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Fargo 2×06 – RhinocerosTEMPO DI LETTURA 4 min

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Quando si ha a che fare con serie antologiche, per di più zavorrate dal peso di enormi aspettative legate non solo alla precedente stagione, ma anche ad un’opera madre che porta la firma dei fratelli Coen, la formula vincente per accalappiare lo spettatore è certamente quella di creare empatia con i protagonisti del racconto. Il primo passo è sfruttare la figura della persona comune, quella con cui potersi identificare, mostrandoci la sua vita e il suo mondo caratterizzato da normalità e consuetudine. Il passo successivo è, invece, l’introduzione di personaggi fuori dal comune, distanti dalla nostra usuale visione del mondo e, proprio per questo, destinati a rimescolare le carte in tavola. Il terzo step sta dunque nella costruzione di quella tensione narrativa necessaria a creare nello spettatore il bisogno impellente di vedere l’episodio successivo, uno dei punti forti di Fargo fin dalla messa in onda della prima stagione. Ora, superata la prima metà della stagione, siamo entrati ufficialmente nella quarta fase: la concretizzazione di tutti gli sviluppi narrativi costruiti magistralmente finora.
Le personalità dei protagonisti continuano a delinearsi gradualmente, episodio dopo episodio, portando un po’ di chiarezza nel caos generale inizialmente innescato dall’avventatezza di Rye Gerhardt. Con Rhinoceros si ha l’impressione di essere finalmente arrivati alla svolta della stagione, al cosiddetto punto di non ritorno, mostrando inoltre la totale imprevedibilità degli eventi, in balìa del confronto, a tratti grottesco, tra forze dell’ordine mal organizzate e gangster bifolchi mossi unicamente dal cieco istinto animalesco.

Blomquist VS Gerhardt

Se nella scorsa puntata a dominare la scena era stato Ed Blomquist, questa volta a farla da padrona è sua moglie Peggy, che da sola riesce incredibilmente a mettere fuori combattimento Dodd e i suoi tirapiedi. Un elemento di continuità con quanto accaduto in macelleria nello scorso episodio, oltre che dimostrazione della determinazione dei due coniugi che, grazie ad un mix tra furbizia e fortuna, riescono da soli a tenere sotto scacco una famiglia di criminali incalliti.
Un personaggio, quello di Peggy, che incarna il desiderio di libertà. Una libertà tarpata dalla visione del futuro di Ed che, seppur orientata alla costruzione di una famiglia insieme, appartiene solo ed unicamente al marito. Il museo dei sogni mai realizzati creatosi nel seminterrato di casa, grazie alle cataste di riviste di viaggi e moda, rappresenta così la frustrazione di Peggy nel realizzare l’impossibilità di portare a compimento le sue aspirazioni. E proprio tra quelle cataste la donna sfuggirà per un attimo dalla monotonia della sua vita, mettendo ko quei criminali che nemmeno le forze dell’ordine sono riuscite a fermare. La signora Blomquist rappresenta inoltre l’emblema del “girl power“, la donna stufa di guardare al futuro pensando unicamente al suo ruolo di moglie e madre, ma guidata dalla necessità di realizzarsi, di trovare un posto nel mondo.
Oltre al resto, la tanto vituperata Kirsten Dunst mette a tacere i detrattori grazie ad un’interpretazione magistrale, che raggiunge il suo punto più alto nella conversazione con lo sceriffo Larsson. L’ostinazione nel voler mascherare l’ovvio di fronte a un Hank chiaramente al corrente della realtà dei fatti lascia così trasparire lo stato confusionale tipico di chi oramai ha perso il controllo della situazione, ma allo stesso tempo non riesce a rassegnarsi alle conseguenze delle proprie azioni. Uno stato d’animo che, grazie all’interpretazione della Dunst, ci porta per la prima volta ad empatizzare con Peggy, finora considerata l’unica vera responsabile della devastante catena di eventi che ha portato agli innumerevoli spargimenti di sangue successivi all’incidente.

Better Call Karl!

Ed ecco che, quando pensavamo di aver visto il meglio, gli autori se ne escono con Karl Weathers (interpretato da Nick Offerman, il Ron Swanson di “Parks And Recreation”), improbabile avvocato ubriacone che si rivela ben presto punta di diamante dell’intero episodio. Con il suo personaggio, Offerman conferisce allo show quella punta di humor grottesco che rischia di trascinare la serie a livelli, se possibile, ancor più elevati. Grazie ad un mix tra comicità, demenzialità, sproloqui assurdi e dialettica sorprendentemente convincente, l’avvocato di Fargo non può che richiamare alla mente un altro azzeccagarbugli della serialità televisiva pratico di conflitti verbali sotto tiro di un fucile carico.
La contrattazione tra Karl e Bear, oltre che mettere in mostra il talento di Offerman, rappresenta un momento molto importante a livello narrativo e al contempo un passo avanti nella definizione del personaggio di Angus Sampson che, per la prima volta, mette in mostra la sua fragilità lasciando trasparire tutto l’amore provato nei confronti del figlio, vittima inconsapevole di una famiglia culturalmente debole e che utilizza la violenza come unica soluzione ad ogni genere di conflitto.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’altissimo livello recitativo da parte di tutto il cast
  • Tensione narrativa altissima
  • I Blomquist alla riscossa
  • Il “Jabberwocky” recitato da Mike Milligan
  • L’attacco a casa Gerhardt
  • Peggy come Rambo
  • Karl e il dialogo con Bear
  • Nulla

 

Fargo continua a mettere a segno colpi vincenti confermando l’elevatissima qualità del prodotto ideato da Noah Hawley. L’imprevedibilità a cui lo show ci ha abituati mette potenzialmente in pericolo ogni singolo personaggio della storia, creando nello spettatore una sensazione di disagio e tensione unica che solo Fargo è in grado di trasmettere. Dopo l’ottima prova di Offerman nei panni di Karl Weathers, il cast compie un ulteriore balzo qualitativo, alimentando ulteriormente le nostre già elevatissime aspettative circa il prosieguo della stagione. E allora, Bless again!

 

The Gift Of The Magi 2×05 1.13 milioni – 0.3 rating
Rhinoceros 2×06 1.15 milioni – 0.3 rating

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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