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Doctor Who 9×12 – Hell BentTEMPO DI LETTURA 8 min

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“Never eat pears.”

 

C’è chi potrebbe essere rimasto deluso da questo finale. Alcuni fattori, non ultimo l’epocale predecessore, sembravano ricondurre il percorso del Dottore verso una finale resa dei conti nei confronti dei suoi “compaesani”/carcerieri. In questo scenario, Clara sarebbe apparsa esclusivamente come fastidioso ostacolo da rimuovere il prima possibile.
Abbiamo leggermente bacchettato “Face The Raven“, abbiamo applaudito, fino a spellarci le mani, “Heaven Sent”. “Hell Bent” rivaluta uno e ridimensiona in maniera minimale l’altro. Anzi no, “Heaven Sent” è stato troppo bello per essere ridimensionato in qualsiasi modo.
Comunque, alzi la mano chi non avrebbe voluto un focus su Gallifrey, sulla sua sorte dopo il salvataggio nella Time War, sulle sue evoluzioni politiche e, perché no, anche sul passato del Dottore. Per questo motivo, la prima parte di episodio, per i fan, è stata vicina a provocare piacere fisico. L’ambientazione quasi western (avete riconosciuto il temino riarrangiato in stile film di Sergio Leone?) evidenzia le espressioni irose ma contenute di Capaldi, con il suo personaggio giunto, apparentemente, ad un punto di non ritorno.
Forse non tutti sanno che, in un epico serial dell’epoca di Tom Baker (“The Invasion Of Time”), il Dottore, mediante un astuto colpo di stato, era diventato presidente dell’alto consiglio dei Time Lord. Se a questo aggiungiamo il suo ruolo decisivo nella salvezza del pianeta durante la guerra, non si può dire che la sua sia una figura poco influente nel rosso pianeta. Per questo motivo avremmo voluto sapere di più sul ritrovato Rassilon, conoscere la sorte del Master dopo gli eventi di “The End Of Time”, con tanto di rigenerazione al femminile. Gallifrey ci è stata fatta sospirare per diversi anni, ci è stata concessa grazie ad un epocale quanto discusso plot twist in “The Day Of The Doctor“, ci viene solo fatta “assaggiare” in questa 9×12. Fino a ripiombare nelle eterne dinamiche Doctor/Companion. Dipingendo così “Hell Bent”, non si può che rimanere delusi, toccati nel nostro sacro diritto di essere fan che, prima di vedere un episodio, ci dipingiamo mille altre aspettative, tante da riempire due-tre stagioni di fanfiction.
Però. C’è un enorme però di cui a mente fredda dovremmo tenere conto. Vogliamo che Doctor Who finisca? Vogliamo che Doctor Who abbia un percorso delimitato e tracciato come Breaking Bad? Domanda stupida, sapendo che magari moltissimi risponderebbero di sì. Ma, volendo essere realisti e ricordandoci della natura del prodotto seriale in questione, sappiamo che non potrà mai essere così. Una serie iniziata più di 50 anni fa, andata avanti per 26 stagioni, riproposta (finora) per altre 9 dal 2005 in poi: sono numeri tanto ampi per la televisione, quanto coerenti per uno show che parla di viaggi nello spazio e nel tempo. In ogni caso, volendo tirare un po’ le somme di questa nona stagione, sarebbe stato forse giusto risolvere, svelare e vomitare (sì, questo è il termine giusto) un insieme di concentrati elementi di mitologia in un unico episodio di un’ora? Il tanto criticato Steven Moffat è un fan della serie, ma anche uno scrittore per la BBC e, come tale, sa di dover dosare elementi di mitologia in modo da garantire ancora una lunga vita alla serie, sia sotto la sua guida, sia sotto la guida creativa di qualcun altro.
Gallifrey ci viene fatta assaggiare, dunque. Viene inserita in maniera “omeopatica” nello show, promettendoci così tanti altri ritorni con eventuali risposte, ma soprattutto lasciandoci curiosità per queste. Insomma, la storia continua. Con un nuovo screwdriver.

 

“Run you clever boy…”

 

