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Vinyl 1×01 – PilotTEMPO DI LETTURA 5 min

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Il celebre concerto del 1973 al Madison Square Garden dei Led Zeppelin diede vita ad un doppio album live (“The Song Remains The Same”, uscito nel 1976), oltre che ad un prezioso documento video. Questo vero e proprio film, che porta lo stesso nome dell’album, vede ovviamente una quasi totalità di esibizioni live del celebre gruppo inglese. Molte delle loro più celebri canzoni, estese oltremodo come erano soliti fare dal vivo, vengono inframmezzate da suggestive scene con protagonisti i membri del gruppo. Oltre a questa duplice “rappresentazione” di “Stairway To Heaven” & co., assistiamo a brevi dialoghi tra i membri della band e qualche rara panoramica all’ambiente circostante il palcoscenico. Agli spettatori più attenti, oltre che agli appassionati più accesi dei Led Zeppelin, non sarà sfuggita la vista di alcuni giovani intenti a vendere gadget del gruppo.
E qui interviene Vinyl.
Se ci viene detto che Mick Jagger e Martin Scorsese hanno intenzione di portare, nel sempre più variegato universo televisivo, una serie sulla musica anni ’70, la curiosità non potrà non essere almeno vagamente stuzzicata. I fan di Boardwalk Empire troveranno così terreno fertile nel leggere i nomi del team creativo (questa 1×01 è stata scritta anche da Terence Winter), così come non potranno rimanere indifferenti al nome di Bobby Cannavale, quel Gyp Rosetti che tanto scalpore ha procurato nella sopracitata serie.
Come a voler proporre un secondo capitolo di questa sceneggiata in costume, Martin e soci questa volta si rivolgono sì al mondo della musica, ma al suo lato imprenditoriale, allo sporco e poco romantico mondo dell’industria discografica. Il personaggio – Richie Finestra – non è musicista, non sa suonare, ha provato a scrivere alcune canzoni ma con scarsi risultati. Regalatagli una chitarra, il primo sguardo che vediamo accendersi negli occhi di Cannavale è uno sguardo di panico.
Ma cosa c’entra “The Song Remains The Same” dei Led Zeppelin? C’entra col fatto che noi all’inizio vediamo l’energico manager Peter Grant (andatevi a leggere alcune storie su di lui in uno dei tanti libri che raccontano del gruppo inglese) con dei ragazzi che si appresterebbero a vendere delle magliette del gruppo. Dopodiché vediamo due attori interpretare, senza troppi fronzoli, Robert Plant e John Bonham. La HBO e la serialità televisiva decidono di puntare immediatamente in alto, riproponendo due leggende della musica rock come comparse qualsiasi.
Siamo abituati a rivisitazioni storiche di qualsiasi tipo, basti pensare allo stesso Boardwalk Empire dove il protagonista è la rivisitazione di un uomo realmente esistito, probabilmente di scarsissimo interesse, romanzato più che mai. Accanto a lui scorrono come personaggi secondari Al Capone, Lucky Luciano e altri. E invece qui Robert Plant e John Bonham (mai rappresentati nella finzione scenica, al contrario dei famosi gangster) fungono da comparse.
Questo è il leitmotiv verso cui evidentemente ci dovremo abituare con Vinyl: pietre miliari del rock (sentiamo, ad esempio, “Iron Man” dei Black Sabbath) contro canzoni simili scritte appositamente per lo show; nomi di gruppi che vengono ricordati ancora adesso (gli stessi Led Zeppelin, i Jethro Tull), contro nomi sconosciuti ai più (Grand Funk Railroad, Captain Beefheart…), oltre a nomi inventatissimi (The Nasty Bits: bisognerebbe capire se con questo gruppo si fa riferimento ad una primissima forma di punk, oppure a qualche stile senza criterio alcuno).
Il genere di costume questa volta incontra elementi molto più conosciuti per l’immaginario collettivo. La musica anni ’70 non è poi così lontana da noi, che sia per età, o per conoscenza indiretta. Apprezzabile quindi l’esercizio di stile che vede un grandissimo incrocio tra finzione e realtà, tra canzoni scritte “in stile” e riproposizioni di repertorio storico. Caso eclatante lo si ha con gli stessi Led Zeppelin. Mostrando frammenti del loro concerto, oppure nominandoli nelle prime battute dell’episodio (quando viene mostrata la copertina del loro primo album), ciò che viene fatto ascoltare non è autentico materiale degli Zeppelin. E’ simile ad alcune canzoni, ma non sono quelle. Non ci è dato sapere se ciò è dovuto alla volontà di rappresentare un universo alternativo dove le canzoni dei LZ sono vagamente diverse, o semplicemente se quelle reali avrebbero comportato un’enorme spesa in materia di diritti (la loro “Immigrant Song” fatta ascoltare nel celebre “School Of Rock” rimane un caso raro).
Gli anni ’20 di Boardwalk Empire ci proiettavano in un efficace contrasto tra criminalità, violenza, lusso ed eleganza. Gli anni ’70 di Vinyl posseggono una separazione meno netta. Il disordine lo si percepisce anche negli ambienti più ordinati. Richie, grazie anche alla mimica facciale di Cannavale, presenta un disagio interiore abbastanza evidente: l’impressione è sempre quella che la bomba sia continuamente sul punto di esplodere. Contribuisce a questo anche la regia, che fonde elementi interni alla narrazione con rapide pennellate d’epoca (l’immagine controluce di Otis Redding, sebbene interno al flashback, rappresenta già il passato in quanto morto nel 1967) e improvvisi graffi musicali.
L’elemento thriller, infine, si pone come inevitabile spina dorsale per la trama orizzontale. Il solo affresco dei Settanta avrebbe potuto alla lunga stancare, se catalogato come protagonista assoluto della serie. Un bell’omicidio risveglia sicuramente l’attenzione, anche con i lunghi tempi della HBO.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Costumi e regia
  • Bobby Cannavale
  • Malgrado la lunghezza del Pilot, c’è curiosità per sapere come procederà la storia
  • I finti Led Zeppelin come prime illustri comparse
  • Esercizi di stile vs repertorio d’epoca
  • Senso di continuità stilistica con il sottovalutato Boardwalk Empire
  • 1h52min che potevano forse essere leggermente accorciati

 

Ci prendiamo ancora qualche riserva prima di elevare Vinyl ad ennesima e indiscussa garanzia marcata HBO. Occorrerà vedere intanto se la serie riuscirà a bilanciare il ritratto d’epoca con l’intensità nella storia, così come occorrerà vedere come verrà gestito l’enorme patrimonio musicale che quell’ormai lontano decennio ci ha lasciato. L’ottimo impatto tecnico e i nomi che vi hanno contribuito, però, non possono non far ben sperare.

 

Pilot 1×01 ND milioni – ND rating

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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