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12 Monkeys 2×10 – FatherlandTEMPO DI LETTURA 6 min

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Terminata la visione di Fatherland, il countdown segna -3 al tanto atteso season (e speriamo non series) finale e ancora nulla è stato detto a proposito di una terza stagione di 12 Monkeys. Il destino di noi spettatori appare ogni giorno più nefasto e, esattamente come nella serie, l’unica scelta possibile sembra essere quella di aggrapparsi saldamente a quel briciolo di speranza che ancora alberga in noi.
Analizzando oggettivamente l’andamento della stagione, non ci sarebbe da stupirsi nel qual caso il Mietitore Seriale decidesse di reclamare il suo tributo. Gli ascolti viaggiano in media sulle 300/400 mila views a puntata e, nonostante si parli di un canale come SyFy, il futuro della serie non ci appare esattamente roseo. Detto questo, prodotti ben più osceni hanno ottenuto rinnovi miracolosi (e immotivati) in un passato relativamente recente, esibendo ascolti della stessa portata (Falling Skies e Under The Dome si ergono gloriosamente a emblemi della suddetta categoria), dunque è lecito credere che anche a 12 Monkeys possa essere concessa un’ultima chance per chiudere dignitosamente la narrazione.
Fatherland, a partire dalla sua titolazione, si configura come un episodio dalla duplice natura. Fatherland, infatti, è anche il titolo di un romanzo giallo fantapolitico, opera dello scrittore britannico Robert Harris, che si inserisce nel filone dei componimenti narrativi ucronici basati, in parole povere, sulla premessa generale che la storia mondiale abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello reale. Nel libro di Harris, in modo analogo a quanto descritto nel romanzo di Philip K. Dick “La Svastica Sul Sole” (“The Man In The High Castle”) – trasposto recentemente sul piccolo schermo grazie alla serie omonima targata Amazon – la Germania nazista è uscita trionfante dalla seconda guerra mondiale, dando così origine a un universo storico alternativo. È facile dunque capire le motivazioni celate dietro a questa particolare titolazione, pensata inoltre per richiamare la “paternità” del Dr. Kirschner nei confronti della rediviva Olivia in viaggio, appunto, nella “terra del padre”, nello specifico la Berlino del 2016, per rievocare le vicende relative alla sua nascita /creazione.
Anche questa settimana nulla di estremamente complesso per quanto riguarda la consueta sinossi: Ramse e Cassie, d’accordo con il Dr. Adler, riescono a raggiungere il 1961 all’insaputa di Cole, che invece pensa di essere nel 1957. Dopo averlo drogato, i due partono alla ricerca del Dr. Kirschner e, dopo essere stati catturati da quelli del Mossad, vengono salvati dal loro compagno di viaggio, ripresosi nel frattempo e affiancato dall’agente Robert Gale che morirà eroicamente durante la missione. Apprendiamo così che il Dr. Kirschner è il “padre” dei Messaggeri, esseri superiori creati in laboratorio, su richiesta del Testimone, per resistere alla futura pandemia. Dopo una breve sparatoria guidata dalla “Mother” (Vivian), il dottore sembra essere ferito a morte, Olivia viene portata via e Ramse usa i suoi ultimi istanti per strappare l’angolo della mappa (che rappresenta il masterplane del Testimone) con le coordinate che portano al famigerato Titan. Una volta tornati nel 2044 Cole, su tutte le furie, chiede la detenzione di Cassie, Ramse e Adler, nonostante la titubanza di Whitley, ottenendola e segnando così una rottura definitiva all’interno del gruppo.

There was a time I longed for the day I would see you again, when the forest was red. You told me the witness would always be there for me. You lied. What other lies did you tell? My place in the great cycle ends today, at least with him. Goodbye Mother.

