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Grey’s Anatomy 13×03 – I Ain’t No Miracle WorkerTEMPO DI LETTURA 5 min

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Grey’s Anatomy una volta era quel telefilm che teneva il pubblico incollato al televisore con le sue appassionanti storie, con la forza dei dialoghi e per l’affetto per i chirurghi di Seattle. Arrivati alla tredicesima stagione, le storie si sono appiattite, ripetute all’infinito, la forza della scrittura non è la stessa e l’unica cosa che è rimasta adesso è l’affetto per i personaggi con i quali in tutti questi anni si è creato un legame e, infatti, è solo il voler conoscere cosa succede ai dottori del Grey Sloan che spinge una buona parte dell’audience (l’altra parte è formata da adolescenti che hanno recuperato tutta la serie di recente e ne sono ossessionati), a continuare a guardare questo show che, altrimenti, andrebbe abbandonato.
Uno dei protagonisti più amati in assoluto da tutti i telespettatori è sicuramente Alex che, dopo aver passato stagioni relegato a fare da spalla a Meredith, ecc… e a sporadiche apparizioni in sala operatoria, finalmente riacquista lo spazio centrale che merita, però con una storyline mortificante per la crescita che il personaggio ha avuto nel corso degli anni. La scorsa puntata, dopo aver affrontato De Luca in tribunale e aver fatto rischiare la vita ad un suo paziente, Chief Bailey ha allontanato Alex dal reparto di chirurgia pediatrica mandandolo a lavorare alla Clinica Denny Duquette (quanti di voi sapevano che era ancora aperta o si ricordavano della sua esistenza?), dove, ovviamente, non si trova a suo agio e dove non può esercitare la sua professione.  Questa scomoda posizione è necessaria a Karev per riflettere sulle sue azioni, sulle sue responsabilità e per cominciare ad affrontare i propri problemi. Dunque la scelta di farlo lavorare nella clinica si rileva tanto azzardata quanto potenzialmente efficace per lo sviluppo della storyline di Alex. Si aspettano degli sviluppi coerenti, interessanti e che mostrino che il chirurgo pediatrico non sia completamente regredito al bullo senza cuore che era nelle prime stagioni.
Arizona torna da New York (e Jessica Capshaw torna dal congedo maternità) e si trova immediatamente scaraventata nel mezzo dello scontro tra De Luca, il suo coinquilino, e Karev. La Robbins, coerentemente al suo carattere e al suo personaggio, si rifiuta di schierarsi con l’uno o l’altro e decide di supportare entrambi, mostrando ad Andrew la sua preoccupazione ed il suo affetto e rimproverando ad Alex di star buttando via la sua carriera e sottolineando come la persona che ha preso a pugni De Luca non è quella che lei ha formato e “cresciuto”. Il rapporto mentore-studente e di amicizia tra Arizona e Alex è uno dei meglio sviluppati nel corso delle stagioni e le interazioni tra i due in questa puntata lo confermano. La Robbins è una presenza necessaria nella vita di Karev e lo è specialmente in questa occasione: se negli scorsi episodi non si era ancora visto Alex fare dei passi avanti dalla scazzottata con De Luca, accettando passivamente la punizione e rassegnandosi alla sua natura e al suo fallimento, grazie all’intervento di Arizona, Alex capisce e si convince che deve affrontare i suoi demoni e non arrendersi per poter tornare al lavoro e al reparto che gli spetta. Jessica Capshaw e Justin Chamber funzionano meravigliosamente come duo (e singolarmente), le loro scene sono sicuramente le meglio riuscite della puntata e riescono a rialzarne la qualità. Nel tempo rimasto, in questa puntata Arizona riesce anche a risollevare il morale di Jo e della sua paziente e a far loro avere fiducia e speranza nel perdono. Un bel ritorno per la Dott.ssa Robbins.
Piccolo spazio in questa puntata dedicato alla Bailey e a Ben, che devono affrontare il comportamento litigioso del non-più-piccolo Tuck (riapparso, come la Clinica Duquette, dal nulla dopo numerose stagioni). Le piccole discussioni tra Miranda e Ben sono sempre divertenti e intrattengono ma si ha l’impressione che questi pochi minuti dedicati al primario di chirurgia, in questa puntata come nelle precedenti (ma anche nella dodicesima stagione), siano un contentino, un tappabuchi alla mancanza di idee per una vera storyline da dedicare alla Bailey che si meriterebbe più spazio e più attenzione.
Spazio e attenzione rubati ingiustamente, invece, dall’insignificante e assolutamente non necessario triangolo amoroso che coinvolge Meredith, Riggs e Maggie, Anche in questa puntata la situazione non si muove di un passo: Meredith, comportandosi sempre più da adolescente stronza, continua a lasciare Maggie all’oscuro riguardo lei e Riggs e continua nel frattempo a flirtare col cardiochirurgo. Siamo solo alla terza puntata ma di questa trama da film per teenager ne abbiamo già abbastanza. Unica eccezione a questo disastro la piccola scena nostalgica (pensata appositamente per gli inconsolabili fan) sul sogno del miracolo del ritorno di Derek.
Va, infine, menzionato il caso della settimana: un incidente ad un funerale manda tutti i familiari del defunto (e il defunto) in ospedale, causando litigi, riflessioni sul perdono e sui miracoli ed anche la resurrezione di una paziente appena morta. Positivo il ritorno al centro delle vicende di un caso medico assurdo, interessante e che porta a riflettere i protagonisti (quasi) come nelle stagioni d’oro della serie.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il ritorno di Arizona e la sua parte nello scontro Alex/De Luca
  • Cambio di atteggiamento di Alex
  • Pazienti che resuscitano
  • Meredith/Riggs/Maggie e un triangolo amoroso al limite del teen drama anni ’90
  • Si continua a dare troppo poco spazio alla Bailey

 

Il tema di questa puntata sono i miracoli, che sono quelli che servirebbero per far tornare Grey’s Anatomy alla qualità e alle storie degli anni passati. Ma, detto ciò, “I Ain’t No Miracle Worker”, non è un episodio tutto da buttare e grazie alla storyline di Alex e Arizona e al caso medico della settimana riesce quanto meno ad essere decente.

 

Catastrophe And The Cure 13×02 8.41 milioni – 2.4 rating
I Ain’t No Miralce Worker 13×03 8.08 milioni – 2.2  rating

 

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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