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Arrow 5×15 – Fighting Fire With FireTEMPO DI LETTURA 6 min

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Ti daranno la caccia.
Tu mi darai la caccia, mi condannerai, mi sguinzaglierai dietro i cani, perché è quello che deve succedere. Perché a volte la verità non basta. A volte la gente merita di più. A volte la gente ha bisogno che la propria fiducia venga ricompensata.
Batman! Batman! Perché scappa?
Perché dobbiamo dargli la caccia.
Ma non ha fatto niente. 
Perché Batman è l’eroe che Gotham merita, ma non quello di cui ha bisogno adesso. E quindi gli daremo la caccia. Perché lui può sopportarlo. Perché lui non è un eroe. È un guardiano silenzioso che vigila su Gotham. Un Cavaliere Oscuro.

Chissà se quando i fratelli Nolan scrivevano questo ultimo e fatidico passo della sceneggiatura di The Dark Knight immaginavano quanto sarebbe stato citato negli anni a venire. Certo, la scelta dell’eroe che si sacrifica per un bene superiore, addossandosi le colpe di coloro che lui stesso vuole proteggere, non l’avranno inventato loro ma di sicuro sono quelli che l’hanno reso più iconico al giorno d’oggi. Sembrano così averlo bene in mente anche Marc Guggenheim & Co., il team di autori di Arrow, visto quanto il discorso finale dell’Oliver sindaco, che fa partire la “caccia all’uomo” alla sua controparte in costume, suoni tanto come il sopracitato dialogo Bruce-Gordon, non solo perché si tratta anche in questo caso di un fumetto, per di più della stessa azienda produttrice.
D’altronde è fin dall’inizio che non facciamo che notare quanto il personaggio televisivo dell’Arciere abbia tanto in comune più col pipistrello cartaceo della DC Comics che col supereroe originale a cui dovrebbe far riferimento. Probabilmente, allora, siamo al culmine di questo “scambio” interno in casa Warner e Green Arrow è infine diventato veramente Il Cavaliere Oscuro. La differenza sostanziale, in fondo, è solo una, ossia che è Oliver, pubblicamente, a dare la caccia a se stesso visto il ruolo di Sindaco di Star City. A tal proposito, va sottolineata l’aspetto migliore e più riuscito dell’episodio: il ruolo di primo cittadino che finalmente occupa una parte centrale della trama, non fungendo solo da pretesto per mettere in scena, in realtà, tutt’altro. Va anche detto che gli intrighi politici non sono certo ai livelli di American Crime Story, né tanto meno di Game Of Thrones, ma perlomeno ci sono e risultano avvincenti. Dopotutto Arrow nasce e deve restare “tamarro”, ma ciò non vuol dire dimenticare il contesto che gli stessi autori hanno creato. E, per una volta, sono stati bravi e la svolta finale, pur come detto non nuova, arriva e si presenta con la giusta efficacia sullo schermo.
Ritornando, quindi, al citato finale “nolaniano”, possiamo volendo trovare pure un simil-Gordon nella nostra serie, non tanto Lance (dato che non fa più parte della polizia) ma Adrian Chase, alleato del supereroe solo di facciata (e solo per Oliver), data la rivelazione di metà episodio. Sì, perché l’altro “grande” colpo di scena è la scoperta di Adrian come Prometheus, virgolettiamo “grande” perché Adrian Chase nei fumetti risulta essere Vigilante e quindi era presumibile che anche qui vestisse i panni del suo alter ego in costume ma, al netto di tutti i nuovi ingressi nel cast di Arrow, alla fine davvero si poteva immaginare Chase anche dietro la maschera di Prometheus
La scelta di presentare il suo smascheramento in un momento così anticlimatico (a metà puntata e, soprattutto, dopo il campanello d’allarme di Adrian che vuole il pezzo di Vigilante dalla nuova Canary), dopo tutto, sembra una chiara dichiarazione degli autori: “sì, è lui, l’avete capito, ve lo diciamo subito”. Il procuratore distrettuale puzzava non solo perché, come dicevamo, un ruolo così centrale per un “avvocato” in una serie di supereroi proprio non si spiegava, ma soprattutto per la fisicità, piuttosto marcata e aggressiva, di Josh Segarra, difficilmente a suo agio, troppo a lungo, nelle verbose aule di tribunale. Physique du role troppo visibile, insomma, e risulta vano il tentativo di depistarci associandolo al Vigilante (anche se alla trappola sono incappati, prima dell’inizio della stagione, in molti, tra cui alcuni siti nostrani), vista la faccenda della madre e del “nome” : se Prometheus fosse stato un personaggio a noi sconosciuto, perché non farcelo sapere (e a parte Adrian, altre alternative credibili non c’erano)? Perlomeno la complicità della madre ci ha risparmiato un caso Sebastian Blood 2.0, viste le modalità pressoché simili della passata vicenda.
Da Dark Knight a Dark Side, infine, potrebbe essere l’inciso che riassume la parte probabilmente più negativa d’episodio. La tentazione del lato oscuro di Thea e Felicity, accomunate questa volta dal “Fighting With Fire” ripetuto fino allo sfinimento per tutto l’episodio (una volta il ripetere i discorsi  a personaggi, che in precedenza non hanno avuto modo di sentirli, non era una cosa che andava evitata a tutti i costi? L’emanciparsi dagli schemi narrativi prestabiliti, evidentemente, non ha solo effetti positivi). La sensazione è che con le ladies storiche della serie gli autori siano decisamente in difficoltà non sapendo più che aggiungere alla loro caratterizzazione, e il déjà-vu continuo della storyline di Thea (espresso, d’altronde, da lei stessa al fratello riferendosi alla “sete di sangue” della scorsa stagione), apparsa insolitamente matura ad inizio stagione, tanto quanto inspiegabilmente “crudele” al momento, ne è una prova. Serviva allontanarla dalle strade per avere spazio per la trama del “new Arrow team”, ok, ma poi?
Gli showrunner sembrano essersi impantanati, come in passato è stato già per Felicity. Qui, pur con lo stesso straniante punto d’avvio, risulta almeno interessante che tra le due sia proprio la bionda hacker la prescelta ad abbracciare totalmente la propria parte oscura e diventare Darth Vader. Apprezzabile, quindi, il tentativo di staccarla dal ruolo di “maestrina” e “fidanzata del protagonista” che sembrava destinata a dover ricoprire, senza contare il fatto che lei una motivazione credibile ce l’ha (la morte del fidanzato).
Save the date: abbiamo parlato positivamente di Felicity.

