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The Night Manager 1×06 – Episode SixTEMPO DI LETTURA 4 min

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The Night Manager volge al termine e lo fa al meglio delle sue possibilità, e meglio di quanto ci si potesse attendere dopo la visione del primo episodio. L’ambientazione egiziana con cui si è dato un senso di circolarità alla miniserie assume nel finale una connotazione più intrigante, sia perché lo spettatore è consapevole che ci si avvicina al gran finale, sia perché lo stesso avvicinarsi ad esso è stato ben trattato, con la giusta dose di azione, drama e effetto sorpresa.
La pecca si potrebbe trovare nella poca originalità insita nella scelta di far vincere i “buoni”. Spesso parlando di serie tv ci si lamenta di come molte ricerchino finali scontati o banali, meramente volti ad appagare i bisogni del pubblico. Sarebbe cosa ben più gradita ai buongustai di serial trovarsi di fronte a vicende frutto di scelte più difficili e controverse, ma che seguano un filo narrativo coerente con la storia. Non bisogna però commettere l’errore di giudicare irrealistico un prodotto solo sulla base del suo happy ending; occorre guardarlo nella sua interezza e, contemporaneamente, nei suoi singoli aspetti peculiari. The Night Manager si guadagna senza dubbio il titolo di spy story e, come ci ha insegnato una certa saga letteraria (e cinematografica) con protagonista la spia per eccellenza, non importa se devi affrontare vicende pericolose e turbolente contro personaggi spietati e apparentemente indistruttibili: se sei inglese e indossi un abito di sartoria ne uscirai indenne e vincente!
Scherzi a parte, dopo la visione di un prodotto come The Night Manager, così come dopo la visione dei vari 007, quello che conta non è la sensazione che lascia addosso allo spettatore alla fine, ma quella che gli infonde durante. Non importa se Pine sia sopravvissuto insieme a tutti i “buoni” della serie, quello che conta è che fino all’ultimo lo spettatore ha percepito un pericolo per le loro vite, così come il pericolo che Roper, grazie ai suoi agganci, non pagasse per i suoi crimini. Giustizia, nel significato proprio della parola, non è stata fatta: Roper non è stato arrestato e incriminato in un tribunale per le sue malefatte ma è stato, quasi letteralmente, buttato in pasto ai magnati arabi a cui aveva rubato i soldi. L’obiettivo della serie di far empatizzare lo spettatore con Pine prima, con Angela Burr e tutti coloro che hanno sofferto a causa dei traffici di Roper, ed infine anche con la maltrattata Jade, era stato raggiunto, passo dopo passo, con la caratterizzazione di Roper come innegabile “cattivo”. Perciò il pubblico non potrà che assolvere Pine, e soprattutto sé stesso, per aver tranquillamente lasciato Roper a sé stesso e a quella che, dalle sue proteste, sembrerebbe essere una terribile, quasi indicibile – tanto da esser lasciata all’immaginazione – fine. “Giustizia” in senso legislativo e “giustizia poetica” in questo caso coincidono.
E’ anche vero che da un personaggio duro e determinato come Pine non ci si poteva attendere una scelta più moralistica, ligia al dovere e al concetto di giustizia. Non viene, quindi, lasciato nessun dubbio riguardo la sua totale lealtà alla missione durante tutto il percorso, a differenza di quanto fosse lecito attendersi. L’operazione sotto copertura ha portato Pine a compiere azioni, non ultimo il brutale annegamento di Hamid, che non lo hanno portato al “passaggio al lato oscuro”, per citare Star Wars, nel senso di passaggio al nemico ma hanno comunque condotto ad una sua rivalutazione dei concetti di “giusto” e “sbagliato”, di “giustizia” e “vendetta” (ma d’altronde, nell’universo di Star Wars, non è proprio questo il “lato oscuro” che aveva sedotto Anakin desideroso di vendetta per la madre e salvezza per la donna amata?).
Per confermare quanto detto finora, va detto che nel finale, gli sceneggiatori hanno optato per una conclusione abbastanza diversa da quella del romanzo. Di fatti, nel libro originale, la conclusione di The Night Manager era abbastanza ambigua e molto amara, delineando una sorta di vittoria di pirro da entrambe le parti. Nella miniserie in questione si è optato per una conclusione, invece, molto più chiara ma avente comunque una verve agrodolce. Di fatti, anche se Pine ne esce vincitore, la “sconfitta” di Roper può essere comunque vista come la vincita di una battaglia ma non di una guerra, tra le altre cose, iniziata non perché il protagonista avesse interessi a fermare il traffico d’armi, ma perché intenzionato a vendicarsi per un motivo personale. Tutto è bene quel che finisce bene: ma solo da una parte del mondo. Esseri come Roper continueranno a esistere e tutto questo traffico continuerà ad esserci. La stessa così si può dire su Pine?

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Tensione fino alla fine 
  • Destino di Roper lasciato solo presagire
  • Vincono i buoni: punto a favore o a sfavore?

 

The Night Manager si conclude con una puntata ben realizzata e un finale un po’ accomodante nei confronti del pubblico ma che non toglie necessariamente valore al prodotto finale, che mantiene fino all’ultimo tutte le caratteristiche di un’avvincente spy story.

 

Episode Five 1×05 ND milioni – ND rating
Episode Six 1×06 ND milioni – ND rating

 

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