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Marvel’s Daredevil 2×01 – BangTEMPO DI LETTURA 10 min

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Una delle più grandi preoccupazioni degli spettatori di Marvel’s Daredevil era quella di non vedere una qualche utilità in una seconda stagione. Di sicuro molti avrebbero voluto aspettare magari la formazione dei Difensori nel prossimo Marvel’s The Defenders e solo poi pensare ad una season two. Alla fine della visione di “Bang”, però, ogni dubbio riguardo la ragion d’essere della suddetta scivola via come acqua sulla pelle, dimostrando come il Diavolo Custode della Marvel abbia ancora un sacco di spunti da trattare ed esaminare.
Il primo di tutti è quello che lega a doppio filo meta-narrativo protagonista e serie stessa: dimostrare di non essersi seduti sugli allori e portare avanti quello che si è cominciato. La passata prima stagione è stata, in tutto e per tutto, un film di tredici ore che ha raccontato la nascita dell’eroe, dimostrando come il periodo di formazione sia essenziale per i supereroi e come non basti avere dei poteri e un pigiama attillato per essere considerato tale. Ora Matt Murdock è Devil e (come sottolinea Foggy) l’avvocato cieco ha dato vita a qualcosa più grande di lui che, in fin dei conti, potrebbe anche vivere più a lungo di Matt/Devil in sé.
Anche Marvel’s Daredevil stesso si trova in questa posizione, dato che con la precedente stagione ha scritto un modo tutto suo di fare serie tv, riuscendo ad entrare nei cuori anche di chi non ama fumetti e serie tv tratte da fumetti. Un conto è tirare fuori qualcosa di grandioso da un terreno vergine e fertile, tutt’altro paio di maniche è tenere curato quel che si è seminato e fatto cresce. Questa è la vera sfida, sfida che Marvel/Netflix prende di petto, dimostrando di volersi occupare di tematiche riguardante la crescita dell’eroe (con successi e fallimenti annessi), il rapporto tra lui e il cast di supporto (comprimari e alleati) e la reputazione che dovrà costruirsi (valutata poi da colleghi, avversari, media e autorità). E lo fa nel migliore dei modi: inserendo il Punitore come regular character della stagione.
Questo Frank Castle ancora non formalmente presentato al pubblico – ma ben conosciuto da sinossi rilasciate e dalla fama che lo precede – non è qui solo per rincarare la dose di violenza del serial, ma anche per metter in crisi le ideologie e la filosofia di giustizia di Devil. Infatti non è da considerarsi come un villain ma più come “avversario ideologico” di Daredevil. Entrambi desiderano la giustizia sopra l’ingiustizia, ma il loro desiderio è messo in pratica in due modi completamente diversi (come fatto magistralmente vedere nell’episodio) e che nessuno dei due può accettare: Frank Castle uccide i criminali mentre Matt Murdock usa il sistema per mettergli in galera ed entrambi, nei comics, si criticano a vicenda perché considerano il metodo dell’altro sbagliato. Ma cosa è davvero giusto? Uccidere e risolvere il problema dell’evasione dei criminali o valorizzare e proteggere una certa superiorità morale che fa la differenza in quanto vera distinzione tra criminale ed eroe?
È una bella domanda e, effettivamente, non si può di certo negare che entrambi abbiano sia torto che ragione sulle loro tesi visto che il sistema è inaffidabile tanto quanto uccidere è moralmente sbagliato. Questo finisce per creare un duplice effetto. Quello benefico sarà quello di dividere il pubblico sulla visione dei due personaggi del concetto di “giustizia” facendo sì che sia il serial a porsi la domanda, ma lasci la risposta al pubblico. Quello malefico, è quello di non avere nel Punitore un vero e proprio antagonista come lo è stato Kingpin in precedenza, ridimensionando il suo ruolo a quello di semplice mina vagante: ruolo spesso molto rischioso. Nei fumetti può anche funzionare come personaggio intriso di sfumature di grigio ma una serie tv ha bisogno di un ostacolo che si contrapponga fortemente al protagonista.
Come a livello tematico Marvel’s Daredevil è pronto ad accettare la sfida, lo è anche a livello registico dove (rispetto alla precedente stagione) si avverte molta più sicurezza da parte della regia. Non che nella precedente stagione ci fosse ansia da prestazione di qualche tipo, ma è difficile non notare una certa presa di coscienza da parte del comparto visivo visto che le atmosfere dark e noir sono riuscite ad imporsi con incisività nella mente dello spettatore, riuscendo a creare un clima che ha valorizzato enormemente sequenze e tematiche della prima stagione. Oltre a ciò, tali atmosfere e una ricercata attenzione per certe tecniche di ripresa, sono state elogiate da pubblico e critica, quindi era il caso di farle tornare inalterate. E, infatti, le stesse atmosfere tornano con grande potenza espressiva e senza nessun particolare cambiamento, ma solo con tanta fiducia nelle loro potenzialità, limitandosi a non rivoluzionare troppo questo amato aspetto dagli spettatori. L’unico cambio che si può notare è solo quello riscontrabile nelle tecniche da presa, che comunque ben si sposano con le atmosfere urbane del serial e garantiscono la massima spettacolarità; basti vedere come si è introdotto il Punitore stesso facendo di tutto per celare il suo volto e mostrandolo solo nel cliffhanger finale come aggiunta ad esso.
Un plauso finale va infine agli interpreti del serial. Anche se è troppo presto per complimentarsi con lui (visto che ne abbiamo potuto godere poco di questo personaggio) va comunque premiato come Jon Bernthal sia riuscito a interpretare un Punisher convincente, sopratutto grazie alla unica linea di dialogo affidategli e alla sfuggevolezza della sua figura. Charlie Cox, Deborah Ann Woll e Elden Henson non solo sembrano divertirsi nei panni di questi personaggi, ma hanno anche saputo ricavare dalla loro arte recitativa una grande intesa, cosa che crea complicità e chimica in questo trio il cui affiatamento buca lo schermo. Una recitazione del genere va assolutamente esaltata e preservata, quasi come se fossero esemplari in via d’estinzione.

