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Marvel’s Daredevil 2×09 – Seven Minutes In HeavenTEMPO DI LETTURA 8 min

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Because you were right. In prison there’s only room for one kingpin.

Se a scrivere la sceneggiatura di un episodio è lo stesso showrunner della serie, allora questo è un involontario “spoiler” per tutti coloro che prestano attenzione a questo genere di dettagli perché vuol dire che qualcosa di grosso e importante sarà presente in esso. Nel caso di “Seven Minutes In Heaven” i termini “grosso” e “importante” sono sicuramente i più adatti per descrivere il ritorno più inaspettato ma desiderato di tutti: Wilson Fisk is back.
Marco Ramirez (uno dei due nuovi showrunner), coadiuvato da Lauren Schmidt Hissrich (meglio nota per il suo lavoro in West Wing), ha il difficile compito di dare una spiegazione a quanto visto in “Guilty As Sin” quando, nel finale, Vincent D’Onofrio fa la sua roboante apparizione. Premesso che è in casi come questi che si benedice Netflix per concedere subito la visione dell’episodio successivo, il ritorno di Wilson Fisk è totalmente inaspettato quanto estremamente elettrizzante. La totale riservatezza circa il ritorno di D’Onofrio sul set della 2° seconda stagione è da ammirare e stimare perché, nonostante tutti gli occhi puntati, si è riusciti a nascondere un così gradito ritorno. Ciliegina sulla torta: un bel face to face con Frank Castle, giusto per scaldare gli animi.

Fisk: I play the long game, Mr. Castle. You see, when I’m finally let out of this cage… it won’t be to wage war. It will be to win one. You, sir, you need to focus on now. I’ve given you a chance to walk free. To put that gift of yours to work, to find… What does Dutton call him? The Blacksmith. 
If I were in your shoes, I would use this opportunity to find your justice, to kill your way to justice! And not for me. Of course not. Not for yourself. For your family. For them.
Punisher: “Fisk.
Fisk: Yes?
Punisher: You know, next time I see you… only one of us walks away.
Fisk: Yes, of course. I’m counting on it.

Tutti coloro che hanno visto (l’ingiustamente bistrattato) Person Of Interest nel corso di questi 5 anni avranno avuto sicuramente una sorta di flashback che gli avrà riportati indietro alle machiavelliche partite a scacchi tra Elias e Finch, niente di più simile e al contempo diverso per Marvel’s Daredevil. Se l’analogia dell’ex boss di Manhattan (Elias in Person Of Interest e Fisk qui) che continua a tirare le fila anche dal carcere è vera, molto meno lo è la parte delle partite a scacchi, qui totalmente figurata in senso lato e non effettivamente giocata dai due player: Daredevil e Kingpin. “I play the long game, Mr. Castle” palesa subito le intenzioni del lungo periodo di Fisk, assolutamente non adagiato sugli “allori” del carcere ma attivo e propositivo per ritornare ad estendere la sua ombra nell’oscurità newyorkese (“The man who cast a shadow in the dark.“).
Quello che poteva sembrare un cliffhanger gettato lì solo per aizzare le masse, si rivela essere invece parte di un piano più grande, per la precisione del “long game”, volutamente tenuto nascosto per essere sviscerato nel momento giusto. “Seven Minutes In Heaven” si apre infatti giustificando l’assenza di Fisk con un flashback introduttivo volto a chiarire tutti gli eventi che hanno portato Kingpin ed il Punitore ad un faccia a faccia, esattamente il genere di mossa sceneggiativa che prende per le palle lo spettatore e lo tiene legato alla sedia. Il flashback infatti è totalmente funzionale a presentare la nuova realtà in cui si muove ora Fisk, una realtà che ha fisicamente dei limiti ma che ideologicamente vengono meno nel momento in cui i soldi permettono di comprarsi guardie e compagni di prigione. È con questo curriculum che Wilson arruola Frank Castle per la sua crociata e, seppur inizialmente riluttante per motivi ideologici, alla fine ne esce vincitore. Come sempre. I 7 minuti in paradiso del titolo sono l’esatto opposto per il Punitore a livello fisico ma, a livello televisivo, rappresentano una delle scene che garantiranno a Jon Bernthal un posto nell’Olimpo degli spettatori: magnifici, encomiabili se fosse stato tutto girato in piano sequenza.
Facendo un rapido excursus, bisogna dar atto al duo Ramirez/Petrie che fino ad ora stanno facendo un ottimo lavoro. Arrivati come “seconde scelte”, visto l’addio di Steven S. DeKnight, e con un ingombrante 1° stagione con cui scontrarsi, le possibilità di arrivare a superarla o comunque eguagliarne il valore erano assai basse e (notate bene) non stiamo dicendo che ci siano riusciti. L’anno 1 firmata da DeKnight ha insito nel DNA una storia di origini che, per come è stata articolata, non ha veramente alcun difetto; l’anno 2 firmato Ramirez/Petrie è invece schizofrenico, imprevedibile e molto rapido. Nel momento stesso in cui è comparso il Punitore (“Bang“) già ci si immaginava un’intera stagione con lui come antagonista, intervallato dall’ambigua Elektra, ma non è stato così perché già alla quarta puntata è calato il sipario su Frank Castle e si è puntato i riflettori su Elektra. O almeno così sembrava: in realtà Frank Castle è stato dirottato su una strada giudiziaria anche per dar lustro alle attività della (ormai morente) Nelson & Murdock, il tutto mentre Elektra si ritagliava degli spazi nel tempo rimasto delle puntate mai incidendo pesantemente nella narrazione. Nella scorsa “Guilty As Sin” però è cambiato tutto nuovamente e la storyline con la fiamma greca ha preso finalmente la strada che si aspettava imboccasse (merito anche di Stick) mentre Frank ha cambiato nuovamente habitat narrativo per la 3° volta finendo per alimentare il ritorno in campo di Wilson Fisk. Come si diceva qualche riga più sopra, le possibilità di arrivare a superare o comunque eguagliarne il valore della 1° stagione erano molto scarse ma, con pregi e difetti diversi, questa seconda annata si sta facendo valere.
Basta analizzare questa “Seven Minutes In Heaven” per carpire l’entusiasmo che si è messo nella realizzazione della storyline stagionale, in 59 minuti e 10 secondi si trova il tempo di: distruggere definitivamente temporaneamente i rapporti tra Matt e Foggy e tra Matt ed Elektra, presentare un flashback introduttivo di Fisk che chiarisca tutto il periodo iniziale passato in carcere, far incrociare e scontrare per ben due volte Punisher e Kingpin ed infine riportare in vita Nobu (morto in “Speak Of The Devil” e ora risorto). Il focus su Kingpin e Castle è enorme e copre a livello di minutaggio almeno metà episodio, come ad indicare una chiara scelta degli showrunner sull’importanza di tale ritorno (e come dargli torto), a pagarne lo scotto è però Matt Murdock che affronta un turbinio di eventi senza poterne metabolizzare uno.

