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Vinyl 1×05 – He In Racist FireTEMPO DI LETTURA 5 min

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Immergersi negli anni ’70 disegnati da Vinyl non è per nulla difficile tanto è ottimale il lavoro di sceneggiatura, costumi e soprattutto musica creato per la serie. Siamo subito catapultati tra pettinature selvagge, jeans a zampa di elefante, lustrini e quel mood seventies che regala una marcia in più a tutta la vicenda umana e non solo che Jagger, Scorsese e gli altri vogliono raccontarci.
Arrivati a metà stagione, nonostante gli ascolti deludenti e ingiusti, Vinyl si rivela sempre più come una perla molto particolare che va gustata pienamente e senza fretta. Ecco quindi che la lunghezza delle puntate da un lato è un pregio poiché esse hanno la tempistica corretta per narrare i fatti ma dall’altro la costruzione degli episodi, come si diceva anche nella precedente recensione, è troppo simile ad un film per il cinema, risultando quindi troppo distante dai ritmi televisivi.
Questa settimana molti sono i temi toccati e identificare un solo momento al di sopra degli altri è difficile; ciò dimostra che la serie riesce a giostrarsi su più livelli, risultando sempre credibile, cosa non facile.
Richie, disperato per la situazione economica dell’American Century, vuole a tutti i costi tenersi vicino gli artisti già scritturati dalla casa discografica, in particolare Hannibal. Finestra, pronto a tutto pur di tenere viva la sua attività, organizza una cena e tira fuori il suo asso: la bellissima moglie Devon. Sulle note di “Pillow Talk” di Sylvia, la donna balla un sensualissimo lento con Hannibal, un momento di elevato erotismo che prima Richie accetta pur di far restare il musicista nella sua casa discografica, ma che poi rinfaccia alla sua compagna, dopo che è stato proprio lui a spingerla fra le braccia dell’uomo. La tensione sessuale che Olivia Wilde emana anche solo mentre cammina, si contrappone alla rabbia e delusione che il suo personaggio prova nel momento in cui si trova faccia a faccia con il marito. Un uomo che non  riconosce più e che non si fa scrupoli ad usarla (non ottenendo comunque ciò che vuole): nello schiaffo che Devon dà a Finestra, è racchiusa tutta la frustrazione di un rapporto di coppia che non funziona più, che vorrebbe essere diverso ma che è troppo tardi per salvare.
The time you ran/ was too insane/ we meet again” canta Jim Morrison: Richie e Devon si incontreranno ancora?
Finestra nel tentativo di salvare la barca coinvolge Andy, sua ex segretaria, ex fiamma, lasciata per la sua attuale moglie. La donna lavora per Jarvis occupandosi di promozione e si toglie diversi sassolini dalle scarpe nei confronti del nostro discografico. Dopo averlo sapientemente smerdato azzittito ricordandogli il successo dei Pink Floyd, promette di aiutarlo ma in cambio vuole una posizione paritaria nella società. Ulteriore punto Andy se lo aggiudica facendo ammettere a Richie di aver sposato Devon solo per la sua bellezza, confermando l’estrema superficialità dell’uomo al contrario del carattere della donna.
In tutto questo Finestra ha bisogno di un alibi per l’omicidio e ancora una volta incontra suo padre (lo avete riconosciuto?). Il sangue che scorre fra i due non è per niente buono, il rapporto è sempre più teso e in questo caso è proprio vero che le colpe dei padri ricadono sui figli. Con un esempio come Sal, poteva Richie essere un uomo diverso? Sicuramente. Ma ha scelto di seguire una via già viziata o forse ci si è ritrovato e non si è tirato indietro.
Tornando a monte e alla necessità da parte di Finestra di tenersi stretti i suoi musicisti: questo vale naturalmente anche per i Nasty Bits. Se Hannibal è l’emblema dell’egocentrismo, Kip è il classico tipo che vuole a tutti i costi mostrarsi alternativo, anarchico, sovversivo, non interessato ai soldi ma che appena sente il profumo di questi ultimi non si fa alcuno scrupolo a vendere l’anima al miglior offerente. Stevens e Finestra si meritano a vicenda; il primo ha l’ipocrita atteggiamento del post adolescente scontroso che fa la voce grossa ma che non morde, il secondo è un uomo vuoto e debole ancorato a quel poco che gli è rimasto, disposto a tutto per i suoi scopi e senza più dignità. Il patto che Richie propone a Kip rispecchia proprio questo: cacciare via il miglior amico di Stevens, calpestando quindi ogni rapporto sano, solo perché danneggia l’immagine dannata del gruppo, in cambio dell’apertura del concerto dei New York Dools. E Kip non perde tempo ad accettare il compromesso, perché i valori vanno sbandierati solo ed esclusivamente se non intaccano il potere, la fama, il sistema. Una spirale verso il basso, vendersi totalmente all’apparire, al dio denaro, tutto il resto può aspettare.
Con “He In Racist Fire” Vinyl mette a segno un episodio che ha diversi aspetti e che svela il percorso dei vari personaggi, restando fedele al contesto del periodo. Non ci sono colpi di scena particolari ma molti avvenimenti si susseguono che pongono le basi per continuare la storia, approfondendo gli aspetti più scabrosi delle vicende, del mondo discografico, dei rapporti all’interno di esso e quelli personali dei protagonisti.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La recitazione di Bob Cannavale
  • Sensualissima Olivia Wilde
  • “He in a Racist Fire” è l’anagramma di Richie Finestra
  • Finale sulle note dei The Velvet Underground
  • If you ever talk to me like that again, I’ll slap you so hard you’ll be singing out of your asshole
  • Il ritmo delle puntate più da cinema che da serie tv

 

A Vinyl va data una possibilità, anche più di una, perché oltre alla colonna sonora fantastica, Jagger, Scorsese e gli altri ci regalano uno scorcio su quegli anni ruggenti e su come sono stati vissuti, consegnandoci un prodotto con una marcia in più.

 

The Racket 1×04 0.58 milioni – 0.2 rating
He In Racist Fire 1×05 0.61 milioni – 0.2 rating

 

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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