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Documentary Now! 2×02 – Juan Likes Rice And ChickenTEMPO DI LETTURA 4 min

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All’interno dell’oramai sconfinato panorama seriale si sono progressivamente create molteplici nicchie televisive entro le quali i maniaci del piccolo schermo hanno potuto soddisfare i loro più reconditi desideri legati appunto all’offerta seriale. Documentary Now! si erge gloriosamente a rappresentante di questa nicchia, dimostrando, se già non fosse stato chiaro con altre serie quali Galavant, The Last Man On Earth, il più recente Son Of Zorn, oppure, sconfinando in altri generi, The Leftovers, Vynil, Peaky Blinders, come un elevato bacino spettatoriale non sempre sia una garanzia di qualità. Le serie appena citate, sebbene snobbate rispetto ad altri colossi dei rispettivi generi, possono comunque vantare numeri ben più elevati del sottovalutatissimo Documentary Now!, esponente di un genere, quello del mockumentary, già utilizzato – in ambito comedy, come già citato nella precedente recensione, da serie quali The Office e Parks And Recreation, mentre, spostandoci altrove, la recente sesta stagione di American Horror Story – ma mai in maniera così originale e intelligente.
Come ogni settimana, “Juan Likes Rice And Chicken” si pone l’obiettivo di scimmiottare un documentario realmente esistente. Questa volta a ispirare Armisen, Hader e Meyers è l’incredibile storia di Jiro Ono, maestro indiscusso nella preparazione del sushi e proprietario del celebre ristorante Sukiyabashi Jiro (tre stelle Michelin e 240$ per un menù di degustazione da venti portate), raccontato da David Gelb in “Jiro Dreams Of Sushi“, distribuito nel 2011. A partire dai titoli d’apertura, è facile notare l’estrema somiglianza nello stile tra “doc” e “mock“, soprattutto per quanto riguarda la regia. E se con “The Bunker” la serie pone le basi per una seconda stagione in linea con la prima, con questo episodio gli autori mostrano invece il desiderio di superarsi, offrendo allo spettatore venti minuti di pura comicità in stile DN!, in totale assenza di tempi morti, incalzando lo spettatore con la consueta visione distorta del reale, ma senza forzare, attraverso l’umorismo che caratterizza la serie, l’utilizzo del soggetto originale. In altre parole, non ci troviamo di fronte a una parodia “classica”, potremmo dire alla Mel Brooks, dove più che altro si vuole restituire un’immagine caricaturale dei protagonisti. In DN! tutto resta esattamente com’è. L’incredibile talento del trio targato Saturday Night Live risiede nel sondare il materiale a disposizione, evitando di creare la gag da zero, bensì scovando la stranezza che già risiede all’interno del documentario da parodiare, rendendola semplicemente visibile agli occhi dello spettatore.
Altro aspetto che fa di Documentary Now! un appuntamento imperdibile per gli amanti della serialità televisiva è quella sensazione di completezza che lo show riesce a trasmetterci ogniqualvolta l’episodio giunge al termine. Chiunque potrebbe fare il verso a un’opera già esistente, scimmiottando un aspetto in particolare con l’intento di provocare una risata di pancia. Il lavoro compiuto da DN! è ben più complesso: la serie, prima di puntare sulla componente umoristica, si pone come obiettivo primario la ricerca dell’elemento centrale, il cuore del soggetto, ovvero ciò che rende il documentario, quello originale, convincente sul piano del coinvolgimento emotivo, costruendo attorno ad esso la struttura portante dell’episodio. In questo caso specifico, ad esempio, tutto ruota attorno al rapporto tra padre e figli – fulcro emotivo anche dell’opera originale – costruito in maniera talmente impeccabile da risultare veritiero e ugualmente profondo nonostante la visione in chiave comica. Al termine dell’episodio i personaggi risultano così molto più complessi e profondi di quanto ci si aspetterebbe da una parodia, motivo per cui ciascun appuntamento settimanale appare come una creatura originale, un’opera a sé stante, per nulla dipendente dalla visione preventiva dell’originale e talvolta ugualmente toccante nonostante l’idiozia di fondo mostrata dai suoi interpreti.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Niente pollo per i turisti dopo 40 minuti di passeggiata nella foresta
  • Sacchi di riso sbattuti su un albero, pollo sparato col cannone sul muro, 30 minuti per portare il latte a destinazione
  • Come suona una banana?
  • Pollo con Skittles 
  • Juan che non si accorge della scomparsa di sua moglie dopo 2 anni
  • Poco spazio a Bill Hader

 

Questa settimana Documentary Now! si aggiudica un Bless a mani basse, frutto di un lavoro impeccabile fatto non solo dal punto di vista tecnico, ma soprattutto dal punto di vista del coinvolgimento spettatoriale. Gli ascolti, come sempre, non sono altissimi, addirittura in calo rispetto alla tiepida accoglienza mostrata nella premiere di stagione, ma noi confidiamo in voi, lettori di Recenserie, per rendere onore a una serie che meriterebbe, senza dubbio alcuno, sorte migliore.

 

The Bunker 2×01 0.12 milioni – ND rating
Juan Likes Rice And Chicken 2×02 0.11 milioni – ND rating

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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