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The Flash 2×06 – Enter ZoomTEMPO DI LETTURA 9 min

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Never forget, i am the fastest man alive. […] Look at your hero. This man is no god. He is nothing! The days of The Flash protecting this city are over

Può un quarto d’ora finale (se non un paio di battute sopracitate) “salvare” tutta una puntata? Può un episodio mostrare uno dei punti più bassi della serie e allo stesso tempo forse il suo momento più alto? Se avete visto anche voi “Enter Zoom” condividendo tale ottica, allora conoscerete già la risposta. D’altronde, nell’ormai ricco e collaudato panorama televisivo contemporaneo, non sarebbe neanche la prima volta. Ci sono stati persino finali che hanno salvato intere stagioni, se non i loro stessi show (così come succede, più frequentemente, il contrario… Sì, stiamo ovviamente parlando di Dexter). Disquisizioni sintetiche e sommarie a parte, fatto sta che quei minuti conclusivi conditi da una pazzesca prova di sforza e da spietate dichiarazioni del velocista mascherato (quello cattivo), risuonano violenti nelle nostre menti anche dopo giorni dall’effettiva messa in onda di un’entrata in scena a dir poco epica e memorabile.
Il titolo “Enter Zoom”, infatti, stavolta è più che mai letterale, visto che ci introduce il villain che fino ad ora avevamo visto solo di sfuggita e di cui avevamo sentito parlare dalle traumatizzate persone che avevano sfortunatamente incrociato la sua strada (Jay Garrick in primis). Zoom si presenta così, come probabilmente il nemico più micidiale (e cool) che The CW (giusto per tenerci bassi) abbia mai visto in azione sulla sua rete; senza contare che rendere tanto pauroso un cattivo dal nome di un particolare obiettivo fotografico non è mica così semplice. Televisivamente, l’episodio è sostanzialmente una “mid-season nella mid-season“, interpretandolo come conclusione del primo ciclo introduttivo di questa stagione, che ci ha fatto gradualmente prendere familiarità con la “fama” del cattivo, prima di presentarcelo in tutta la sua rabbiosa fisicità.
Zoom ha tutte le carte in regola per intrattenerci alla grande, tenendo conto che rispetto al Reverse-Flash della prima stagione, stavolta c’è anche il mistero su chi realmente si nasconda dietro la sua maschera (mentre il lato oscuro di Harrison Wells/Eobard Thawne era stato praticamente dichiarato fin dalla première). Certo, rimane il fatto che per i cinque episodi precedenti, abbia mandato suoi “sicari” ad uccidere Barry, quando ha dimostrato di saperlo fare con un’estrema facilità. Ma si sa, tutto rientra nelle leggi non scritte delle “grandi” sceneggiature televisive, perciò chiudiamo pure un occhio. Ciò che rimane, causa del nostro entusiasmo, è la sua resa, impressionante in quanto è istantanea ed efficace, altro che i Damien Dhark o i Ra’s Al Gul di Arrow, per dirla in parole povere (si supera addirittura il compianto Deathstroke). A proposito dell’Arciere di Star City, qui gli autori hanno brillantemente evitato, almeno all’apparenza (vedi il finale pre-credits, su cui ritorniamo a breve), di seguire i passi dello show “gemello” dimostrando che si può anche far prendere al protagonista delle sonore mazzate, specialmente sul piano psicologico (la “corsa” di Zoom per la città col corpo di Barry al seguito è di un’intensità mostruosa), senza per questo dover arrivare a soluzioni d’effetto su cui poi è, per forza di cose, difficile tornare indietro (almeno se si vuole continuare verosimilmente la serie).
Ecco, il dubbio maggiore (più che altro l’unico) che il finale regala in realtà sta proprio qui, nell’incertezza di vedere in futuro una credibile trovata che farà vincere Barry su Zoom, considerando quanto è sembrato inerme il primo e quanto “sgravo” il secondo. Ma ne vale davvero la pena? Dopotutto Flash viene dai fumetti, un mondo nel quale gli eroi, di base, appaiono sempre in grave difficoltà contro i nemici di turno, prima dell’agognata e sofferta vittoria finale (Qualcuno di voi legge/segue per caso One Piece?). In fondo, l’importante, momentaneamente, è proprio l’effetto scaturitone e la curiosità infusa negli spettatori riguardo il