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Person Of Interest 5×08 – ReassortmentTEMPO DI LETTURA 5 min

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L’epica di Person Of Interest ci ha colti di sorpresa proprio quando tutti ci eravamo abituati alla dimensione procedurale dello show.
L’epica di Person Of Interest ci ha poi viziati quando a ogni episodio ci sorprendevamo ad aspettarci sequenze palpitanti e svolte narrative inimmaginabili.
È normale quindi che, sapendo di star assistendo all’ultima (breve) stagione, ogni episodio deve a nostro avviso essere un incrocio tra “Deus Ex Machina” e “If-Then-Else” , improntato al 100% sulla trama orizzontale e sulla guerra tra Samaritan e The Machine.
Inutile dire che sarebbe sbagliato, ragionando a mente fredda, aspettarsi un qualcosa del genere che snaturerebbe del tutto la serie e i suoi principali tratti distintivi. Apprezzamento soggettivo a parte, quanto risultò estranea, al resto dello show, la quinta conclusiva stagione di Fringe, con la sua storia “d’appendice”, separata del tutto da quella che era la storia delle precedenti stagioni, che tanto aveva piacevolmente stupito?
“Reassortment” parte in sordina, quasi confondendoci nella sua frammentarietà. Abbiamo Sameen da una parte, abbiamo Reese/Finch/Root da un’altra con il loro numero di giornata, abbiamo il nuovo personaggio Jeff da un’altra, Fusco da un’altra parte ancora. Tutto (o quasi) andrà a confluire, tutto è ovviamente sotto l’occhio di Samaritan: come a dire che anche la trama verticale ormai è inglobata nell’enorme trama orizzontale che lo scenario apocalittico-fantascientifico-tecnologico sta disegnando. È di fronte a un inizio del genere che ci chiediamo se preferiamo l’esercizio di stile a senso unico come è stato “6,741“, oppure un effettivo – meno spettacolare – avanzamento di trama, utile a serrare le fila di questa mezza stagione che la CBS ha avuto la grazia di concedere.
Sicuramente la stagione più corta, che sta correndo rapidissima, ci fa rimpiangere alcuni personaggi che saranno inevitabilmente poco sfruttati. Jeff è uno di questi. Oltre a essere una figura che nelle sue poche apparizioni ci ha donato già una tridimensionalità niente male, è anche il risultato di un grandissimo pregio della scrittura di Person Of Interest. Procedurali come POI, ma anche The Good Wife, hanno da sempre avuto la qualità di riuscire a trasformare elementi di casi verticali in importantissimi tasselli della trama orizzontale. Un caso singolo, che potrebbe tranquillamente essere preso e dimenticato, si rivelerà determinante più in là, a dimostrazione che niente deve essere trascurato.
Abbiamo detto che è scorretto aspettarsi 13 episodi da bava alla bocca quando, nei 22 delle precedenti stagioni, l’incidenza di capolavori non era altissima. Capolavori pur sempre attorniati da buonissimi episodi (e lì sta la differenza). È anche vero che sotto certi aspetti POI ci sta facendo ringraziare di essere alle battute finali, se non altro perché iniziamo ad intravedere certe piccole crepe che a lungo andare potrebbero aprire falle intere. È il caso di Fusco. La sua storia e la sua evoluzione è trattata in maniera sacrosanta. Da dirty cop a integerrimo detective, il percorso è stato ben disegnato. Vero è, però, che risulta abbastanza forzato, se non ingeneroso, creare questo contrasto acceso, con cui non si dà al poliziotto neanche un vaghissimo cenno della situazione in cui ci si trova. Soprattutto nel momento in cui Lionel ha dimostrato di essere una figura tutt’altro che debole. La scelta finale di prendere le distanze dal suo partner sarebbe stata molto meglio orchestrata qualora John e soci, per proteggere il detective, lo avessero allontanato in qualche modo. In ogni caso questo contrasto evidenziato in maniera così pressante – ahinoi – fa pensare tanto alle azioni solitarie della compianta Joss Carter. Kevin Chapman poi non si può certo dire che non sia un bravo interprete e che non abbia donato al suo personaggio tratti apprezzabilissimi. Il suo passaggio da quasi-linea comica a giustiziere tutto incazzato, con stereotipate battutine pronte, non fornisce la credibilità che un personaggio come Lionel Fusco meriterebbe.
Alla fine, verticale o orizzontale che siano, tutte le trame, come abbiamo detto, vanno confluendo come un imbuto sulle mosse di Samaritan. L’eugenetica (perché di questo si tratta) è la nuova mossa della IA e Person Of Interest si conferma portatore di una fantascienza assolutamente atipica. A cinque episodi dalla fine (ebbene sì… sigh) ancora non abbiamo visto con i nostri occhi un mondo tanto diverso dal nostro, sappiamo solo di due intelligenze artificiali – ovviamente non visibili – che fanno cose che, tutto sommato, sono anche verosimili, per i non esperti del campo. La fantascienza viene quindi solo suggerita, è come assistere ad un enorme flashback dove ci viene mostrata l’origine di un determinato mondo distopico, quello sì fantascientificamente standard.
Infine: la fuga da una prigione sudafricana controllata dagli emissari dell’intelligenza artificiale di cui sopra, in uno stato psicofisico non ottimale, potrebbe richiedere un leggero stato di sospensione dell’incredulità. È anche vero che, come abbiamo già detto, siamo a cinque episodi dalla fine e forse è il caso di far riunire alcuni personaggi. Sia per garantire l’epicità che noi tutti ci aspettiamo, sia per farci sopportare ben volentieri anche i piccoli fan-service che ogni tanto vengono sparpagliati qua e là.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Eugenetica
  • La frammentarietà iniziale trova una sua armonia finale
  • Paulie e il Patriot Act
  • Sameen sta tornando!
  • Il personaggio di Jeff
  • La descrizione che Elias fa a Harold
  • La rabbia di Fusco non gestita benissimo
  • Peccato sfruttare poco Jeff

 

Continuiamo a goderci queste scorpacciate settimanali di Person Of Interest. Sono un paio di recensioni che diciamo che manca ancora qualcosa, che la quadratura del cerchio non è completa. Questo è confermato anche nella 5×08, ciò non toglie che la qualità stia mantenendo una sua costanza e che il colpo da maestro possa essere dietro l’angolo.

 

QSO 5×07 5.29 milioni – 0.9 rating
Reassortment 5×08 4.91 milioni – 0.9 rating

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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