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The Path 2×08 – ReturnTEMPO DI LETTURA 5 min

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You’re not convincing anybody, Cal. You’re not even convince yourself.”

Ad un passo dal season finale, The Path ci regala “Return”, episodio a prima vista povero di contenuti, almeno per quanto concerne l’avanzamento diegetico, ma in realtà denso di significato e, in virtù di ciò, tappa fondamentale del percorso dei tre protagonisti principali della serie.
L’episodio riprende esattamente dove si era concluso “Providence” e, almeno inizialmente, cerca di giocare sul contrasto tra il viaggio astrale di Eddie, caratterizzato da toni più scuri e cupi, ed il viaggio di Cal a Los Angeles, percepito invece dallo spettatore come una gita di piacere in virtù del modello che la città veicola, almeno televisivamente, attraverso le spiagge soleggiate e l’ostentazione di quell’american way of living che rappresenta per il Meyerismo un ostacolo alla vera felicità.
Dall’altra parte del paese Sarah si ritrova ad avere a che fare con la madre di Cal, in fin di vita e desiderosa di vedere per l’ultima volta suo figlio, a prescindere dalla complessità del loro legame. Sebbene inizialmente questo particolare segmento narrativo sembri soltanto un mero riempimento, con la rivelazione di Brenda in merito al rapporto ambiguo tra suo figlio e Steven Meyer, viene gettata altra benzina sul fuoco sulla questione relativa alla vera natura del fondatore del movimento. Attraverso le parole di Brenda viene dato un nuovo punto di vista attraverso il quale è possibile comprendere l’origine delle ipocrisie perpetrate dal neo custode della Luce, frutto di un mondo deviato e senza pietà che lo ha reso prima vittima a causa degli abusi infantili subiti da un padre sempre ubriaco e da un rapporto malsano avuto con il suo mentore, e poi carnefice, Steven schiacciato dal peso delle sue responsabilità e dei suoi fallimenti.
L’immediata conseguenza di questa rivelazione è l’evidente crollo emotivo di Sarah, accecata dal desiderio di non vedere infranto il suo credo e quindi scoprire di aver investito gran parte del suo tempo e delle sue forze in un progetto edificato su una grande menzogna. La prima reazione non potrà che essere la fuga, il più umano degli istinti certamente, ma anche punto in comune con molti altri credenti – e qui non si parla solo di meyerismo – spaventati all’idea di veder crollare il fragile castello di carte costruito su illusioni e falsi idoli e quindi disposti a giustificare l’ingiustificabile pur di venire a patti con la realtà. A riprova di quanto appena detto si inserisce la menzogna raccontata a Cal in merito alle ultime parole della madre, simbolo di una fede cieca e irrazionale, totalmente priva di senso a causa della sua ipocrisia di fondo. La disperazione della donna raggiunge qui il suo apice, portandola a tradire i principi stessi del movimento pur di garantire la sua sopravvivenza.
Sebbene questo porti ingenuamente a pensare ad una convergenza dei due character in direzione della medesima caratterizzazione, almeno sotto il punto di vista del rapporto con la fede e il movimento, la realtà è che Sarah finisce per porsi ad un livello ancora più misero rispetto a Cal, grazie al quale invece si può comprendere al meglio uno degli aspetti più importanti che la serie cerca di veicolare: la fede, per quanto risulti un concetto da molti disprezzato perché perlopiù collegato a disperazione e ignoranza, molto spesso rappresenta l’ultimo appiglio per quelle persone che nel corso della loro vita hanno avuto la sola colpa di incontrare individui che, consapevolmente o inconsapevolmente, hanno causato loro dolori e sofferenze spesso irreparabili.
È facile trovare una conferma di quanto detto osservando il percorso di Hawk, finito a seguire le orme del suo nuovo mentore Cal proprio in seguito alla spaccatura interna alla sua famiglia e destinato a vedere infranti i propri sogni proprio a causa sua. Colui che lo ha spinto ad intraprendere il suo personale cammino sarà con ogni probabilità lo stesso che lo porterà a rinnegare la sua fede cieca nei principi del meyerismo.
Infine abbiamo Eddie, alle prese questa volta con i sensi di colpa per la morte di Steven. Nel corso del suo lungo viaggio astrale, questi sensi di colpa prendono la forma di Johnny, una ferita ancora aperta e forse proiezione mentale del suo stesso bisogno di assoluzione. Un bisogno di assoluzione del tutto immotivato in quanto legato ad avvenimenti non direttamente riconducibili alle sue azioni. Questo viaggio all’interno del “Giardino” rappresenta inoltre l’inizio di qualcos’altro: nei minuti finali dell’episodio è chiaro come l’intenzione della Goldberg sia quella di virare verso una sorta di proclamazione “dell’eletto” (come previsto da noi nella scorsa recensione), riportando il figliol prodigo Eddie Lane nuovamente tra le braccia del movimento. Una scelta che, a prescindere dall’impatto simbolico che potrà suscitare il suo marchio, solleverà non pochi dubbi tra le fila dei leader del culto, Cal in primis, e che, se rivelerà un effettivo intervento “dall’alto”, potrebbe portare a nuovi ed interessanti sviluppi narrativi (i quali speriamo non vengano interrotti o trascurati come accaduto con la storyline di Abe o la faccenda dell’acqua inquinata, in questo episodio nemmeno menzionati).

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Cal e Sarah messi a nudo
  • Il viaggio astrale di Eddie
  • …and we will follow you there.
  • Abe? L’acqua inquinata?
  • Il senso del bacio tra Cal e la madre di Noa?

 

Con “Return” la narrazione prende lo slancio, ma lo fa con discrezione, gettando in maniera intelligente le basi per un interessante season finale. Il punto forte dell’episodio rimane però il messaggio veicolato attraverso la messa a nudo di personaggi come Sarah e Cal, simboli di quel bisogno umano legato alla necessità di credere a qualcosa per dare un senso alla propria esistenza e prova della gigantesca contraddizione contenuta all’interno di questa stessa esigenza.

 

Providence 2×07 ND milioni – ND rating
Return 2×08 ND milioni – ND rating

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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