destino del protagonista. Non ce lo dimentichiamo, infatti, che passata l’esaltazione collettiva per il villain, l’evento più decisivo e cruciale, soprattutto a lungo termine, è la disfatta totale e sonante di Flash. Una lezione, quella impartitagli da Zoom, preceduta dal cattivo presentimento di tutti i suoi cari (praticamente solo Wells e Iris lo appoggiano in pieno, cosa che da sola dice tutto), in particolar modo West, che come al solito si fa portavoce dei pensieri del pubblico. Il supereroe The Flash è cresciuto, senza alcun dubbio, da quello imbranato e pasticcione di gran parte della prima stagione, eppure tanto il Reverse-Flash quanto il “wormhole” vengono vinti con il supporto decisivo dei “comprimari”, a conferma del fatto che il suo percorso è tutt’altro che completato. La seconda stagione si apre così con Flash mito della città, con l’acquisizione di nuovi “power up”, insomma proprio quando sembra diventato il supereroe che abbiamo sempre desiderato vedere, arriva la sconcertante “mazzata” che gli fa perdere addirittura l’uso delle gambe. Per quanto si vuol essere spettatori “smaliziati”, se non cinici, e sapere bene quanto il deficit sia temporaneo (i poteri di guarigione, come fa notare Caitlin, non sono spariti, quindi per la cronaca non gli è accaduto quello che è successo a Garrick), l’impatto della notizia non lascia comunque indifferenti, facendocelo classificare come un bel plot twist, perlomeno per la curiosità che lascia su quando e in che modo verrà risolto e, come dicevamo, su quello che comporterà nella crescita personale del protagonista. Il tutto senza considerare il flashforward presente nella season premiere di Arrow che lo vede serenamente camminare e correre.
I veri problemi di “Enter Zoom”, come preannunciato, vengono invece tutti dalla mezz’ora che precede il celebrato finale, malgrado piccole scelte comunque positive che stavolta derivano altrettanto interamente dalla “tematica” della Terra parallele (o infinita?) e dalle sue potenzialità ora abbracciate dagli autori in pieno. Già la doppia Linda dello scorso episodio ce lo faceva presagire, anticipata dall’arrivo del Wells 2.0, e deliziosi easter egg come quello sull’identità di Arrow in Terra 2 non fanno che ribadirlo. Anche lo stesso Harrison adesso mostra una caratterizzazione decisamente più incisiva di quella finora mostrata, che prescinde dal solo abbassare (quasi fastidiosamente) il tono di voce da parte di Cavanagh, grazie alla rivelazione sulle sue intenzioni salvifiche riguardanti la figlia. No, la nota dolente più irritante, su cui proprio non riusciamo a passar sopra, è l’ennesimo smascheramento di Barry ad un altro personaggio del cast “secondario”. D’accordo, le identità segrete al giorno d’oggi saranno pure un eufemismo (anche qui, vedi Arrow), ma trattarle in questo modo sembra solo avvilente e riduttivo per il concetto stesso di fondo. Bisogna prendere una scelta: se Barry Allen è The Flash (stile Iron Man/Downey Jr. del cinema), come le paranoie personali sul “non essere felici” vogliono dimostrare, o deve avere vite separate (stile Peter Parker), e quindi certe paturnie sarebbero anche azzeccate (anche se in questo caso, sembra più una tematica “stagionale”, perciò da prendere in analisi, in maniera più adeguata, solo in tempi più avanzati).
Ad infastidire ulteriormente, poi, sono alcune “uscite” fin troppo grossolane, specialmente per uno show come The Flash che è da sempre stato bravo a dosarle, giocandoci pure sopra. Vedi “l’addestramento” di Linda, per quanto simpatico di fondo, che non convince nella resa visiva e soprattutto nei tempi di montaggio; il modo in cui Cisco riesce ad avere le visioni sulla figlia di Wells; la CGI nello scontro Flash-Zoom, specialmente quando quest’ultimo gli rilancia contro il “fulmine”; ma, più di tutti, speriamo di non vedere mai più escamotage come il cellulare di Wells che chiama la figlia, beccato dalle telecamere del TG tra le macerie; tanti piccoli dettagli che però messi insieme rovinano la visione, aspetto che in uno show che ci ha abituati invece a dell’intrattenimento “di qualità” stona parecchio. Ma poi ripensiamo a Zoom, e, in fin dei conti, ci dimentichiamo volentieri tutto.