Daredevil: Wait… You’re dead.
Nobu: There is no such thing.

Quanto raccontato da Stick in “Guilty As Sin” su La Mano va preso e memorizzato per gli episodi a venire perché probabilmente rappresenterà l’unica spiegazione che ci verrà concessa. I ninja de La Mano non sono i classici gangster di Hell’s Kitchen, sono più pericolosi e letali e, soprattutto, riescono a non far percepire il loro battito cardiaco a Daredevil. La cosa, alquanto strana se ci si ferma a riflettere, potrebbe però essere giustificata dalla frase di Nobu che di fatto “legalizza” la resurrezione. In tal senso, un ninja resuscitato potrebbe non avere un battito cardiaco e, proprio per questo, non potrebbe essere captato dal Diavolo Rosso. Speculazioni ovviamente, ma proviamo a dare un senso a quanto visto.

 

Poteva RecenSerie non sbattersi per voi a raccattare tutte le curiosità, e le ammiccate d’occhio per questa incarnazione live-action del difensore di Hell’s Kitchen? Maccerto che no! Doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, di seguito, come fatto per Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D.Marvel’s Agent CarterThe FlashGotham e Marvel’s Jessica Jones eccovi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia sulla puntata.

  1. Fa il suo debutto Benjamin Donovan, comparso per la prima volta su Luke Cage, Hero For Hire #14 del 1973. Nei fumetti è conosciuto anche come “Big Ben”, soprannome guadagnato grazie alla sua stazza e alla sua enorme forza racimolata grazie a diversi allenamenti. Era un avvocato prima che questi si ubriacasse e rimase coinvolto in situazioni che lo fecero radiare dall’albo. Da allora presta i suoi servizi a qualsiasi organizzazione criminale.
  2. Come detto nella recensione, i ninja de La Mano hanno un particolare addestramento: riescono a non far percepire il loro battito cardiaco a Devil. In più La Mano è riuscita a sconfiggere il tabù della morte, riuscendo ad inventare una tecnica con la quale riesce a far tornare in vita i suoi membri più potenti e meritevoli di una seconda esistenza, sacrificando però tanta energia vitale quanta serve al soggetto per resuscitare attraverso un sacrificio umano. Esempio: quando il criminale di poco conto conosciuto come La Rosa volle far resuscitare il Dr. Octopus (ucciso da Kaine, clone mal riuscito dell’Uomo Ragno) la resurrezione venne affidata al La Mano, la quale sacrificò ben sette membri per poterlo in vita.
  3. A volte La Mano, per reclutare membri di particolare utilità per loro causa, si scontrava contro personaggi che non avrebbero mai accettato di lavorare con loro, al fine di ucciderli e resuscitarli con un condizionamento psicologico totalmente votato alla estrema fedeltà verso la setta. Le due storyline di Wolverine conosciute come “Enemy Of The State” e “Agent Of S.H.I.E.L.D.” mostrano svariate volte questa usanza in maniera chiara e cristallina.
  4. Nella scena in cui Frank Castle viene allontanato dal Blocco D dalle guardie, si può intravedere la chiazza di sangue che acquista una forma simile ad un teschio. Che forse sia questa la spiegazione televisiva dietro al suo celebre logo?

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Ritorno in pompa magna di Wilson Fisk
  • Faccia a faccia tra Fisk e Castle
  • La resurrezione pasquale di Nobu
  • Recitazione eccellente da parte di tutto
  • Se solo ci fosse stato un piano sequenza per quei 7 minuti in Paradiso…

 

L’episodio si chiama “Seven Minutes In Heaven” ma in realtà sono 59 minuti e 10 secondi di pura estasi.

 

Guilty As Sin 2×08 ND milioni – ND rating
Seven Minutes In Heaven 2×09 ND milioni – ND rating

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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