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Arrow 5×09 – What We Leave BehindTEMPO DI LETTURA 5 min

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I’ve studied you, Oliver Queen. I know everything: who you love, who you trust, who you’ve hurt, but do you know how easy it was to turn Evelyn against you, how easy it will be to turn them all? 
You’re not a hero. You’re a killer, and I’m going to show them that. I’m going to show them how everything you touch dies.

Se si filtrano le imprecisioni e le banalità insite in “What We Leave Behind” (ed in ogni altro episodio a caso di Arrow), la sensazione è quella di aver appena assistito a 40 minuti estremamente importanti per l’economia dell’intera serie. Non potrebbe essere altrimenti visti e considerati i tasti (dolenti) che si sono andati a toccare.
Nella natura di Arrow il tema portante è da sempre la disquisizione tra bene e male, tra azioni fatte in nome di Starling City ed altre in nome della giustizia personale, tra scelte che comportano un sacrificio in termini di vite umane e altre fatte in nome del bene supremo con conseguenze “accettabili” proprio per questo motivo: il concetto è quello insomma. La differenza tra essere meri vigilanti o (super)eroi sta infatti nella metodologia con cui si vuole affrontare il crimine ed i criminali, nell’assunzione di una rigorosa etica personale da rispettare (come il non uccidere) e nella cieca fede verso le proprie azioni. Oliver Queen in 5 stagioni ha percorso un sentiero che lo ha visto iniziare come un vigilante/assassino che uccideva chiunque fosse d’intralcio nella sua pulizia di Starling City, successivamente per scelta aveva smesso di uccidere trasformandosi lentamente in un eroe per poi, a causa di Damien Darhk, trovare un compromesso.
Fatto il punto della evoluzione di Oliver, si può capire meglio lo scopo che Berlanti, Kreisberg and Guggenheim puntano ad ottenere con Prometheus e la sua personale crociata con il sindaco di Star City, ovvero prendere i cambiamenti fatti e avuti da Oliver e presentarli da una differente prospettiva perché, come diceva Diggle a suo tempo, “What I’m saying is that maybe one day your actions might have some unintended consequences“.
In “What We Leave Behind” si comincia a delineare a grandi pennellate la figura di Prometheus e, nel farlo, si utilizza la ret-con, una tecnica fumettistica molto in voga nell’ultimo decennio. La retro-continuity è infatti un metodo utilizzato per alterare la percezione del presente inserendo nel passato dei fatti accaduti ma mai resi noti allo spettatore, esattamente quanto accaduto con il flashback di questo episodio ambientato nella 1° stagione (idealmente tra “An Innocent Man” e “The Odyssey”) quando Oliver era semplicemente The Hood e Felicity non faceva ancora parte del team. L’utilizzo della ret-con dimostra anche come ci possano essere storie non narrate tra un episodio e un altro, elemento estremamente importante che mette tutto in prospettiva e amplia ulteriormente le possibilità di gioco degli sceneggiatori. Prometheus infatti nasce dalla possibilità, o meglio da una conseguenza imprevista, di un passato che ritorna prepotentemente a farsi sentire, un po’ come era stato Slade nella 2° stagione. Prometheus sembra essere il figlio del defunto Justin Claybourne, o almeno così si professa, un orfano delle scelte passate di Oliver, una delle tante vittime indirette della furia omicida che scorreva nelle vene di The Hood anni fa. È a quella persona e a quel momento storico che si ferma la visione di Prometheus: non importa cosa sia successo nel frattempo, non importa quanto una persona possa essere cambiata, rimangono comunque chiare e limpide le azioni e le intenzioni di Oliver “The Hood” Queen, azioni ed intenzioni che non corrispondono a quelle di Oliver “Green Arrow” Queen ma che comunque sono state prese dalla stessa persona che ora deve affrontare lo tsunami post terremoto.

Hi Ollie.

A margine di tutto ciò poi arriva l’immancabile cliffhanger finale, totalmente sfasato rispetto all’intera puntata ma anche intrigante per i risvolti che può offrire. Tra viaggi nel tempo, magia e resurrezioni la Laurel Lance apparsa nella scena finale lascia aperte le porte di ogni possibile spiegazione, d’altronde non potrebbe essere altrimenti visto il contratto multi-series firmato da Katie Cassidy che, insieme a Wentworth Miller e John Barrowman, la vede potenzialmente apparire come guest star in tutte le serie DC di The CW.

Poteva RecenSerie non sbattersi per voi e raccattare tutte le curiosità e le ammiccate d’occhio per questa incarnazione live-action della città più malfamata dei fumetti? Ma certo che no, doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, come abbiamo fatto per Marvel’s Agents Of SHIELDMarvel’s Agent CarterGotham e Constantine, ecco a voi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia disseminati nella puntata.
  1. La trama che vede una giovane eroina che tradisce il gruppo per essere totalmente schierata col cattivo è ripresa dalla storia The New Titans: The Judas Contract.
  2. Die Hard è veramente il film di Natale preferito di Stephen Ammell.
  3. Per Oliver Queen non è stato possibile vedere il film I’t A Wonderful Life “la settimana scorsa”, poiché era impegnato a combattere i Dominators con gli altri eroi DC/CW.
  4. Justin Claybourne era un nome che c’era veramente sulla lista della prima stagione, ma non è mai apparso fino ad ora.
  5. Le Desmond Pharmaceutical citate nell’episodio sono un riferimento ad Albert Desmond: l’originale Dr. Alchemy dei fumetti, ora uno dei villain della terza stagione di The Flash.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Ret-con
  • Caratterizzazione di Prometheus
  • Nuova prospettiva delle azioni e del percorso intrapreso da Oliver
  • Cliffhanger forzato

 

Piccola postilla finale: Oliver dice che “Prometheus surprised me at the plant with a move, a very specific, unique move. It was taught to me by a woman that I met in Russia.“, poco dopo si vede Susan prendere della vodka con una chiara scritta in cirillico e la telecamera soffermarsi in contemporanea di proposito in quell’istante. Casualità? Noi non crediamo…

 

Invasion! 5×07 3.55 milioni – 1.3 rating
What We Leave Behind 5×09 1.94 milioni – 0.7 rating

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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