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Suits 6×01 – 6×02 – To Trouble – Accounts PayableTEMPO DI LETTURA 5 min

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Dopo una lunga attesa torna l’estate e con l’estate torna la serie con più vetrate di una pubblicità di Carglass e più tubini dello showroom di Coco Chanel: Suits. A questa caratterizzante scenografia si aggiungono nella sesta stagione le tipiche atmosfere di Orange Is The New Black: Mike fa ingresso nel mondo del carcere da detenuto e non da difensore e, a guardare la sua performance in questa prima puntata, vien da sorridere (e da pensare che fosse molto più preparata di quello a cui andava incontro la svampita e spaesata Piper Chapman appena entrata a Litchfield). Quanta ironia della sorte si cela dietro a uno che finisce in prigione perché per anni ha fatto finta di essere un avvocato e quando ci si trova si comporta come un novellino che non ha mai sentito parlare di leggi, codici e procedure legali che fino al giorno prima erano il suo pane quotidiano? Lo stesso discorso varrebbe per Rachel e Donna che sembrano cadere dal pero all’apprendere le regole circa le visite ai detenuti: ma non lavoravano tutti in uno studio legale?
Alla situazione un po’ straniante si aggiungono le simpatiche parentesi di citazioni di film, elemento caratterizzante le prime stagioni dello show che evidenziava il rapporto esclusivo tra Mike e Harvey, ma che in qualche modo creava un legame anche col pubblico: personaggi che citano altri personaggi, da sempre una forma di “metateatro” dal forte appeal e riscontro positivo del pubblico.
Nello specifico della puntata in oggetto lo sforzo verso questo ritorno alle vecchie abitudini è meno apprezzabile rispetto ad altre occasioni. Sdrammatizzare la situazione di Mike facendogli incontrare continuamente gente che risponde a tono alle sue citazioni cinematografiche rende il tutto meno realistico ma, soprattutto, cozza con la sensazione di gravità che contemporaneamente sembra si voglia evocare.
Dall’altra parte, alla Pearson Specter Litt si affronta la situazione drammatica in cui versa lo studio con i consueti discorsi preannuncianti catastrofi indicibili a cui si contrappone la calma serafica dei movimenti: il tutto si intervalla a litigi e solite immediatamente successive riappacificazioni tra Harvey e Louis che, a un certo punto, lasciano un po’ il tempo che trovano. Louis per fortuna rende il tutto più godibile con i suoi siparietti comici, coadiuvato da Jessica e Harvey strafatti; scene comunque apprezzabili nel loro essere fuori dall’ordinario per l’ensemble dei tre protagonisti coinvolti.

Il cliffhanger finale della prima puntata, in parte prevedibile (chi ci ha creduto che Mike avesse appena trovato il suo nuovo migliore amico?), aveva senso di esistere per dare un assaggio allo spettatore di quale sarà il principale antagonista di Mike in prigione, ora che le sue sfide non potranno esser rappresentate da casi legali o avvocati arrivisti e malvagi. Ancora una volta però si tratta dell’ennesimo personaggio che cerca vendetta contro Harvey: ormai è un po’ ridicolo e ripetitivo e rischia di riportare il tutto alle solite dinamiche. Se non altro in “Accounts Payable” torna la dose di feels tanto cara ai fan dello show con un cattivissimo Harvey in difesa del suo protetto. Protetto che, nel frattempo, fa il bulletto in prigione, salvo poi farsi salvare dal vero compagno di cella e, forse, vero “buono”. Questa ostinazione a voler affiancare a Mike un personaggio positivo che possa fargli da “pal” non è del tutto comprensibile. Se si esclude la necessaria sopravvivenza di Mike non si vede la necessità di far entrare un personaggio irrealistico nel suo spirito di fraternità e sacrificio (stiamo parlando di una prigione, non di una comunità francescana). Probabilmente vi è solo l’esigenza di identificare un sostituto di Harvey che riporti Mike alle dinamiche “di coppia” che gli si confanno. Ricorderete infatti come, negli episodi in cui Mike aveva intrapreso la strada dell’investment banking, la mancanza di due elementi portava a storcere il naso e a sperare in un esito negativo di quell’avventura: le prodezze da avvocato del giovane Ross e le prodezze da bromance della coppia Harvey-Mike. Alla luce dei fatti con cui si apre questa sesta stagione è inevitabile l’assenza, anche ora, del primo di questi elementi; ragion per cui la ricerca dell’appetibilità della storyline di Mike si è rivolta verso la ricerca di un compagno da affiancargli (che potrebbe essere anche lo psicologo, visto il comune gusto cinematografico).
Passano un po’ in sordina le donne dello show che, sebbene tutte di nuovo presenti (Gretchen inclusa) non ottengono il trattamento che meritano a livello di importanza nelle dinamiche delle vicende in corso, tranne Jessica che riesce magistralmente a dare un colpo al cerchio e uno alla botte, accontentando Jack Soloff e salvando comunque lo studio dalla bancarotta (e facendoci anche la figura della buona samaritana: tre piccioni con un assegno!).

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La “freschezza” derivante dalla situazione di Mike e il ventaglio di nuove opportunità che offre
  • Scena della canna in ufficio
  • Harvey in pena per il suo amico
  • Dialogo sul grado di blackness di Donna tra lei e Gretchen
  • Jessica e la forza con cui prende in mano la situazione
  • Rischio di incorrere in dinamiche già viste su più fronti
  • Presenza periferica dei personaggi femminili dello show

La sesta stagione di Suits si apre con nuovi scenari a cui però rischiano di attaccarsi dinamiche già viste, dati alcuni presupposti fin qui presentati. Ci accingiamo ad un cauto salvataggio, nella speranza che questi siano solo nostri timori e che si sfruttino al meglio le potenzialità insite nella ventata di freschezza della nuova location del protagonista.
25th Hour 5×16 1.71 milioni – 0.5 rating
To Trouble 6×01 1.85 milioni – 0.5 rating
Accounts Payable 6×02 1.65 milioni – 0.5 rating

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