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Colony 1×03 – 98 SecondsTEMPO DI LETTURA 4 min

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La serie di Carlton Cuse si concede del tempo per affinare ed inquadrare il proprio obbiettivo narrativo. Velato e lasciato sempre in sottofondo come un eco, rimbomba in questo episodio (con una potenza maggiore rispetto ai due precedenti) il desiderio e la volontà di sopravvivere al nuovo ordine sociale imposto dall’Arrivo. Tralasciata la porzione di trama che vede Will alla ricerca del figlio smarrito, l’episodio vede come fulcro la confusa figura di Katie ed il suo duplice compito. Da una parte infatti è moglie e madre, pronta a tutto pur di riabbracciare il figlio scomparso (del quale poco ci viene detto se non che la colpa della scomparsa sia in parte da addossarsi a Will); dall’altra è una fervente sostenitrice della Resistenza.
I suoi due compiti giungono ad un fatale scontro nel momento stesso in cui Will accetta il lavoro offertogli da Snyder, ma sarà proprio in quest’episodio che la stessa Resistenza comprende quanto inutile e controproducente sia avere in vita Will schierato dalla parte dei collaborazionisti.
La trama si snoda attorno alla figura della donna interpretata da Sarah Wayne Callies (grandi riserve sulla sue capacità di rendere empatici gli spettatori con i personaggi che interpreta): inizialmente scossa e confusa dai fatti avvenuti successivamente al suo primo vero aiuto alla Resistenza, infine risoluta e decisa a proteggere il marito dalle mire rivoluzionarie di Broussard e dei compagni  anti-Arrivo. Resta però in sospeso, probabilmente fino al termine della stagione, per quanto ancora Katie riuscirà a celare il suo incarico al marito. E soprattutto, per quanto ancora questa instabile situazione potrà reggere senza travolgere Will, Katie e la loro intera famiglia.
L’episodio risulta appesantito e non coinvolgente come i due precedenti, ma per avere uno sviluppo di trama che abbraccia ogni personaggio senza lasciare che nessuno di esso ristagni, è normale che questo avvenga. Parallelamente a ciò, le storie dei personaggi principali sembrano intrecciarsi in maniera convincente. Anche se per ora la porzione di trama riguardante il figlio di Katie e Will, Bram, risulta la meno coinvolgente ed ancora in fase embrionale: l’aiuto che fornisce all’uomo ferito in questo episodio quasi sicuramente condurrà in qualche direzione di trama, ma è tutto talmente nebbioso e poco chiaro che per ora appare un semplice sketch di pochi minuti inserito solo per raggiungere la quota di minutaggio desiderata. Manca certamente la visione d’insieme per poter valutare a pieno diritto la scelta di sceneggiatura relativa a Bram ma confidiamo che questa ci venga in parte presentata nei prossimi episodi o, per lo meno, prima del giro di boa della stagione che ricordiamo essere di soli dieci episodi.
Il titolo dell’episodio, diversamente dallo scorso che si rifaceva ad un romanzo di carattere distopico, è una citazione interna alla serie stessa: 98 sono i secondi che gli androidi-spia impiegano per raggiungere il luogo in cui una cellula collaborazionista viene attaccata. L’operazione per il conteggio è ovviamente stata fatta in vista di un attacco di entità decisamente superiore e in più larga scala nei confronti dei Red Hats, il che è sicuramente un vantaggio sia della puntata, che si pone come pezzo di un puzzle più grande, sia dell’intera serie, che così garantisce una programmazione nel lungo periodo.
Resta da capire se effettivamente la tecnologia utilizzata sia aliena: siamo al terzo episodio e di veri e propri alieni (non per forza con sembianze alla E.T.) o mutanti, ancora non ve n’è l’ombra. Allo spettatore rimangono solo frasi come “The last three nights, I’ve been monitoring the skies, and… I saw something up there. It’s in the Earth’s low orbit– something huge. Like, it blocked out Polaris for a minute. Then it disappeared.” o “You see the launch the other night? It was different, though, wasn’t it? The noise. That’s very perceptive. What do you think it was?” per credere veramente all’esistenza degli alieni, francamente non sufficienti conoscendo il genio creativo di Cuse. L’Arrivo è stato costruito a tavolino dai potenti per poter ricostruire il tessuto sociale dell’America oppure qualcuno è veramente sceso sulla Terra invadendola per sfruttare le sue fondamentali risorse energetiche?
D’altra parte anche in X-Files, prima di poter osservare un vero e proprio alieno, si dovette aspettare la conclusione della prima stagione. Quindi c’è ancora tempo per poter scoprire cosa si celi dietro queste distopiche e nuove colonne d’Ercole poste al confine di Los Angeles.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il difficile compito di Katie: Resistenza e Collaborazionisti
  • Vediamo finalmente al “lavoro” gli androidi-spie
  • Trama riguardante Bram
  • Katie/Sarah Wayne Callies
  • Episodio lento nel presentare la trama

 

Quelle in conclusione sono solo teorie, ovviamente. Sceneggiatori e registi hanno il compito più arduo: estrarre un coniglio dal cilindro e stupire i propri spettatori. Ma stiamo parlando di Carlton Cuse (produttore esecutivo e showrunner di Lost), quindi un colpo di genio è da tenere in considerazione.

 

A Brave New World  1×02 1.26 milioni – 0.4 rating
98 Seconds 1×03 1.21 milioni – 0.5 rating

 

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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