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Grey’s Anatomy 13×17 – Till I Hear It From YouTEMPO DI LETTURA 4 min

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“Stuff comes apart. An eggshell is never gonna come back together. A window will never unbreak. […] Stuff rarely comes together. But it’ll always come apart.”

Non c’è più molto da dire su Grey’s Anatomy o forse c’è ancora moltissimo su cui riflettere. La sensazione dello spettatore è quella del tossicodipendente che vorrebbe smettere, cercare di disintossicarsi, ma è più forte di lui e così continua masochisticamente a farsi di una serie tagliata male. Grey’s Anatomy è come quei bubboni purulenti che danno fastidio ma che sono impossibili da togliere, se non dalla radice. E’ come quelle relazioni malate che fanno soffrire eppure non si riescono a chiudere, è come quell’uomo impossibile da cancellare dalla propria vita perché lui c’è sempre, anche quando non c’è. In “Till I Hear It From You” c’è tutto questo. La diciassettesima puntata dovrebbe essere incentrata sulla poca conoscenza delle persone che amiamo, ma il tema viene trattato in maniera fin troppo didascalica. Maggie non sa del tumore della madre e non capisce i suoi silenzi, non la conosce appunto, Meredith dice a Karev che Riggs è uno stronzo scorbutico, ma in realtà con lui vorrebbe una relazione, mentre Owen e Amelia non si conoscono fino in fondo e mettono davanti sempre i loro desideri a quelli dell’altro. Ciò che appare evidente non è quanto poco sappiano l’uno dell’altro ma quanto poco abbiano da raccontare, dimostrandosi ad ogni passo portatori sani di banalità creativa. Al centro ci sono sempre il Dolore, soffocante e ingombrante, poco profondo perché sempre uguale, e il Mal di vivere opprimente e “molesto”.
Il corpo di Diane, la madre di Maggie, diventa metafora del male incurabile che sta ormai smangiando questa serie, un tumore di cui nessuno sembra accorgersi e che invece si sta espandendo a vista d’occhio. I personaggi, organi un tempo sani, sono ormai malati, invasi da cellule cancerose, come statuette di un presepe fanno sempre le stesse cose, dicono sempre le stesse battute, citando se stessi e le proprie storie (Amelia riporta alla luce i problemi passati tra Owen e Cristina) perfusi da egocentrismo e autoreferenzialità. Così, questa volta tocca a Jackson fare il traditore, tocca a lui non dire all’amica cosa sta accadendo alla madre, tocca a Maggie fare la bambina viziata che prima non capisce e quando comprende forse è troppo tardi. Ne abbiamo viste in questi anni di situazioni simili e ormai lo spettatore più scafato sa già come andrà finire; Shonda Rhimes crede probabilmente di avere a che fare con dei sempliciotti “seriali”, spettatori senza capacità di giudicare e di discernere una bella puntata da una no. “Till I Hear It From You” è una brutta puntata, uguale a tante altre, che punta sul dramma e sulle lacrime per colpire e emozionare il pubblico.
Espressione di questo male diffuso è sicuramente la relazione tra Owen e Amelia che oltre a replicare se stessa, replica anche la passata storia dell’uomo con Cristina. Si urlano in faccia il loro odio, quanto vorrebbero qualcos’altro dal coniuge, dimostrando la loro piccolezza e il loro egoismo, non in maniera eroica ma stupida e scontata. Si ripropone lo stesso schema: lui asfissiante, troppo presente, ingombrante, lei fragile e insicura, bisognosa di tempo. Nessuno dei due cede, nessuno chiede all’altro cosa voglia – o se lo chiede non ha intenzione di andargli incontro -, cercano di ferirsi e di vincere quell’ultima battaglia. L’incontro con i coniugi Clatch, sposati da sessant’anni, innamorati come il primo giorno, è un dozzinale modo per farci capire la crisi di Amelia e Owen. La moglie del Dottor Clatch è testarda e volitiva come la Shepard e il Dottore è innamorato della moglie come Owen lo è di Amelia; ma c’è un mal di vivere stanco e sfibrante nei due giovani che non permette loro di stare insieme. Rhimes ancora una volta usa le storie dei malati per spiegare qualcosa in più sulle sue creature e anche in “Till I Hear It From You” usa questo metodo, ma come si è visto è fin troppo scritto per risultare efficace.
L’unico elemento dell’episodio che fa chetare – forse per poco e lo capiamo nello scioglimento della puntata – le ire degli spettatori, perché scioglie uno dei tormenti di questa stagione, è il dialogo finale tra Meredith e Riggs. Se fino ad ora la donna, adducendo varie scuse (i figli, il lavoro, la poca conoscenza tra i due e l’odio che i suoi amici provano per lui), si era tenuta lontana dall’uomo, adesso, dopo che il collega è stato chiaro con lei e le ha dimostrato ciò che prova, decide di rilassarsi e vedere come andranno le cose. Nel solito turbine alla Rhimes i personaggi non possono essere felici e neppure sereni e così la Grey cambia idea proprio nel momento in cui la sorella ha più bisogno di lei e probabilmente farà di nuovo un passo indietro.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Una (apparente) risoluzione della questione Meredith-Riggs 
  • Tutto
“Till I Hear It From You” è un episodio che dimostra le solite fragilità di una serie che ha poco da dire.
Who Is He (And What Is He to You)? 13×16  7.90 milioni – 2.0 rating
Till I Hear It From You 13×17 7.80 milioni – 1.9 rating

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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