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The Walking Dead 7×07 – Sing Me A SongTEMPO DI LETTURA 4 min

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Eccoci arrivati, come ogni anno, alla fatidica puntata di preparazione al mid-season finale, al quale spetterà, tanto per cambiare, l’ingrato compito di risollevare temporaneamente la serie dall’abisso di mediocrità in cui puntualmente si ritrova a sguazzare. Nella sua ora di girato, “Sing Me A Song” ha il pregio di mostrarci in maniera cristallina i limiti dello show dal punto di vista della narrazione, il cui avanzamento è oramai relegato alle quattro puntate chiave stagionali (premiere, mid-season finale, mid-season premiere e season finale) alle quali spetta il compito di far dimenticare allo spettatore la stagnazione diegetica delle restanti dodici.
Nell’impossibilità di regalarci un episodio qualitativamente peggiore di “Swear“, uno dei punti più bassi toccati dalla serie fin dalla sua primissima messa in onda, gli autori decidono di puntare nuovamente su Jeffrey Dean Morgan e sul suo Negan per riattivare l’interesse oramai sopito dello spettatore e magari fargli dimenticare l’inutile parentesi su Tara aperta settimana scorsa. Sebbene il villain di stagione rappresenti l’unico raggio di sole in questa selva oscura popolata da creature tanto claudicanti quanto innocue (lo zombie in The Walking Dead ha progressivamente acquisito il medesimo coefficiente di pericolosità di Eugene), non basta certamente la sua maestosa presenza scenica per nascondere gli innumerevoli giri a vuoto compiuti dalla narrazione. Soffermandosi infatti a riflettere sull’intreccio, è impossibile non notare l’estrema pigrizia sottesa alla scrittura, anche in questa occasione votata solo ed esclusivamente all’approfondimento non necessario di personaggi già esplorati a sufficienza e alla preparazione del putiferio che si scatenerà settimana prossima. Non è dunque una sorpresa che gli autori usino la cattiveria oramai assodata di Negan per offrirci l’ennesima dimostrazione della sua incontrastata autorità, riempiendo così buona parte dell’episodio con violenza gratuita a colpi di ferri da stiro, presunte mogli di cui non ci importa nulla e proposte oscene mosse nei confronti di morette sovrappeso che nessuno, con un po’ di sale in zucca, avrebbe messo a guardia della dispensa.

Tralasciando per un attimo le ingenuità organizzative in seno alla comunità di Alexandria, è palese come l’intero episodio si erga sulla sopracitata mancanza di spunti narrativi, trovando l’unica reason d’etre nella sua collocazione stagionale, prima del gran (semi)finale. Una chiave fatta strisciare sotto la porta, un proiettile destinato alla testa di Negan, Jesus su un camion, una macchina dirottata e una casa galleggiante circondata da zombie anfibi: ecco quali sono gli elementi preposti all’avanzamento della trama di questo settimo appuntamento stagionale. Non un granché considerata l’ora di girato a disposizione degli autori. Pensiamo inoltre alla breve parentesi su The Kingdom, presentatoci così, improvvisamente, nel secondo episodio stagionale, per poi sparire completamente lasciando spazio a una marea di storyline secondarie senza capo né coda, rappresentate egregiamente dall’approfondimento non richiesto e certamente non necessario dedicato settimana scorsa a Tara, che in quanto ad affetto spettatoriale possiamo collocare poco sopra la (per nulla) compianta Beth.
Come ogni anno, dunque, il telefilm ripropone il medesimo schema. Uno schema assolutamente difettoso, figlio di uno sconfinato bacino spettatoriale oramai fidelizzato ed evidentemente troppo pigro per sondare la vastissima offerta seriale in cerca di qualcosa di nuovo. Lo show si trova così incatenato dal suo stesso successo, prigioniero di un pubblico troppo vasto e variegato da consentire una maggiore libertà creativa dal punto di vista autoriale. Ed è proprio per questo motivo che puntate eccellenti come la premiere sono e saranno sempre delle eccezioni, destinate a rimanere tali fintanto che lo schema sopracitato non verrà abbandonato in favore di un maggior equilibrio tra la componente survival e la natura intimista dello show. Se poi gli autori riuscissero anche a eliminare dall’equazione la moltitudine di inutili digressioni narrative, forse a quel punto potremmo parlare di tutt’altro telefilm. Fino ad allora, però, le nostre valutazioni non potranno che essere negative.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La presenza scenica di Jeffrey Dean Morgan
  • Tutto il resto

 

Anche questa settimana il nostro giudizio penderebbe a favore di un purpureo Kill Them All ma, arrivando dopo il peggior episodio di sempre, “Sing Me A Song” si salva dal baratro e si becca un bel ferro rovente in da face.

 

Swear 7×06 10.4 milioni – 4.9 rating
Sing Me A Song 7×07 10.48 milioni – 4.9 rating

 

 

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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