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Heroes Reborn 1×08 – June 13th (Part 2)TEMPO DI LETTURA 5 min

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“Time can be rewritten” ma anche “time is a big ball of wibbly wobbley timey wimey stuff”. La filosofia di Doctor Who finisce per completare il profilo tracciato nella scorsa recensione a proposito dei viaggi nel tempo. Si è detto: “tutto è già scritto” contro “tutto può essere riscritto”. Ciò che DW ci dice è qualcosa di più grande che include entrambe le teorie e trova riscontro – come vedremo, in maniera abbastanza facilona – in questo ottavo episodio di Heroes Reborn.
Il tempo non è una linea retta, il tempo è un’enorme palla. Tutto è già avvenuto e tutto deve ancora avvenire. Eventi passati e futuri avvengono contemporaneamente. Questi e altri concetti difficili da “pensare quadrimensionalmente” sono alla base di una teoria confusionaria e umanamente difficile da concepire. Ciò che ci dice il decimo Dottore in “Blink” è proprio questo: tutto il tempo è in contemporanea realizzazione.
Inutile dire che, se Doctor Who è uno dei capisaldi della fantascienza temporale televisiva, anche Heroes stessa aveva avuto modo di dire la sua. In maniera più dozzinale e caciarona, è vero, ma non si può negare che gli scrittori si siano messi a tavolino a studiare quadrimensionali passaggi narrativi.
“June 13th”, alla luce di questa seconda parte, ci rivela la croce e la delizia di Heroes, tutto ciò che faceva incollare lo spettatore allo schermo, tutto ciò per cui aveva esaurito la pazienza quando le idee avevano iniziato a scarseggiare.
Partiamo dai lati positivi. Alla lunga tutto torna. Gli interrogativi che ci erano stati iniettati durante le prime 6 puntate trovano una (più o meno telefonata) risposta. E’ bastato un episodio in due parti per dare un senso a tutte le sequenze poco interessanti chiare che si avvicendavano, con il classico modus operandi delle serie corali. I due Noah promettevano scintille per ciò che sarebbe stato e ciò che era stato un anno indietro agli eventi principali. Puntare la pistola a Erika, ma anche solo l’incontro tra i due, sarebbe stato un elemento letale per tutte le farfalle possibili immaginabili.
Alla fine è solo una apparentemente piccola farfalla che viene pestata, annullando così la morte e la fedeltà di Quentin, nel cliffhanger finale. Il pensiero che percorre lo spettatore per gran parte dell’episodio, vedendo Nathan/Tommy che sa il giapponese e Erika con la gamba sanguinante, è: “ma che ho visto a fare i precedenti episodi?”. Se infatti il futuro viene – apparentemente – modificato da un semplice gesto di Noah, perché mostrarci introspezioni varie adolescenziali? La spiegazione arriva alla fine, dove tutto torna, più o meno. Certo la soluzione sa tantissimo di deus ex machina. Il ciccione che vaga con la valigia di monetine dimenticatrici (ma che potere stupido è?) aggiusta praticamente tutto e, in questo modo, il futuro torna a scorrere più o meno normalmente. Il tutto con il prezzo di pochi spicci. Semplice e anche un po’ ripetitivo, ma da Heroes Reborn non ci aspettiamo e non dobbiamo aspettarci niente di particolarmente sofisticato. Contestualizziamoci con il periodo in cui era uscita Heroes e capiremo che non avevamo, almeno qui in Italia, grandi termini di paragone.
Altri sono i problemi. Intanto le guest star. Hiro sembra quella più stabile. Ma è facile individuare un puro ruolo di marketing nel presentare i vari personaggi storici, nessuno di loro destinato ad apparire più di tanto. Ne è un esempio Matt Parkman, con la sua fugace (speriamo non isolata) comparsata. Sarebbe stata una scelta assai più coraggiosa azzerare completamente il cast, magari con il solo Noah a far da costante. Ma giusto perché personaggio talmente riuscito, da poter essere sfruttato in molteplici contesti.
Altra grande pecca la si ha con l’economia delle trame, sia per gli episodi passati, sia per questo specifico 1×08. Mostrarci tantissimi particolari sui vari personaggi crea sicuramente una struttura nella loro caratterizzazione per cui non era certo necessario mostrarci le origini. Questo motivo rende ridondanti i primi 6 episodi, rendendo, allo stesso modo, inutili alcune sequenze di questo episodio. Non si può lontanamente paragonare l’intrigante (un po’ forzato) incrocio della collega invisibile di Carlos con Angela Petrelli e la sorellina di Nathan, con i due EVO-haters. Il primo dà spiegazioni all’approfondimento di alcuni personaggi, il secondo spiega l’ovvio.
Questo doppio episodio si conclude e dà il via al resto della stagione con un grado di soddisfazione inversamente proporzionale al grado di aspettative. Eravate innamorati di Heroes? Benissimo, tornate indietro nel tempo con la vostra mente e pensate di star guardando la stessa cosa (più o meno), costruita da infiniti intrecci, difficilmente premeditati. A questo punto, “June 13th” sarà stato un simpatico divertimento nostalgico che avrà fatto volare i 42 minuti. E’ ovvio che, se ci si dovesse aspettare alta scrittura e messa in scena seriale, si finirà per vomitare.
La regola sembra essere una sola: “spegn the cervell, save the world”.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Viaggi nel tempo a chili
  • Nathan che parla giapponese
  • Di riffa e di raffa, torna quasi tutto
  • Quentin bastardone
  • Angela Petrelli più vecchia che mai
  • Tanti spiegoni aggiunti che forse se ne poteva anche fare a meno
  • Vecchie glorie messe lì solo a potenziare il marchio
  • Risolviamo tutto distribuendo amnesie a 10 centesimi l’una

 

Prometteva molto “June 13th (Part 1)”, facendoci ringraziare gli Dei della TV. Questa seconda parte ci fa abbassare leggermente le aspettative (proporzionate per questa serie, si capisce) semplicemente perché sappiamo che, smosse le acque, il ritmo dei prossimi 5 episodi tornerà costante. Paradossalmente conviene sperare in un rinnovo, per dare un senso a questa prima stagione che apparirebbe come primo capitolo di una eventuale nuova saga e non come serie evento. Presa come serie evento, ecco, sarebbe uno di quegli eventi per cui uno potrebbe dire: “mi sa che ho un impegno”.

 

June 13th (Part 1) 1×07 3.95 milioni – 1.0 rating
June 13th (Part 2) 1×08 3.97 milioni – 1.3 rating

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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