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The Lady 2×10 – Episodio DieciTEMPO DI LETTURA 4 min

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Molti di voi, in preda allo sconforto dopo aver realizzato di essere giunti al decimo – e noi tutti temevamo ultimo – episodio della stagione, avranno invece esultato dinanzi a quel “continua…” di zemeckisiana memoria, stappando le cosiddette bottiglie conservate per un’occasione speciale o, più verosimilmente, impiccandosi al lampadario del soggiorno. Così, solo per il gusto di festeggiare. Noi, naturalmente, apparteniamo alla prima categoria, quelli oramai totalmente assuefatti dal magistrale lavoro autoriale compiuto dalla Del Santo che, grazie al suo sapiente lavoro, riesce a combinare perfettamente profonde riflessioni a complessi orditi narrativi, il tutto in un regime di antinarrazione, dove stasi e sospensione dominano il mondo diegetico, dando origine ad un mondo disconnesso, in cui le trasformazioni dei personaggi avvengono a rilento e il tempo si dilata esponenzialmente fino ad arrivare al suo annullamento. D’altro canto questo genere di assuefazione porta con sé le medesime ripercussioni di una reale dipendenza: lo spasmodico desiderio di fruizione da un lato, il disgusto e la pena per se stessi e per ciò che si sta facendo dall’altro.
Lory Del Santo si erge così a emblema di quel narratore postmoderno, esplicitamente inaffidabile e caotico, fiaccato di fronte all’impresa di mettere ordine ad una storia e volutamente restìo a distinguere la finzione dalla realtà. Il racconto passa in secondo piano, lasciando spazio a quella propensione metalinguistica che spinge in primo piano il processo di creazione e l’atto stesso del comunicare. In questo scenario insicuro e rallentato lo spettatore finisce per trovarsi impossibilitato nell’identificazione con l’uno o l’altro personaggio: egli quindi finisce per identificarsi con lo schermo e con la forma del racconto, piuttosto che con le vicende dei protagonisti. Il risultato è quindi un’incrinazione della propria sacca scrotale dei principi fondamentali a livello spazio-temporale e della coerenza dei rapporti causa-effetto. Così facendo il tempo non segue il suo normale andamento lineare, ma bensì si avvolge su se stesso, formando una spirale, quasi ad eccedere i limiti della puntata, insinuando sibillinamente alla possibilità di un ciclo perpetuo dal quale lo spettatore non potrà mai uscire. Quantomeno senza l’aiuto di uno specialista.

L’iPad come si accende?
Ma sei handicappata?

Il tema principale della puntata è naturalmente la condizione dei “nuovi giovani”, alle prese con una precoce transizione tra adolescenza ed età adulta, messa ulteriormente in evidenza dallo scontro generazionale avvenuto sul finire dell’episodio tra un bambino a caso e una signora a caso in un luogo a caso popolato dagli esseri umani più inquietanti del pianeta (in foto abbiamo riportato il massimo esponente di quest’ultima categoria).
Paradossalmente sono proprio le nuove generazioni a giudicarsi in maniera molto più critica e a dimostrarsi molto più seri ed esigenti nei propri confronti: “Ho tredici anni, sono alta 1,75 e truccata mi scambiano per una di venti“, “Ragà che cosa dire di me […] Potrei già essere più famoso di Justin Bieber“. E allo stesso modo risultano essere risoluti e disillusi nella loro percezione dell’alienante società odierna, votata all’esclusione qualora si tratti di realizzare i propri sogni: “Ragà, non c’ho una lira, vivo di sogni” “Vivere è già qualcosa“.
Dall’altro lato della barricata, il tema della difficile transizione tra adolescenza ed età adulta viene naturalmente messo in scena da Zu, l’ambizioso nipote di Zora. Il ragazzo finisce così in mezzo ad un gruppo di pericolosi mitomani iperpalestrati, apprendendo i fondamenti di questo misterioso clan, che in breve possono essere riassunti in due principi cardine: esercizi per addominali e deficit cognitivo.
In definitiva l’immagine che ci viene mostrata è quella di un mondo dove giovani e adulti appaiono lontani più che mai, nel quale sono proprio questi ultimi ad aver perso la propria identità e la capacità di essere un punto di riferimento per le nuove generazioni (arrivando perfino a svendere il proprio corpo, ricordando peraltro un altro disperato sacrificio carnale, forse un omaggio al lavoro del collega Marcello Macchia).

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Lory Del Santo narratrice postmoderna
  • Il tema del rapporto tra giovani e adulti
  • Lo strano sonnambulismo del tizio sulla sdraio
  • La strabiliante performance del Justin Bieber di Volturno
  • Ma sei handicappata?
  • Personaggi inquietanti
  • La storyline di Lona si è un po’ impantanata
  • L’assenza di Chang
Mancano solo due appuntamenti al season finale e la trama potenzialmente può offrire ancora una miriade di deviazioni diegetiche, principalmente per il fatto che nessuno ha la benché minima idea di cosa diavolo stia succedendo. Lo scontro Lona vs Zora, unica pseudo certezza della stagione, si avvicina e, con lui, anche l’inevitabile sconfitta di una delle due contendenti.

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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