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Marvel’s Daredevil 2×11 – .380TEMPO DI LETTURA 5 min

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No. No, no, no, no, no, Red. That’s… that’s not how it works. It’s just… you cross over to my side of the line… you don’t get to come back from that. Not ever.

Se non vogliamo definirlo “filler”, almeno concedeteci il permesso di etichettarlo come “episodio di transizione” perchè di questo si tratta. Si lo sappiamo, le serie Netflix in collaborazione con la Marvel sono costruite per sembrare un lungo film di 13 ore e quindi hanno anche loro dei momenti di stasi in cui far respirare la trama e preparare il terreno a ciò che è stato già pianificato, però si hanno sempre aspettative molto alte per ogni episodio e quando vengono tradite ovviamente la percezione del deficit è più acuta.
Venendo da un cliffhanger come quello della precedente “The Man In The Box“, la scena d’apertura doveva e poteva essere un momento epico, degno della situazione impossibile che si era venuta a creare. Invece, e qui arriva la prima delusione, tutto è stato vilmente sciupato nel giro di 4 minuti con un rapido scontro che non ha mostrato nè un Daredevil in difficoltà in uno scontro impari, nè quella sensazione di oppressione che si respirava al termine della scorsa puntata. In aggiunta a ciò si è poi andati a costruire una scena di salvataggio di Claire Temple che non può che riportare alla mente la morte di Gwen Stacy. Qui per “necessità” non è accaduto ma per le leggi della fisica avrebbe potuto.
“.380” si presenta come un break per far tirare il fiato alla serie e purtroppo ci riesce.
Ben consci della breve distanza che separa questo episodio dal season finale, comprendiamo pienamente la necessità di fare il punto della situazione così come siamo perfettamente consci che le tempistiche siano state già delineate, però l’amarezza in bocca rimane e porta un nome: “The Path Of The Righteous“. Nell’epoca DeKnight si aveva osato molto uccidendo Wesley a freddo, un supporter character ammirevole che, pur ricoprendo un ruolo da villain, era riuscito a guadagnarsi il rispetto e la simpatia del pubblico grazie ai suoi modi e alla sua parlata (merito di un ottimo Toby Leonard Moore). A distanza di 1 anno il paragone con “.380” è più che dovuto, è naturale ed il gap è evidente. Se si pensa che “The Path Of The Righteous” è stata scritta da DeKnight insieme a Douglas Petrie (uno dei due nuovi showrunner) la cosa diventa ancora più curiosa, leggasi fastidiosa.
Il terzultimo episodio viene costruito in maniera tale da intrattenere senza mai forzare troppo la mano: lo scontro tra Daredevil e Punisher è fatto appositamente a scopo ludico per tutti i fan; il dialogo sentimentale tra Frank e Karen è volutamente indirizzato a calmare gli animi; l’attacco al Punitore dentro la tavola calda è fatto bene ma non preoccupa minimamente. Insomma tutto è carino ma niente è eccezionale e questo alla fine dei conti pesa.
Provando ad epurare la nostra passione per questa serie, non si può prendere alla leggera le continue scelte assurde di Karen Page. Se ci trovassimo in questa situazione in un altro telefilm pioverebbero insulti, qui invece ci siamo sempre limitati nelle critiche ma questa volta è giunto il momento di spendere qualche parola in più perchè il limite è stato superato. Premettendo che una certa spregiudicatezza e passione per il rischio l’ha sempre dimostrata, Karen Page qui varca quella sottile linea che divide la pazzia dall’audacia e salta a piè pari nel non-sense. Chiunque, al posto suo, dopo aver mentito alla polizia ed essere stata vittima di ben due (signore) sparatorie, avrebbe accettato di buon grado un rifugio sicuro ed anche una scorta. Lei no. E si può chiudere un occhio un paio di volte come si è fatto nella scorsa stagione, però arrivati al limite della razionalità non si può più ed è questo il caso. La cosa abbastanza discutibile, oltre all’abbandono della safe-house, è il fatto che la polizia le creda ancora e la scorti al porto senza porsi tante domande circa dove sia stata fino ad allora visto che non era nella stanza che le era stata assegnata. Sono piccolezze, per carità, ma sono anche precise scelte quelle di non spiegare questi passaggi per non incappare in un vuoto di spiegazioni plausibili. Magari la spiegazione può essere data negli episodi successivi ma, basandoci solo su “.380” per un giudizio, quel giudizio non è soddisfacente.

 

Poteva RecenSerie non sbattersi per voi a raccattare tutte le curiosità, e le ammiccate d’occhio per questa incarnazione live-action del difensore di Hell’s Kitchen? Maccerto che no! Doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, di seguito, come fatto per Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D.Marvel’s Agent CarterThe FlashGotham e Marvel’s Jessica Jones eccovi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia sulla puntata.

  1. Sulla nave compare il numero 227. È un omaggio a Daredevil #227 del 1986, numero in cui partì la leggendaria “Daredevil: Born Again”.
  2. Quando Elektra uccide i due membri dei Casti, il serial ha mantenuto la resa grafica degli omicidi di Elektra, estremizzati dai disegni di Frank Miller.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Daredevil VS Punisher, di nuovo
  • Dialogo a cuore aperto con Punisher
  • Frank Castle sempre più mattatore
  • Cliffhanger della puntata precedente completamente depauperato delle sue potenzialità
  • Clima attendista
  • Karen Page agisce senza raziocinio

 

A due episodi dalla fine questa “.380” smorza gli animi ma prepara il terreno per le ultime 2 ore della stagione rimanendo una puntata guardabile ma dal talento sprecato.

 

The Man In The Box 2×10 ND milioni – ND rating
.380 2×11 ND milioni – ND rating

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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