 

Poteva RecenSerie non sbattersi per voi a raccattare tutte le curiosità, e le ammiccate d’occhio per questa incarnazione live-action del difensore di Hell’s Kitchen? Maccerto che no! Doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, di seguito, come fatto per Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D.Marvel’s Agent CarterThe FlashGotham e Marvel’s Jessica Jones eccovi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia sulla puntata.

  1. L’episodio si apre con un giornalista radiofonico che parla del caldo attualmente in corso a Hell’s Kitchen. È una doppia citazione a due storie: “Il Ritorno Del Cavaliere Oscuro” di Frank Miller e “Devil: Father” di Joe Quesada, dove entrambe si aprono descrivendo una calorosa atmosfera davvero soffocante.
  2. Fa la sua prima (e ultima) apparizione Mr. Nesbitt, personaggio a capo della magia Irlandese, poi brutalmente ucciso insieme alla sua gang dal Punitore. Prima comparsa: Punisher #8 del 2004. Ultima comparsa: Punisher #10 del 2004.
  3. Il personaggio di Nesbitt viene da un universo narrativo della Marvel conosciuto come MAX. La linea MAX venne creata appositamente per lo scrittore Garth Ennis, celebre creatore del fumetto Preacher (prossimamente sugli schermi AMC) che negli anni 2000 arrivò in Marvel per scrivere le storie del Punitore, personaggio con caratteristiche più in linea con le sue ideologie e personalità. Nel comicdom, Ennis è famoso per essere un appassionato di storie di guerra e di spionaggio, oltre che avere un forte astio per i supereroi che non esita a ridicolizzare ogni volta che può. Dopo qualche numero creato per la versione originale di Frank Castle, le sue storie cominciarono ad essere limitate dalla presenta dei supereroi e di personaggi che non poteva toccare, poiché la Marvel stessa voleva tenerseli stretti per gli anni a venire. Così la Casa Delle Idee acconsentì a creare per lui una linea narrativa contraddistinta dall’iper-realismo e dalla totale assenza di super-eroi e/o personaggi strettamente legati ad essi e, se ce ne erano, erano fortemente rivisitati per essere plausibili in questa realtà.
  4. A proposito della mafia Irlandese, è bene sottolineare come (nella fauna e nella flora di Hell’s Kitchen) essa sia una parte integrante del retaggio storico della location. Volgarmente potremmo definirla una sorta di “Little Ireland” dato che (come è successo per zone come Little Italy e Chinatown) gli immigrati di una qualsiasi nazionalità che venivano negli Stati Uniti in cerca di lavoro erano malvisti dai residenti della più famosa città d’America finendo così per esser costretti ad insediarsi in zone spoglie di abitanti e trapiantare letteralmente la loro cultura in quella zona finora neutra, riuscendo non solo a vivere lontano da pregiudizi e maldicenze, ma anche a svolgere in santa pace il loro lavoro. Da li poi è nato non solo un intero quartiere ma anche una criminalità autoctona.
  5. E già che ci siamo, diciamo che Matt Murdock stesso ha origini Irlandesi.
  6. Il post in cui Devil va e scova i criminali morti appesi come carne da macello si chiama “Byrne Club”. Non è un diretto riferimento al celebre scrittore/disegnatore John Byrne, ma un qualsiasi lettore accanito nel fumetto non può che ricollegare il nome di questo club a lui.
  7. Mentre qui il personaggio di Grotto è appena diventato una figura centrale, nei fumetti è un criminale da quattro soldi, nonché amico di Turk. Prima comparsa: Daredevil #168 del 1981.
