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Fargo 2×08 – LoplopTEMPO DI LETTURA 4 min

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Se di una cosa si può essere sicuri, durante la visione di Fargo, quella è l’imprevedibilità della storia e dei suoi protagonisti. Mai come in questo episodio si ha la sensazione che qualcosa di brutto stia per accadere, ma difficilmente si riesce a pronosticare chi sarà la vittima di turno (o meglio, chi verrà risparmiato).
Di certo si sa chi sia l’assassino: il fato, in tutte le sue declinazioni. Un fato che si fa beffa di tutti, spettatori compresi, rei di trovarsi ad empatizzare a fasi alterne con tutti i protagonisti dell’episodio. I coniugi Blomquist per esempio. Il percorso di questi due personaggi risulta sempre più complesso, incastonati in una serie di eventi casuali più grandi di loro. Eppure, sempre più a loro agio in mezzo alla resa dei conti delle due fazioni criminali.
Peggy, nella sua esilarante follia quasi bipolare, giunge ad una conclusione con la necessità di voler vivere realmente la propria vita, da troppo tempo passata tra i sogni propinati da quelle riviste patinate ammucchiate nel seminterrato e la monotonia del gelido inverno di Luverne. Non è un caso che riesca ad abbandonare la sua casa, simbolo dei suoi desideri mai realizzati e stipati nello scantinato, per un fuga verso l’ignoto e l’imprevisto. Per lei, un eccitante “Road Trip” da fare insieme al marito, ormai sempre più ridotto a mero strumento da usare per raggiungere la sua presunta piena consapevolezza.
Essere o pensare, del resto, è quanto le dice il suo guru. L’epifania del poter fondere questi due aspetti le dona una lucidità tale da spaventare persino chi, come Dodd Gerhardt, vive in un mondo pieno di violenza e follia quasi giornaliera.
Per esempio, durante la visione del film, Peggy si immedesima a tal punto da non rendersi conto di quanto stia accadendo accanto a lei: riflesso di quanto visto alla tv, in un cortocircuito emozionale di ciò che è reale e di ciò che si desidera vivere.
Suo marito Ed non può far altro che assecondarla, seguendo i suoi suggerimenti e quasi temendo di esprimere le proprie opinioni. Come dice Dodd, nel suo ultimo monologo, la donna è Satana e guai a dare a lei il comando. Della coppia quindi è lui quello a cui non è concesso fondere l’essere col pensare. Non gli resta che arginare e rendere possibili i desideri di una rinata e sorridente Peggy, con la quale torna a ridere e a condividere.
Anche Dodd Gerhardt ne fa le spese. Mai come in questo episodio, il criminale riesce a suscitare una sorta di empatia nello spettatore che patisce accanto a lui le punizioni sadiche ed imprevedibili della signora Blomquist. Nonostante la caparbietà (o testardaggine, sarebbe meglio) nell’affermare il suo potere legato anche al suo nome, puntualmente e paradossalmente, cade vittima più volte di chi sulla carta non è nessuno paragonato ad una così feroce famiglia di gangster.
Se da un lato, quindi, il fato sembra premiare chi osa affermarsi senza fermarsi a pensare troppo alle conseguenze (Peggy), dall’altro si accanisce sadicamente contro chi, testardamente, non vuole piegarsi alle sue decisioni (Dodd).
Se si può considerare il fato come motore degli eventi, sua antagonista è sicuramente la volontà di ricercare la propria identità, questa sì, comune a tutti i personaggi. Ognuno di loro cerca di affermarsi: chi nel proprio ruolo di società/famiglia, chi seguendo i propri desideri, chi nelle aspettative che altri gli hanno cucito addosso.
Finora, l’indiano Hanzee era quello che sfuggiva a tutto questo. Come gli altri però, deve fare anche lui i conti col mondo nel quale ha scelto di vivere. Aveva evitato di schierarsi all’interno della famiglia, rendendosi semplice esecutore dei piani di vendetta dei Gerhardt.
Nella sua ricerca di Dodd però, si ritrova a dover fare i conti con la sua identità, in un mondo ancora gretto, razzista e ignorante. Un mondo che non va oltre l’apparenza, classificandolo come uno tra i tanti (a loro vedere) selvaggi di Wounded Knee. A nulla serve ricordare la propria storia personale, quindi la propria reale identità. Egli opta, invece, per seguire l’unica forma risolutiva (e definitiva) di affermazione di identità, massacrando il barista, alcuni frequentatori del bar e un paio di poliziotti. Non appena arrivato allo chalet, complice probabilmente la situazione al limite dell’assurdo dei due coniugi aguzzini verso il suo capo, realizza quanto la sua vita attuale sia priva di senso e, in pochi attimi, senza troppi pensieri, afferma nel concreto la sua identità, liberandosi di ciò che lo teneva legato al suo vecchio essere: uccide Dodd e chiede a Peggy di tagliargli i capelli.
Ma quelle forbici verranno fermate dalla conseguenza delle proprie azioni. E non c’è spazio se non per la fuga.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Hanzee e il suo percorso
  • I Blomquist, quelli che si potrebbero definire i coniugi più fortunati d’America
  • Poche cose, forse qualche dialogo troppo acculturato di Dodd, fuori personaggio

 

Su Fargo si continua a portare avanti una storia che altro non è che una scusa per parlare di molto altro, tenendo intanto incollato lo spettatore in attesa del nuovo, imprevedibile, episodio. Mancano solo due episodi alla resa dei conti. Chi sopravviverà alle scelte del destino?

 

Did You Do This? No, You Did It! 2×07 1.23 milioni – 0.3 rating
Loplop 2×08 1.31 milioni – 0.4 rating

 

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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