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The Flash 2×01 – The Man Who Saved Central CityTEMPO DI LETTURA 8 min

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Il paradigma dell’eroe che vuole portare sulle sue spalle tutto il peso del mondo per non gravare sugli altri è risaputo. Da Spider-Man ad Arrow, passando per Daredevil, un po’ tutti i supereroi “soffrono” di questo egocentrismo cronico, si può dire che sia quasi una caratteristica insita che ritorna prepotentemente a farsi sentire a fasi alterne nelle varie epopee fumettistiche e seriali. Ovviamente è un discorso che vale fino ad un certo punto perché il rischio di ammorbare il pubblico con quest’auto-flagellazione è alto e quindi, nei momenti più importanti, si fa riscoprire questo lato del carattere. Normalità. Ora è il turno di Flash, ovviamente.
Fast Enough” aveva chiuso la 1° stagione con un’enorme mole di interrogativi, principalmente dovuti alle conseguenze dell’apertura di un buco spazio-temporale che avrebbe distrutto Central City e, presumibilmente, il Mondo. Ci eravamo lasciati con un Barry Allen diretto nell’occhio del ciclone per provare a fermare il vortice e già pregustavamo le realtà alternative entro cui saremmo potuti finire: niente di più sbagliato. Berlanti/Kreisberg/Johns hanno optato per rimanere con i piedi per terra anche, se non soprattutto, per non destabilizzare completamente il DC Universo televisivo, probabilmente troppo complicato da gestire e magari rinviabile come decisione a fra un paio d’anni. Si riprende quindi la narrazione esattamente 6 mesi dopo e, di fatto, sembra davvero tutto cambiato: Flash “lavora” da solo, Cisco è un consulente della polizia e si festeggia il Flash Day. Un bel cambio rispetto a quando in Central City si vociferava di un nuovo supereroe.
“The Man Who Saved Central City” è un titolo audace e ambivalente per ovvi motivi. La gratificazione di un’intera città che si è vista la morte in faccia viene espressa tramite una festa e una gratitudine che qualsiasi supereroe vorrebbe ricevere, un sogno praticamente, peccato che la realtà dei fatti sia veramente lontana da quanto è passato ai media. Tramite un flashback si viene a scoprire che a fermare il vortice in realtà sia stato Firestorm, con il sacrificio estremo di Ronnie, e non Flash, inoltre, a pensarci bene, anche contro Reverse-Flash non c’è stata una vera e propria vittoria per merito di Barry visto che Eddie si è suicidato per fermarlo. Alla luce dei fatti reali, l’esistenza di un Flash Day è quindi quanto di più sbagliato ci possa essere e non si può non notarlo leggendo la frustrazione nello sguardo di Grant Gustin.
Nella scorsa stagione abbiamo sottolineato più e più volte come Barry Allen non fosse in grado di sostenere uno scontro con un metaumano da solo e di come soltanto con l’aiuto del suo Team Flash riuscisse ad ottenere un lieto fine. La cosa ovviamente ci può stare perché tra la giovinezza e l’inesperienza in tema supereroistico il tutto poteva essere giustificato, ora non più, non dopo 1 anno e svariati scontri. Vedere Flash combattere presentarsi di fronte ad Atom Smasher e prenderle è un qualcosa di frustrante e logorante ma estremamente in linea con il character, purtroppo. Viene difficile immaginare come in 6 mesi senza aiuto alcuno sia sempre riuscito ad uscirne vincitore e non abbia capito come affrontare qualcuno. Non stiamo dicendo che debba avere le stesse qualità fisiche e tattiche di Arrow ma almeno un po’ più di tecnica si, questo dopo 1 anno lo si deve pretendere.
Tralasciando la solita debacle sul campo, “The Man Who Saved Central City” è un episodio corale che funge da ponte tra le due stagioni, presenta nuovi personaggi, introduce nuovi status quo e annuncia il nuovo big boss: Zoom. Ci sarà tempo e modo di parlare di quest’ultimo e per questo preferiamo soffermarci sulla scarcerazione di Henry Allen, vero e proprio fiore all’occhiello di questa première. Arrivata un po’ come fulmine a ciel sereno, anche perchè la generosità di Wells non era così scontata, la libertà di Henry è sia una piacevole sorpresa, sia un incredibile WTF? Possiamo parlare di estremo egocentrismo o di iper-razionalismo, in entrambi i casi la scelta di non rimanere a Central City accanto al figlio che non si è mai visto crescere lascia e deve lasciare interdetti. Dopo aver passato metà della propria esistenza in carcere per un crimine che non si è compiuto è lecito il desiderio di recuperare il tempo perduto e fare tutto ciò che è stato proibito, ovviamente il riavvicinamento con i propri cari è, generalmente, ciò a cui si dà più importanza: non per Henry Allen. Le motivazioni però devono andarsi a ricercare al di fuori della realtà telefilmica, per la precisione nel budget di The Flash e nelle richieste di John Wesley Shipp che vivendo in America non vuole trasferirsi a Vancouver in Canada.
Il “When you need me, I will be here, but right now, Central City doesn’t need you to be Henry Allen’s son. It needs you to be the Flash. My kid. The superhero.” è ovviamente la motivazione ufficiale ma dietro a questa si nascondono le ragioni extra-sceniche che la fanno da padrone.
Detto ciò c’è un certo Jay Garrick che si è già ritagliato ben più di qualche attenzione pur essendo comparso solo nel finale. L’inizio della nuova stagione è tutto qui.