 

Poteva RecenSerie non sbattersi per voi e raccattare tutte le curiosità e le ammiccate d’occhio per questa incarnazione live-action della città più malfamata dei fumetti? Ma certo che no, doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, come abbiamo fatto per Marvel’s Agents Of SHIELDMarvel’s Agent CarterGotham e Constantine, ecco a voi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia disseminati nella puntata.
  1. Curtis completa finalmente le T-Spheres, sfere che nei fumetti DC Comics hanno diversi funzionalità, tanto in attacco quanto in difesa.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Green Arrow, o meglio The Dark Knight 
  • Dark Felicity
  • Chase/Prometheus: almeno non ci hanno fatto aspettare ulteriormente
  • Wild Dog e l’affiatamento del “new team Arrow”: perfino Curtis migliora 
  • Il “flashback russo” e la tamarraggine che trasuda: la gita familiare in Oriente e l’orrendo ritorno fantasy sull’Isola sono un lontano ricordo
  • Dark Thea 
  • Chase/Prometheus: troppo scontato
  • La gag delle “palle”: sì, simpatica, ma a un certo punto basta 

 

Chiariamo: Arrow non è diventato ad un tratto meritevole di lodi. Però ci teniamo sicuramente a premiare gli spunti positivi del “nuovo corso” che finalmente sembra dare i suoi frutti. Se avessimo per tutta la stagione puntate come “Fighting With Fire”, chissà, Arrow potrebbe anche ricominciare a piacerci e gli ascolti a non fare così schifo.

 

The Sin-Eater 5×14 1.54 milioni – 0.5 rating
Fighting With Fire 5×15 1.60 milioni – 0.6 rating

 

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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