L’angolo del Nerd della fumetteria all’angolo
Poteva RecenSerie non sbattersi per voi e raccattare tutte le curiosità e le ammiccate d’occhio per questa incarnazione live-action della città più malfamata dei fumetti? Ma certo che no, doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, come abbiamo fatto per Marvel’s Agents Of SHIELDMarvel’s Agent CarterGotham e Constantine, ecco a voi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia disseminati nella puntata.

  1. In questo episodio fa il suo debutto Jesse Quick, che come Thea in Arrow, il nome “Quick” sembra essere un soprannome. Al secolo Jesse Chambers, la donna è figlia di Johnny Quick, personaggio desideroso di veder continuare il lignaggio supereroistico nella sua progenie e che per questo iniettò nella donna la formula che gli diede la sua grande velocità. La formula funzionò e Jesse ottenne la super velocità, contrariamente a quanto suo padre pensava, Jesse optò per la continuazione della sua educazione, piuttosto che diventare una combattente del crimine in costume. Mentre studiava alla Gotham University, il primo team di super eroi, di cui i genitori erano membri, la Justice Society Of America, ri-emerse dopo una lunga assenza. Naturalmente, la sua tesi di laurea fu “L’impatto dei Supereroi nella Società” e cominciò a seguire gli eroi ritornati, catalogando le loro avventure. Quando suo padre le chiese di consegnare alcuni documenti alla Società, da quell’incontro si arruolò nel team col nome di Jesse Quick, finalmente vivendo il sogno di suo padre, cioè essere una combattente del crimine in costume. Prima comparsa: Justice Society of America #1 del 1992.
  2. Su Terra-2, Robert Queen è diventato Freccia Verde al posto del figlio, che è invece deceduto. Una situazione analoga la si era vista con Batman nell’Universo di Flashpoint, dove Barry Allen viaggia nel tempo per salvare la madre, sconvolgendo la linea temporale e cambiando drasticamente lo status quo delle cose. In quell’universo, Batman era Thomas Wayne, diventato il Cavaliere Oscuro per vendicare la morte del figlio, in realtà morto al posto di genitori. Con l’arrivo dei New52, la cosa verrà mantenuta, e infatti il Batman di Terra-2 per un certo periodo di tempo è stato Thomas Wayne.
  3. Ad un certo punto della puntata, come tutte le freddure del serial legate alla velocità, viene pronunciata la frase “Terminal Velocity”. Guarda caso, Terminal Velocity è proprio un acclamato arco narrativo scritto da Mark Waid (considerato da molti uno dei migliori, se non il migliore, scrittori di Flash) in cui il Flash di allora (Wally West) si confrontava con la sua umanità. Bene o male, sembra che la direzione del serial sia molto simile, visto l’andazzo preso dalla puntata.

 

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Zoom vs Flash
  • Zoom, anche da solo
  • La crescita del Wells 2.0
  • Più Patty, meno Iris, please
  • Barry che si smaschera a Linda
  • Cisco che per far funzionare il suo potere deve toccare tutto e tutti, piuttosto inquietante
  • Il “grande” piano di Barry e Iris
  • Il cellulare di Wells inquadrato tra le macerie
  • Sì, il cellulare di Wells inquadrato tra le macerie!

 

Berlanti/Kreisberg/Johns: vi “schiaffeggeremmo” per gran parte dell’episodio, ma poi arriva questo Zoom e vi “ringraziamo” all’infinito.

 

The Darkness And The Light 2×05 3.87 milioni – 1.5 rating
Enter Zoom 2×06 3.63 milioni – 1.5 rating

 

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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