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Arrow 5×12 – BratvaTEMPO DI LETTURA 4 min

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In un’intervista, quando venne chiesto a Stephen Amell di descrivere un po’ come sarebbe stata questa quinta stagione, l’attore rispose che sarebbe stata un crescendo, iniziando lentamente per poi partire per la tangente nella seconda metà della stagione. Dopo quanto visto in “Bratva”, si comincia un po’ a credere alle sue parole.
La 5×12, come ogni puntata del serial The CW/DC Comics, è costruita con l’ormai celeberrima tecnica della narrazione a doppio filo: per metà ambientata nel passato – e narrata tramite flashback – e per metà ambientata nel presente. La particolarità di questa scelta narrativa era mostrare principalmente un contrasto netto nella caratterizzazione di Oliver Queen, dove nei flashback si mostrava un uomo spezzato in via di metamorfosi e nel presente si osservava lo sviluppo di un eroe dalle ceneri di quell’uomo spezzato. A volte questa scelta ha funzionato, altre è stata d’intralcio. Non stavolta, dove la scelta di scrittura e regia (ri)paga.
La tematica centrale di “Bratva” verte sulla necessità di ricordare la propria identità in ogni nostro momento, sopratutto in situazioni di enorme stress e disagio motivo, come questa ennesima scappatella in Russia del Team Arrow. A volte si è al centro di problemi dove si è così tanto coinvolti emotivamente che le reazioni finiscono per tradire il carattere della persona; un po’ accade perché i sentimenti hanno il sopravvento e un po’ perché la situazione lo richiede. È quello che succede in “Bratva” dove personaggi come John Diggle e Felicity Smoak, che hanno sempre agito seguendo un rigido codice morale, finiscono per comportarsi in modi più consoni a quando Green Arrow era semplicemente Arrow. Viene così a crearsi un triangolo narrativo dove passato, presente e futuro si incontrano: passato rappresentato dai flashback, presente rappresentato dall’attuale Oliver Queen e futuro rappresentato dai “corrotti” Diggle e Felicity. Questo dà modo di dare una panoramica tout court su Freccia Verde, facendone quasi il punto della situazione. Anzi, qualcosa di più. Un test.
Una delle più ricorrenti tagline (pronunciata sopratutto nella sigla) di Arrow è “I had to become someone else. I had to become something else“. “Bratva” decide mette alla prova l’impegno del protagonista nel diventare quel qualcun altro e lo fa mostrando una strategica dicotomia. Nel passato, Oliver fa progressi verso quello che impareremo a conoscere come “Arrow”, proferendo anche il primo (cronologicamente parlando) “You have fail this city/Star City” compiendo così il primo passo verso l’oscurità. Nel presente, Oliver si trova quasi esorcizzato dall’immagine dell’uomo che era, impedendo a Spartan e Overwatch di fare la sua stessa fine, “bacchettandoli” sui metodi usati e ricordando loro i momenti in cui i due si ponevano (nella stagione uno e due principalmente) come la bussola morale del protagonista. Da una parte, Arrow nasce. Dall’altra, Green Arrow riconferma la sua rinascita. Nella puntata, questo concetto e ciclo di caduta, rinascita ed eroismo è esteso ad altri personaggi, come Quentin Lance e Ragman, qui protagonisti di grande prova di carattere.
Tutto il resto dell’episodio è poi contraddistinto da due elementi classificabili come croce e delizia: la croce rappresentata dal cliffhanger finale e la delizia data dall’introduzione di Talia Al Ghul.
Su Talia c’è veramente poco da dire, anche perché non è in giro da molto nella serie, ma la sua presenza è un valore aggiunto sia per il carisma che il personaggio sprigiona, sia per il retaggio che quest’ultimo porta grazie al suo legame fumettistico con un certo Cavaliere Oscuro. Nonostante ciò, va detto che la sua presenza (attesa sin dal giorno in cui venne introdotto Ra’s Al Ghul) indirizza ancora di più l’influenza di Batman su Green Arrow, allontanando ancora di più quest’ultimo dalla fedeltà verso la sua originale caratterizzazione. Per il cliffhanger finale, dove Susan Williams “scopre” l’identità di Freccia Verde, vediamo di non prenderci in giro. Anche se è diventato ormai un nauseante cliché quello che vuole un personaggio a caso scoprire l’identità di Oliver Queen, va detto che momenti come questi sono tra i più elettrizzanti del genere supereroistico. Momenti dove villain o altri personaggi invadono la privacy dell’eroe e lo costringono ad affrontare il problema di petto, mostrando di che pasta è fatto, dovrebbero però essere utilizzati meglio.

 

 

Poteva RecenSerie non sbattersi per voi e raccattare tutte le curiosità e le ammiccate d’occhio per questa incarnazione live-action della città più malfamata dei fumetti? Ma certo che no, doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, come abbiamo fatto per Marvel’s Agents Of SHIELDMarvel’s Agent CarterGotham e Constantine, ecco a voi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia disseminati nella puntata.
  1. Ad un certo punto Felicity (convinta che Oliver e Dinah abbiano dormito assieme) dice al protagonista: “What happens in Russia, stays in Russia, remember?“. Con questa frase, Overwatch richiama gli eventi mostrati in “Keep Your Enemies Closer“.
THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Maturazione di Oliver Queen
  • Spartan e Overwatch giocano sporco
  • Il sacrificio di Ragman
  • Quentin Lance & Wild Dog: La Strana Coppia
  • I Flashback
  • Talia Al Ghul
  • La nuova Black Canary
  • Susan Williams scopre la verità di Freccia Verde
  • Ancora troppe influenze di Batman
  • Alunno: Oliver Queen
    Materia: Protezione Identità Segreta –
    Voto: 3

 

Con “Bratva”, Arrow non solo dimostra di avere ancora delle frecce nel suo arco, ma anche di avere ancora la mira per poter toccare i punti giusti.

 

Second Chances 5×11 1.91 milioni – 0.6 rating
Bratva 5×12 1.61 milioni – 0.6 rating

 

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