Una nona stagione, all’insegna del progressivo distacco tra Dottore e Clara, riprende e prosegue il famoso tema del nuovo corso: il Dottore e il suo rapporto con i finali e le separazioni. Clara è stata dipinta come una companion speciale, se non altro per il suo apporto in molte trame del recente passato, eppure la voglia di non rassegnarsi a perdere qualcuno può essere vista come un risultato dell’intero bagaglio di passati abbandoni. La si potrebbe vedere come una nuova ribellione in stile “Water Of Mars”. Anche questa volta, infatti, il Dottore riconosce di essere gone too far.
Sia noi spettatori, sia Clara stessa, non riusciamo assolutamente ad accettare il fatto che il Dottore non possa a sua volta accettare il fato della sua amica. Ritornano così i fantasmi di Donna, ovvero di una persona tanto entusiasta di una tale vita, in un continuo viaggio per il tempo e per lo spazio, tanto da dover subire il peggior contrappasso che potesse esistere: dimenticare.
Sarà Me/Ashildr a porre un punto e a mettere in parole una sensazione che noi spettatori abbiamo capito moltissime volte, proprio vedendo show come Doctor Who: ciò che finisce è triste e in quanto tale è anche bellissimo. L’immagine poetica della donna immortale, seduta a rimirare la fine dell’universo e del tempo, aggiunge un ulteriore tocco di colore in un episodio così frastagliato, negli scenari presentati.
Volendo trovare un’altra colpa a “Hell Bent”, si potrebbe puntare il dito sulla rapidità con cui è stata liquidata la faccenda Hybrid, o forse con la poca chiarezza con la quale è stata spiegata. Un’umana con un po’ di tecnologia Mire dentro di sé? No. Il Dottore, Time Lord con una strana connessione verso il pianeta Terra? Per carità. La soluzione finale è la più logica, se non altro per la dimensione stessa dello show: il Dottore e la sua companion umana. Un binomio che va avanti dai primissimi tempi in cui il Time Lord è scappato dal suo pianeta d’origine. La tentazione nello sfruttare il suo controllo nei confronti del tempo, per difendere vite così fugaci ed effimere, non può che essere un enorme pericolo, esattamente come quello profetizzato/predetto nella mitologia gallifreiana.
Come ogni buona stagione che si rispetti, elementi di questa tematica finale erano già stati proposti nei vari episodi, con diverse variazioni, anche se in maniera meno esplicita e netta dei Bad Wolf passati. Per citarne uno: nel doppio “Under The Lake“/”Before The Flood” si presenta la tematica (presentata in passato in “Father’s Day”, “Water Of Mars”, ma anche in “The Angels Take Manhattan”) dell’irreversibilità di alcuni eventi. Il Wibbly Wobbley non corrisponde a cambiare il passato a seconda dei propri gusti. Ma questo lo avevamo già abbondantemente capito.
Eppure la scelta finale non si può dire che non sia originale. Clara muore, è vero, ma lo fa prendendo la strada lunga, togliendo quella fretta crudezza che non aveva tanto convinto in “Face The Raven”. Pensarla sospesa un secondo prima della sua morte, in viaggio in un Tardis a forma di tavola calda statunitense, con la sua personale e immortale companion, è un’immagine poetica e fiabesca, sicuramente più adatta ad una Impossible Girl. Rimane da chiedersi se, nella sesta stagione, l’undicesimo Dottore, Amy, Rory e River non si trovassero dentro il Tardis di Clara.

 

“…and be a Doctor.”

 

Per concludere, cosa ci ha detto questa nona stagione? Che moltissime parentesi sono ancora aperte e che c’è ancora voglia di raccontare tanto. Non ci dimentichiamo che la componente verticale è più importante che mai ed è il motore che garantisce tanta longevità.
“Hell Bent” non rappresenta certo un finale in crescendo, quanto piuttosto un anticlimax culminato dall’amnesia del Dottore, che si ristabilisce così in uno stato di “normalità”.
La divisione dei capitoli della stagione ha fatto più che mai uso di doppi episodi, dove non sempre la seconda parte ha rappresentato epicità e risoluzione di ciò che di solito viene solo presentato nella prima. La verticalità di cui prima si parlava ha colpito anche tale divisione, tanto è vero che “Heaven Sent” – seconda parte di un’avventura tripla – rappresenta sicuramente il picco estetico dell’intera stagione. Volendo prendere un altro esempio, “The Girl Who Died” ha contenuto potenzialità emotive ben superiori al suo seguito “The Woman Who Lived“.
“Hell Bent” ha quindi abbassato i toni e raffreddato gli animi, forse al momento giusto. Non ci siamo infatti lamentati assai dell’eccessiva verticalità dell’ottava stagione dopo i due precedenti speciali?
Per ora aspettiamo Natale, prima di ricadere nel buco nero dell’enorme attesa di un nuovo capitolo.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Tutto quello che si vede su Gallifrey
  • Originalità della soluzione finale sull’amnesia del Dottore e su Clara in viaggio su un Tardis con destinazione la sua morte (fixed point in time), prendendo però la strada lunga
  • Finale più celebrativo che mai per Clara, senza lo sbrigativo monologo di “Face The Raven”
  • Le musiche, questa volta anche in scena con l’assolo chitarristico del Dottore
  • “Get off my planet”
  • Il militare gallifreiano che era sempre stato donna, ad eccezione dall’incarnazione a noi mostrata
  • Che avrà detto Clara al Dottore?
  • I quattro colpi alla porta alla fine dell’universo e del tempo (end of time) esattamente come i quattro colpi in “The End Of Time”
  • Clara vestita da cameriera
  • Tanti misteri ancora tenuti vivi
  • Me alla fine dell’universo
  • Un nuovo/vecchio Tardis
    • Episodio frastagliato che ci fa soffrire la “poca” presenza di Gallifrey
    • The Hybrid trattato in maniera un po’ sbrigativa e anche un po’ “comoda” (tutti a scervellarci su chi fosse l’unione tra due specie e la risposta è: due persone)

 

 

Ringraziamo per questa stagione così varia nei contenuti, quanto colma di eventi. Ringraziamo per un finale che lascia aperte tante porte per storie future, coscienti che comunque non ci troviamo nel punto più alto di questa più che soddisfacente stagione.

 

Heaven Sent 9×11 4.5 milioni – ND rating
Hell Bent 9×12 4.8 milioni – ND rating

 

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

4 Comments

  1. Recensione fantastica, che credo non si potesse scrivere meglio di come è stata scritta. Una recensione che fa ragionare su vari punti dell'episodio in maniera più "distaccata". 5/5

  2. Prima pensavo che la puntata fosse brutta, ma dopo aver letto questa recensione devo in effetti rivalutarla. Mi hai fatto ragionare su molti punti e ora penso che la puntata sia ancora più brutta di quanto mi fosse parsa all'inizio. Tristezza, una bella stagione rovinata così.

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