosciamo una certa volontà “autoriale”, ciò non vuol dire che siam disposti a passarci ciecamente sopra

 

Scream Queens procede spedito nella sua folle corsa a laurearsi, fino ad ora a pieno titolo, come apologia del trash. Individuato l’approccio stilistico, la creatura di Murphy riesce comunque ad intrattenere degnamente, una morte gratuita dopo l’altra, “fino a che ne rimarrà solo uno”. Speriamo per lui, non valga anche per i suoi spettatori.

 

Chainsaw 1×03 3.46 milioni – 1.4 rating
Haunted House 1×04 2.97 milioni – 1.2 rating

 

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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