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11.22.63 1×02 – The Kill FloorTEMPO DI LETTURA 4 min

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Relegata, per un attimo, la Storia, con la esse maiuscola, Jake Epping si occupa, in questa puntata, di una piccola ma importante storia (con la esse minuscola) cercando di evitare che la famiglia del suo futuro allievo Harry Dunning venga massacrata dal padre Frank ubriaco la notte di Halloween (ci ricolleghiamo così alla puntata precedente seguendo una linea orizzontale). Anche in questo caso il Passato, vero e proprio personaggio portante dei questa serie, cercherà di sabotare i piani del nostro.
L’episodio, diretto da Fred Toye, ci porta nel “lato oscuro” dei favolosi(?) anni ’60, ricostruiti magnificamente per quanto riguarda i costumi, le musiche e l’ideologia bigotta e retrograda dell’America rurale di allora i cui massimi esponenti sono i coniugi che ospitano il protagonista a dormire in casa loro (magnificamente interpretati da Annette O’Toole e Michael O’Neill), perfetti emblemi di questa società.
Una società che si basa sulla violenza e sulla legge del più forte, vero e proprio motore d’azione di tutto l’episodio a cominciare dalla prima scena (un atto di bullismo) fino alla sequenza macabra e perfettamente splutter (è Stephen King, bellezza!) del mattatoio che racchiude da sola tutto il tema della storia: una vera e propria discesa verso gli inferi che porterà Jake a confrontarsi con sé stesso, a rivedere i suoi schemi e le sue convinzioni rispetto a un’epoca storica che, fino a un momento prima, aveva idolatrato e ammirato. Il riferimento alla carne macellata in un modo così macabro riprende il leitmotiv dell’episodio precedente (la carne, e il cibo in generale, che in questa epoca è considerato più “genuino”, “più buono”) e viene definitivamente sdoganato in tutta la sua crudeltà. Un ribaltamento molto forte considerando la venerazione che gli americani hanno per questo periodo storico, considerato una vera e propria Golden Age che qui viene mostrato, invece, in tutto il suo squallore e le sue contraddizioni sociali, con una forte critica verso la società americana dell’epoca ma anche di quella attuale.
Non siamo, dunque, dentro alla classica storia di fantascienza dove si parla di viaggi nel tempo (alla Doctor Who per intenderci) ma in un vero e proprio percorso di formazione di Epping che esplorerà il “lato oscuro” dell’America e delle sue numerose contraddizioni. Lo scrittore diventa così metafora dell’uomo comune che va in cerca di storie per riscoprire sé stesso e dare un senso alla sua esistenza. Quale altra motivazione, altrimenti, per restare ancora intrappolato in un’altra epoca? Allo stesso tempo, è metafora anche dello stesso spettatore (che riesce, in questo modo, ad immedesimarsi in lui) che va alla ricerca di storie che parlino di lui e possibilmente cerca di interagire con esse, cosa che Jake Epping riesce a fare con facilità essendoci dentro, diventando così l’eroe che tutti vorremmo essere (il tema dell’eroismo è l’altro grande leitmotiv che esce fuori da questo episodio).
Rispetto alla precedente puntata, dove certe spiegazioni scientifiche e alcuni spunti erano sembrati troppo naive, qui tutto sembra quadrare rendendo di fatto credibile lo svolgersi della narrazione, anche grazie all’interpretazione del cast che sembra molto a suo agio in questa atmosfera vintage. Unica pecca (comunque irrilevante all’interno di un cast e di una storia straordinari) l’interpretazione del “cattivo” Frank Dunning (Josh Duhamel), troppo caricaturale e abbozzato, poteva essere approfondito meglio, qui certamente appare come il classico personaggio-funzione, più che un personaggio a tutto tondo.
Da notare, inoltre, gli anacronismi che Epping inserisce appositamente all’interno della narrazione, geniale escamotage comico, che serve ad alleggerire la seriosità della storia con battute che lo spettatore attento è in grado di cogliere (il riferimento al film MASH di Robert Altman, è una vera e propria chicca), seguendo l’esempio di tutta una tradizione di film sui viaggi nel tempo (Back To The Future) che s’inseriscono nel citazionismo spudorato che emerge in questa serie (i fumetti di Batman, capolavori della letteratura beat…), a volte un po’ troppo forzato.
Chiude l’episodio la colonna sonora anni 60 firmata Elvis The King Presley con la cover americana di O’ sole mio dal titolo emblematico (It’s Now Or Never). Probabile spunto per il prossimo episodio?

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Colonna sonora di Elvis Presley
  • Ricostruzione storica e sociale degli anni ’60 americani
  • James Franco
  • I coniugi Price (Annette O’Toole e Michael O’Neill)
  • Ottimo cliffhanger
  • Citazionismo a volte un po’ troppo forzato
  • Il “cattivo” Frank Dunning (Josh Duhanel) troppo caricaturale

 

Episodio che potrebbe sembrare di raccordo ma che in realtà è molto significativo, all’interno della trama orizzontale, per l’evolversi della personalità del protagonista e della consapevolezza della sua missione. Anni ’60 mai così ben rappresentati nelle loro diverse sfaccettature, in cui si può vedere lo straordinario lavoro di ricerca dell’autore Stephen King e del regista Fred Toye.

 

The Rabbit Hole 1×01 ND milioni – ND rating
The Kill Floor 1×02 ND milioni – ND rating

 

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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