  8. Spesso nell’episodio si sente il termine “war zone” per descrivere la scia di cadaveri e morte lasciata da Frank Castle. Il termine fa da doppia citazione a due cose. Il primo, il film del 2008 “Punisher: War Zone”: terza incarnazione live-action del Punitore, con il vigilante interpretato da Ray Stevenson. Il secondo, ad una serie a fumetti satellite del personaggio intitolata come il film di cui prima.
  9. Il Puni e Devil hanno una lunga tradizione di combattimenti sui tetti. Quando i due entrano in rotta di collisione è come se fosse una sorta di tappa da rispettare.
  10. La comparsa della banda di motociclisti Dogs Of Hell è da considerarsi come un piccolo crossover con Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. Difatti,questa non è la loro prima apparizione ma bensì la seconda. Per la prima volta sono comparsi nell’episodio “Yes Men” del serial spionistico.
  11. I due detectives che arrivano sulla scena del crimine dove il Punitore ha ucciso i membri della gang Irlandese potrebbero essere Paul Budiansky (quello nero coi baffi) e Martin Soap (quello biondo): entrambi personaggi di supporto delle storie del Punisher. Aspettiamo però i successivi episodi per ulteriori conferme.
  12. E ora la trivia che tutti aspettavate: quella sul Punitore. Avvertiamo che il serial potrebbe aver cambiato o rivisitato le origini del personaggio, come successo a molti altri personaggi dei serial Marvel/Netflix o Marvel/ABC. Quindi, quella che vedrete riportata qui sono le origini classiche del personaggio però, qualora nel corso della serie mostrassero qualche differenza, tranquilli che non esiteremo a farvele notare. Al secolo Frank Castle, il personaggio compare per la prima volta sulle pagine di The Amazing Spider-Man #129 del 1974. Egli si presenta come un veterano della Guerra del Vietman recentemente congedato dal servizio che, per riprendere i rapporti con la famiglia, porta la moglie e i due figli al parco per un pic-nic; la giornata si trasforma però in tragedia dato che, disgraziatamente, i Castle si trovarono in mezzo ad un regolamento di conti mafioso. Tutta la famiglia muore: tranne Frank, il quale (impazzito per la perdita) decide di vestirsi con un costume nero/bianco con un teschio posto sul petto e di intraprendere una crociata con l’obiettivo di uccidere tutti i criminali del mondo. Ribattezzatosi “Il Punitore”, debutta inizialmente come persecutore dell’Uomo Ragno dato che viene convinto dal villan Lo Sciacallo che Spidey sia il vero assassino di Gwen Stacy. Il malinteso verrà però presto scoperto. Dopo diverse apparizioni, il personaggio riceverà diversi consensi di pubblico e critica finendo per vivere di proprie avventure dal 1986 attraverso serie dedicate interamente a lui.
THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il Punitore!
  • La scia di sangue lascia dal Punitore con cadavere annessi
  • Devil VS Punitore
  • Matt-Foggy-Karen: un trio affiatato
  • Ritorno delle atmosfere noir, dark e urbane e di una regia spettacolare e sopraffina
  • Nuove tematiche da trattare e che, difficilmente, lasceranno indifferenti
  • Cliffhanger finale
  • Recitazione generale totalmente in parte ed estremamente coinvolgente
  • Attualmente si sente la mancanza di un vero e proprio antagonista totalmente schierato dalla parte del male

 

Bang!
Frase con cui si conclude l’episodio che non può che descrivere egregiamente le sensazioni che lo spettatore prova a fine visione. Marvel’s Daredevil è tornato in pompa mangia. Bentornati ad Hell’s Kitchen.

 

Daredevil 1×13 ND milioni – ND rating
Bang 2×01 ND milioni – ND rating

 

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