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R.I.P. (Recenserie In Peace) – SpartacusTEMPO DI LETTURA 7 min

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Spartacus recensione

Spartacus non è semplicemente una serie tv, è qualcosa di più grande. È la rivisitazione e l’adattamento televisivo delle vicende del mitico Trace che affrontò Roma dal suo interno, partendo da un manipolo di guerrieri fino ad arrivare ad assimilare oltre 100.000 ex-schiavi nella sua causa: la battaglia contro l’Impero Romano per il nobile ideale della libertà.
La serie targata Starz, andata in onda dal 2010 al 2013, non ha niente a che vedere con il kolossal storico del genio di Kubrick anche se le citazioni a quest’ultimo film non mancano, vedasi la morte di Gannicus, ispirata alla morte di Spartacus nel film di Kubrick oppure la frase “Io sono Spartacus” usata da tutti gli ex-schiavi per confondere le tracce del loro capo, altra citazione del film del regista americano. La creatura di Steven S. DeKnight inizialmente potrebbe essere scambiata per un prodotto Asylumesco (la casa produttrice dei vari Sharknado per intenderci) a causa degli effetti speciali di dubbio gusto, se non fosse che questi con il passare delle stagioni diventeranno un vero e proprio marchio di fabbrica. DeKnight, non a caso, si è ispirato non celatamente ad alcuni capolavori di Frank Miller, come 300 e Sin City.
Il lavoro di DeKnight, continui pregiudizi a parte, ha subito un duro colpo alla fine della prima stagione, un colpo che da lì in poi ha cambiato la serie o, per lo meno, il personaggio di Spartacus. Andy Whitfield, lo Spartacus della prima stagione, al termine di quest’ultima scopre di avere il linfoma di Hodgkin. La scoperta di questa malattia e la speranza della guarigione di Whitfield spingono i produttori a creare un prequel della prima stagione, dove il protagonista non è più Spartacus, bensì i suoi comprimari. Al termine di questa stagione “zero”, dopo un’iniziale guarigione, Whitfield è costretto ad abbandonare la serie e da lì a poco a cedere alla malattia.
La morte e conseguente sostituzione di un attore ha diversi precedenti nella storia del cinema o della televisione. Ricordiamo come capostipite di questa spiacevole situazione la morte di Brandon Lee durante le riprese de “Il Corvo” e la morte di Richard Harris prima delle riprese del terzo film della saga di Harry Potter. In ambito seriale, l’immortale serie inglese Doctor Who cambia costantemente protagonista nelle stagioni, ma fortunatamente non per questo problema, bensì per una scelta volontaria e studiata a priori, originata, però, dalle precarie condizioni di salute del primo Dottore, William Hartnell.
Il recasting per il ruolo di Spartacus, dovuto fare prima dell’inizio della seconda stagione, è terminato con l’assegnazione a Liam McIntyre del ruolo di protagonista della serie. La scelta ricaduta su McIntyre è stata una scelta saggia perché, a causa della sua somiglianza fisica con Whitfield, ha contribuito a dare continuità al personaggio, non costituendo un passaggio troppo traumatico per i telespettatori. Meriti non solo della produzione, ma pure di McIntyre stesso, il quale è riuscito nel duro compito di non far rimpiangere Whitfiled. Ancora più saggia è stata la scelta di continuità di Fabio Boccanera come doppiatore di Spartacus, anche con il cambio di attore. Mossa non tanto ovvia come si possa credere.
Le vicende e glorie del Portatore Di Pioggia (alias Spartacus) sono state condivise con altri fedeli compagni di avventura: Crisso (Manu Bennett) prima nemesi di Spartaucs nella scuola di Batiato, poi vice e amico fedele di Spartacus. Glorioso combattente e macchina da guerra inarrestabile, probabilmente colui che incarna meglio l’odio per Roma. Enomao (Peter Mensah) prima allenatore di gladiatori nella scuola di Batiato, poi mitico guerriero nell’esercito di Spartacus. In una pseudo gerarchia tra tutti i gladiatori lo troveremmo al vertice, addirittura sopra il suo capo/amico. Gannicus (Dustin Clare), apparso per la prima volta nel prequel, è l’unico gladiatore ad essere stato liberato dal suo padrone. Sceglierà di combattere nonostante la sua libertà, è colui che rappresenta meglio l’amicizia fraterna tra i gladiatori. Se questi sono solo alcuni dei compagni d’avventura, i nemici romani (e non solo) che si sono opposti a questa terza guerra servile sono innumerevoli e le loro morti sono illustri. Il primo a soccombere nonché, probabilmente, l’artefice della macchina da guerra che diventò Spartacus è stato Quinto Lentulo Batiato (John Hannah), accompagnato dalla moglie Lucrezia (Lucy Lawless). La prima stagione interamente ambientata nella casa Batiato vede il forgiarsi dello spirito nobile e guerriero di Spartacus, le iniziali diatribe con Crisso e l’instaurarsi della fraterna amicizia con gli altri gladiatori, culminata con la strage di romani e la fuga da Capua. Il prequel, avvenuto prima della seconda stagione a causa di problemi già ampiamente discussi precedentemente, vede le origini dei mitici guerrieri che aiuteranno il valoroso Trace nella sua impresa. Nella terza e nella quarta stagione vengono riportate abbastanza fedelmente dai libri di storia le imprese di Spartacus, terminate con la gloriosa morte di quest’ultimo.