 

L’angolo del Nerd della fumetteria all’angolo
Poteva RecenSerie non sbattersi per voi e raccattare tutte le curiosità e le ammiccate d’occhio per questa incarnazione live-action della città più malfamata dei fumetti? Ma certo che no, doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, come abbiamo fatto per Marvel’s Agents Of SHIELDMarvel’s Agent CarterGotham e Constantine, ecco a voi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia disseminati nella puntata.

  1. Fa il suo debutto ufficiale Al Rothstein aka Atom Smasher. Figlioccio di Al Pratt, l’Atom della Golden Age. Albert acquisì poteri metaumani di superforza e controllo sulla sua struttura molecolare (che include la capacità di modificare la sua statura e la densità del proprio corpo) da suo nonno, un riluttante supercriminale conosciuto come Cyclotron, permettendogli di combattere il crimine prima come Nuklon e poi come Atom Smasher. È in quest’ultimo ruolo che si fece ricordare maggiormente, sia perché militò nella Justice Society Of America, e sia perché portò avanti il nome del padre. Debutta in All-Star Squadron #25 del 1983.
  2. Anche se questa è la prima apparizione ufficiale di Atom Smasher, il personaggio era già stato citato in “Power Outage“.
  3. Il nome che pronuncia Al Rothstein prima di morire non è altri che uno degli alias assunti dalla nemesi di Flash: il Reverse-Flash. Nell’Universo DC Comics ci sono stati più personaggi che hanno indossato i panni giallo/rossi del nemico per eccellenza del Velocista Scarlatto, ma anche se il costume era lo stesso, spesso coloro che lo indossavano tendevano a cambiar nome. Per approfondire la questione, vi consigliamo di consultare l’Angolo del Nerd alla fine della recensione di “The Man In The Yellow Suit“.
  4. Cisco, ad un certo punto, chiama Barry “Lone Wolf McQuade” per descrivere la sua breve attività solista. Inutile dire che è l’ennesimo riferimento cinematografico, questa volta, incentrato sull’omonimo film del 1983 con protagonisti Chuck Norris, David Carradine e Barbara Carrera. In Italia è conosciuto come Una Magnum per McQuade.
  5. Le lettere ricevute da Barry Allen portano il nome di un certo studio chiamato “Weathersby & Stone LLP”. È un riferimento ai personaggi Taylor Wethersby e Eli Stone, protagonisti della serie tv Eli Stone creata da Greg Berlanti e Marc Guggenheim.
  6. Dobbiamo davvero dire da quale fumetto Cisco ha preso l’idea del “Flash-Segnale”?
  7. In questo episodio, ben due attori del serial anni ’90 di Flash tornano a gravitare intorno le avventure seriali del Velocista. Il primo è Vito D’Ambrosio, che nella puntata interpreta il sindaco di Central City, mentre nel The Flash del 1990, il poliziotto Tony Bellows; il secondo è Amanda Pays, che in entrambi i serial ha interpretato Tina McGee. Tra le altre cose, il personaggio di Tina è già comparso nella prima stagione di The Flash, e precisamente, in “The Man In The Yellow Suit“.
  8. Il personaggio che si vede alla fine, come dice lui stesso, è Jay Garrick: nei fumetti, il primo personaggio a vestire i panni di Flash. Inizialmente è Garrick che viene creato prima di Barry Allen sulle pagine di Flash Comics #1 del 1940, ma dopo la Seconda Guerra Mondiale, il pubblico perse interesse per i supereroi e molte testate vennero chiuse a causa di scarse vendite; solo i big come Superman o Batman resistettero. Col passare del tempo, però, il pubblico cominciò a riabituarsi alla loro presenza e negli anni ’50 la DC Comics tentò di rilanciare il personaggio dandogli una nuova identità e un nuovo costume. Così, sulle pagine di Showcase #4 del 1956, debuttò Barry Allen: il secondo Flash. L’esistenza rimasta non spiegata dei due Flash, però, creò confusione nei lettori, così i vertici DC introdussero il concetto di Multiverso, creando una fitta rete di Terre Alternative. Su Terra 1 (quella originale) c’è Barry Allen, e su Terra 2 (la prima dei derivati di Terra 1), Jay Garrick.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Jay Garrick
  • Scarcerazione di Henry Allen
  • Ben raffigurata la sofferenza di Flash per le varie morti
  • Nuovi status quo
  • Dopo 1 anno ci sono sempre i soliti problemi come supereroe

 

Un buon ritorno per The Flash che, in soli 40 minuti, chiude le vicende della prima stagione e si prepara per il nuovo anno con molte novità e, speriamo, una rinnovata fiducia nei propri mezzi.

 

Fast Enough 1×23 3.87 milioni – 1.5 rating
The Man Who Saved Central City 2×01
3.58 milioni – 1.4 rating

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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