Sebbene gli avanzamenti diegetici siano abbastanza numerosi, e decisamente significativi, Fatherland non porta certo con sé una qualità tale da poter essere annoverato come uno dei migliori appuntamenti stagionali. Le vicende significative, relegate principalmente agli ultimi 10-15 minuti, riescono nell’impresa di far guadagnare la sufficienza a un episodio che, altrimenti, avrebbe meritato come minimo un sonoro Slap. Detto ciò, gli argomenti sui quali è possibile disquisire sono letteralmente ridotti all’osso. Cominciamo dalle dinamiche interne al gruppo. Molto discutibile la decisione di ribaltare le carte in tavola in maniera così radicale: nonostante si tratti di una scelta coraggiosa, invertire di segno così clamorosamente i conflitti interni alla banda di crononauti ha avuto come primo effetto un crollo massiccio nella credibilità della scrittura. Nel giro di tre puntate le coppie Cole/Katarina e Cassie/Ramse sono passate dall’odio più viscerale alla totale solidarietà, complice una scrittura che, nonostante riesca a conservare una certa coerenza di fondo in relazione a quanto avvenuto, tende spesso a tradire se stessa, piegandosi fin troppe volte alle esigenze di trama.
Il ritorno di Alisen Down rappresenta forse la scelta più infelice compiuta finora. Non certo per quanto riguarda lo sviluppo diegetico, invece molto ben strutturato per quanto concerne il suo personaggio, ma piuttosto per la debole presenza scenica dell’attrice, famosa ormai per la sua totale assenza di espressività, sia per quanto riguarda la mimica facciale, sia per la sua incredibile capacità di non variare mai il tono della sua voce a prescindere dalla situazione in cui si trovi.
Il segmento narrativo dedicato al ritrovamento del Dr. Kirschner, con successivo spiegone relativo al passato del personaggio, rimescola ulteriormente le carte in tavola, facendo luce, al contempo, sull’origine dei famigerati Messaggeri. La scelta di optare per una fotografia tendente al bianco e nero solo all’interno della timeline del ’61 si rivela vincente, sposandosi perfettamente con il clima dell’epoca e conferendo all’episodio una sfumatura noir, oltre che richiamare, in un certo qual modo, le atmosfere del già citato The Man In The High Castle. La morte dell’agente Gale, oltre che essere fortemente scontata, non riesce a suscitare (ovviamente) nessun tipo di reazione, complice la totale mancanza di empatia nei confronti di un personaggio apparso sullo schermo sì e no per quaranta minuti totali. Visto lo scambio di battute avuto con Cole al suo arrivo nel ’61, è probabile che l’agente ricompaia nei prossimi episodi: l’affermazione “You know Cole, I’ve know you a long time now.” e la successiva reticenza nel rispondere mostrata dall’agente, suggeriscono che i due si siano incontrati altre volte tra il ’44 e il ’61, ma per noi, in questo caso, si tratterebbe di un passato non ancora avvenuto.
Per concludere, la nostra solidarietà va al povero Deacon, rassegnato alla fine, sempre più vicina, e pure rifiutato da Cassie, dal quale apprendiamo finalmente il motivo celato dietro l’improvviso attaccamento tra i due personaggi. Con tutte le probabilità, sarà proprio lui a liberare la coppia di disertori dalla loro prigionia, principalmente in ragione del fatto che la serie necessita di tutti e tre i protagonisti per chiudere in bellezza questa seconda stagione. Noi, nel frattempo, ci auguriamo che nella prossima puntata torni la Jennifer Goines di Emily Hampshire, character fondamentale non solo in termini di narrazione, ma anche, e soprattutto, per l’aspetto legato al coinvolgimento emotivo dal punto di vista spettatoriale.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Sviluppo narrativo interessante
  • La figura del Dr. Kirschner
  • La fotografia utilizzata nella timeline del ’61
  • Deacon siamo tutti con te!
  • Assenza di Jennifer
  • La morte anonima dell’agente Gale
  • Il ritorno di Alisen Down
  • Inversione delle dinamiche oppositive Cole/Katarina e Cassie/Ramse troppo rapida

 

Ennesimo Save per la serie di Matalass e Fickett, guadagnato in zona cesarini grazie soprattutto alla piega presa dalla narrazione nella parte conclusiva dell’episodio. Oramai non resta più molto tempo, ancora tre episodi e (forse) finalmente scopriremo la vera identità del famigerato Testimone. Ora possiamo solo sperare che la serie riesca a guadagnarsi una chance per chiudere in maniera compiuta le avventure di Cole e colleghi. Visti gli ascolti, però, vi consigliamo la strada della preghiera. Al momento sembrerebbe la più efficace. Fatevi un po’ due conti.

 

Hyena 2×09 0.35 milioni – 0.1 rating
Fatherland 2×10 0.39 milioni – 0.1 rating

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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