“Spartacus… that is not my name. I shall finally hear it again, given voice by loving wife.”

Con queste parole si concludono le vicende del mitico Trace, un guerriero che agli occhi dello spettatore può sembrare una mezza via tra Gesù e Terminator. Gesù per la sua umiltà e bontà. Una guerra incominciata inizialmente per vendetta, ma poi proseguita per una causa maggiore, portare in salvo tutti i schiavi fuggiti, portarli lontano dalle grinfie di Roma. Terminator per la sua apparente immortalità e sete di sangue di guerrieri romani.
Contrapposta alla nobile causa della terza guerra servile, vi è Roma. Una Roma profondamente corrotta, in cui il potere e le monete sono tutto quello che interessa ai nobili romani. Tutti, o quasi, i nobili romani, nemici di Spartacus, sono immersi in questa corruzione: partendo da Batiato, passando per Glabro e finendo con Crasso. Proprio questi sono i principali nemici di Spartacus, il primo con l’uccisione della moglie del Trace darà il via alla sua furia. Il secondo è colui che ha preso e catturato Spartacus nella sua amata Tracia. Il terzo, l’unico uomo in tutta la serie con un’astuzia pari a quella del protagonista – Ashur a parte, il viscido e manipolatore Siriano – sconfigge il Trace appena prima del compimento del suo sogno, la fuga dall’Italia.
La serie non è completamente basata sulla guerra tra romani e ex-schiavi, l’amore gioca un ruolo fondamentale, così come altrettanto importante è la burocrazia dell’impero romano. Partendo dal primo punto, per sottolinearne l’importanza, basti pensare al vero motivo da cui è scaturita la rivolta nella casa di Batiato: Spartacus scopre che sua moglie è stata uccisa da Batiato stesso, lui vuole vendicarsi e aizza i suoi compagni contro il loro padrone. Dopo la morte di Sura, Spartacus avrà altre donne ma nessuna riuscirà a ricoprire il vuoto lasciato dalla morte di sua moglie. Anche gli altri compagni del Trace sono segnati profondamente: Crisso, Enomao, Gannicus tutti loro hanno combattuto per una donna, tutti loro sono stati profondamente segnati dai loro rapporti amorosi.
Lo stesso vale anche per i nemici romani, coinvolti costantemente in tradimenti e complotti, amori che hanno come unico scopo l’avarizia e la lussuria. Ma la cosa più sorprendente è la disinvoltura del modo in cui sono stati trattati e mostrati amori tra persone dello stesso sesso. In ogni stagione una coppia omosessuale è mostrata nella sua semplicità – come poi la televisione a stelle e strisce ha saputo abituarci – una cosa che dovrebbe far riflettere ancora più oggi, sopratutto per i fatti orribili successi ad Orlando. Ciò che continua a sorprendere di più è la sorpresa stessa, sorpresa che non vi era ai tempi dei romani e dei greci. Oggi, ai nostri occhi, dopo secoli di evoluzione, la cosa sembra non esserlo più appieno, un paradosso che questa serie, come altre, sembra sottolineare.
Altro tema che viene approfondito in Spartacus, quasi in maniera scolastica, è il rapporto tra le alte cariche romane e la storia dell’impero romano, la burocrazia e gerarchie sono discusse sin dalla prima stagione, la difficile scalata di Batiato verso una gloria vanificata dai suoi stessi gladiatori ne è la prova, tanto quanto è splendidamente rappresentata la vittoria di Crasso e la sua proclamazione ad Imperatore.
Pure la storia, quella con la S maiuscola, viene rappresentata abbastanza realisticamente, certe incongruenze sono visibili ma nessuna di esse stravolge la rielaborazione storica effettuata in quest’opera.
In conclusione DeKnight ha creato una serie coraggiosa su tutti i fronti: sui temi affrontati, sulla scelta stessa di continuarla dopo la dipartita di Whitfield, sulla tecniche registiche usate che di volta in volta, a seconda del regista della puntata, variano fino a culminare nell’ultima stagione, caratterizzata da una regia imprevedibile e movimentata, accentrando così la serie verso un tema affrontato più volte nell’ambito televisivo e letterario.
Spartacus non è solo una serie, Spartacus è storia.

 

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Detto anche Calendario Umano, si aggira nel sottobosco dei prodotti televisivi e cinematografici per trovare le migliori serie e i migliori film da recensire. Papà del RecenUpdate e Genitore 2 dei RecenAwards, entra in tackle in pochi ma accurati show per sfogarsi e dire la propria quando nessuno ne sente il bisogno.

5 Comments

  1. Sto facendo un rewatch e guarda caso esce proprio adesso 🙂 è la serie che considero forse la migliore di sempre(personalmente ovviamente)per gli ideali e i valori che porta alla luce, son proprio contento che anche voi le abbiate dedicato un pò di spazio

  2. Cerchiamo di dare spazio a tutte le serie che se lo meritino.
    Spartacus è una serie sorprendente, sotto diversi punti di vista. Gli ideali e valori giocano un ruolo fondamentale!

  3. La serie che più di tutte mi ha emozionato, nella puntata finale gridavo praticamente!

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