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Heroes Reborn 1×11 – Send In The ClonesTEMPO DI LETTURA 5 min

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Gotta love second chances.

Luke Collins non è il solo a cui piacciono le “seconde opportunità”. Oltre allo stesso show che lo vede protagonista, infatti, sono tanti i ritorni di nostalgici franchising che stanno occupando, e che occuperanno, tanto il grande quanto il piccolo schermo. Senza scomodare parchi futuristici di dinosauri o aspre battaglie ambientate nello spazio infinito, basta citare il mondo a noi più consono, quello televisivo, pronto a dare il bentornato a Murder & Scully, a David Lynch e al suoi iconico Twin Peaks, e persino alle simpatiche e logorroiche Gillmore Girls. La domanda, sempre lecita quando si legge l’annuncio sempre più frequente di tali operazioni, è ormai delle più classiche: “ne varrà davvero la pena? O saremo al solito di fronte all’ennesima mossa commerciale e priva di alcuno spirito originario?”. Generalmente, i fan più accaniti (insieme agli scettici cronici) sono difatti coloro che optano per l’atteggiamento più intransigente, mentre la gran parte degli appassionati preferisce l’approccio più ottimistico, lasciandosi prendere dall’entusiasmo nel rivedere i propri beniamini, a distanza di anni. Inutile dire che, una volta visti i risultati, le opinioni si vadano ulteriormente a dividere, con una sconfortante delusione che va spesso per la maggiore, a torto o a ragione.
Con l’ufficialità della cancellazione dello show, almeno per gli “eroi” di Tim Kring, intanto, la strada può dirsi definitivamente conclusa. Il verdetto dei (pochi, evidentemente) spettatori è stato quasi unanime: Noah Bennet & co. hanno toppato. La “second chance” di Heroes può dirsi così più che fallita e la battuta di Luke sopracitata suona, a questo punto, (tristemente) ironica. I motivi per cui il ritorno degli “EVO” non è riuscito a far breccia nei cuori di quei fan ancora (ingenuamente?) speranzosi sono facilmente intuibili. D’altronde, parlando di “Send In The Clones”, potremmo ritrovarci ad elencarle più o meno tutte. In quest’episodio dalla duplice funzionalità, preparatoria per il gran finale e al tempo stesso di riepilogo generale dopo la lunga pausa natalizia, saltano fuori, infatti, croci e delizie di un po’ tutto l’operato del suo creatore, costantemente diviso tra buone (se non buonissime) idee, che hanno reso indimenticabile e senza tempo la prima stagione, e la loro difficoltosa resa nel lungo periodo, che ha segnato la pessima seconda/terza/quarta.
Oggi come allora, quindi, di spunti quantomeno promettenti se ne son visti, in particolare nei “plot twist” che hanno caratterizzato il rush finale dell’anno appena trascorso, da “June 13th Part 1Part 2” in poi.  Magari non tanto originali (dopotutto, sostanzialmente, non lo era neanche il primo Heroes), ma comunque intriganti. No, il problema principale è stato il loro arrivare in maniera eccessivamente tardiva, e sopratutto a ciel sereno, quasi senza il minimo sospetto (e, quindi, senza il necessario “hype”). Non avremmo altrimenti apprezzato di più, interessandoci maggiormente alla loro trama, se per esempio non ci fosse stato concesso anche un piccolo sentore della reale natura dei “figli di Claire Bennet” e del loro destino? Non avremmo adorato il destino tragico di Katana Girl, se solo non fosse stata relegata per tutto il tempo a girovagare senza senso con un irritante e demenziale fanboy? Non è per nulla un caso se le storyline personali di ognuno, adesso, funzionino inverosimilmente di più, proprio quando sono andate ad incrociarsi, vedi, in particolare, le iterazioni tra Farah e il “Luchadores” mascherato, di cui si è scoperto un passato comune praticamente solo nelle ultime battute di stagione. La storia, insomma, è sempre la stessa, si è preferito presentare background individuali con ingiustificata lentezza, data la loro evidente mancanza di attrattiva, quando si avevano ottime idee alle spalle per le loro evoluzioni, vedi la prigionia di Micah e l’esistenza dei suoi “Truthers”, comparsi solo in dirittura d’arrivo e quindi senza sfruttarli a dovere.
“New entry”, per riassumere, non del tutto riuscite, contraddistinte principalmente per una limitatezza di fondo: su tutte, probabilmente, la stessa Erica Kravid, personaggio su cui si è scelto di incentrare l’intero potere decisionale della trama dei “villain” dei protagonisti, relegando i suoi collaboratori al ruolo di meri “tirapiedi” senza una personalità precisa. Una volta avevamo infatti, la Primatech e i suoi agenti, con Sylar (fighissima) scheggia impazzita, mentre stavolta le principali azioni malvagie vengono fuse in un’unica persona e il risultato è la forzatura di ogni sua iniziativa, costretta a intraprendere decisioni discutibili solo perché la trama lo richiede. D’altronde, su questo aspetto ci siamo abituati, basta pensare all’ennesima riproposizione del potere potenzialmente illimitato di Hiro Nakamura, ora passato a Tommy, che potrebbe risolvere praticamente da solo tutte le storyline messe in atto, ma che semplicemente preferisce evitare.
Nuovi personaggi che, inoltre, non sono stati aiutati dall’aura leggendaria che ha accompagnato ogni sparuta entrata in scena delle “vecchie glorie”: per quanto piacevoli da vedersi nell’immediato, si sono rivelate quasi deleterie per la credibilità dei loro successori. Da Hiro a “nonna” Petrelli, fino all’ultimo ritorno di Micah Sanders, gli “heroes” originali sono stati gestiti perlopiù come veri e propri deus ex machina, ossia “usati” per sciogliere i nodi di trama più complessi e poi frettolosamente accantonati. Il solo con un barlume di rinnovato background è difatti Matt Parkman, personaggio, guarda caso, totalmente stravolto dal ricordo che avevamo di lui; scelta coraggiosa sì, ma apparentemente priva di criterio. Per ultimo, menzione “d’onore” agli effetti speciali, tra scontri che fanno quasi rimpiangere le criticate coreografie “realistiche” di Arrow e una CGI che non è degna neanche di Once Upon A Time. Tim Kring, insomma, è ora di guardare avanti.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • I was Katana Girl“, su tutti
  • Farah e il “Luchadores”
  • Il ritorno di Micah e la sua incredibile crescita ormonale (il ragazzo è andato in palestra)
  • Il mancato rinnovo?
  • Matt Parkman
  • Le forzature di trama che accompagnano le azioni di Erica quanto di Tommy

 

A livello di trama, in fondo, “Send In The Clones” si è rivelato un succoso quanto importante crocevia per il rush finale, tra la liberazione di Micah, la morte del “Clone” originale e la presentazione dell’Apocalisse ormai prossima, con iterazioni tra i personaggi addirittura gustose; ma il tutto arriva decisamente troppo tardi. Un bello “slap” per la stagione, quindi, ma per quello ci ha pensato il network stesso, noi ci limitiamo perciò a un risicato “save” per l’episodio.

 

11:53 To Odessa 1×10 3.72 milioni – 1.1 rating
Send In The Clones 1×11 3.73 milioni – 1.0 rating

 

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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