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Doctor Who 10×01 – The PilotTEMPO DI LETTURA 6 min

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“Anywhere at all, in the whole university!”
 
Doctor Who gode da sempre di una struttura ciclica. Ogni tipologia di episodio è una ricorrenza e va giudicata in quanto tale.
Forse la tipologia di episodio più longeva, vista la caratterizzazione dello show fin dai suoi lontani esordi, è quella riguardante l’introduzione della compagna di viaggi umana del Dottore. Se nella serie classica tale inserimento poteva avvenire anche in corsa, aggiungendo un membro dell’equipaggio del Tardis anche solo per pochi episodi, con il nuovo corso del 2005 la presentazione della companion ha sempre condizionato la struttura del relativo episodio. “The Pilot” non fa eccezione.
“Rose”, “Smith And Jones”, “Partners In Crime”, “The Eleventh Hour” e “The Bells Of Saint John” hanno tutte la caratteristica di spostare il focus verso una nuova protagonista. Intere porzioni di episodio si presentano come un nuovo pilota in cui lo spettatore scopre un ulteriore punto di vista. Bill viene presentata così, con l’eccezione che il buon Steven Moffat imprime più che mai il suo marchio di fabbrica all’episodio.
Il Dottore e Bill si incontrano dopo pochissimi secondi dall’inizio dell’episodio: Moffat fa della velocità e della frenesia narrativa un tratto stilistico.
Il Dottore e Bill si incontrano dopo diversi decenni che il Dottore è rimasto stabile in un’università, decidono di viaggiare insieme a fine episodio, diversi mesi dopo l’incontro sopra citato: Moffat ha da sempre reso più che mai elastico lo scorrimento temporale, anche all’interno di una singola puntata, rendendo da un lato più verosimile il contesto dove il passare del tempo è un concetto assolutamente relativo, dall’altro togliendo sempre più punti di riferimento allo spettatore.
“The Pilot” (titolo quindi assai azzeccato, visto quanto affermato precedentemente) ha però anche uno scotto da pagare che ha toccato anche gli episodi sopra citati: la trama e la tematica aliena dovrà essere marginale, quasi risibile. Magari non per forza fine a se stessa: è spesso capitato che tali storie avessero poi un ritorno a lungo termine ma ciò non le ha però distinte per epicità e originalità creativa. La coscienza Nestene nella 1×01 (“Rose”) evocava antichi nemici del Dottore, ma l’impatto con i manichini che prendevano vita (e Mickey che urlava “Pizza!”) non ha bisogno di essere troppo ricordato. Nella 3×01 (“Smith And Jones”, introduzione di Martha) un ospedale finiva sulla Luna. Con l’introduzione di Donna (4×01, “Partners In Crime”) c’era del grasso alieno. Con l’introduzione di Amy (“The Eleventh Hour”, 5×01) vi è un accrescimento di epicità, dovuto alla contemporanea presentazione del Dottore di Matt Smith, oltre che dell’inizio della macrostoria delle crepe, ma la trama del Prisoner 0 finiva lì. Infine l’avvento burrascoso di Clara, dopo due precedenti apparizioni, (“The Bell Of Saint John”, 7×06) vedeva il ritorno di un vecchio nemico, senza però lasciare troppo come realizzazione scenica.
La storia dell’olio intelligente che vuole lasciare il pianeta, cercando appunto un pilota, dimostra come le idee di Moffat siano sempre visionarie e fantasiose, utili in questo caso a presentare una linea narrativa marginale ma funzionale all’effettiva presentazione di Bill. La marginalità però ha portato alla ripetizione di alcuni topoi narrativi interni al recente passato di DW. Come non evocare lo spaventoso “Water Of Mars”, sia per la capacità di rendere spaventoso un allagamento, sia per la presenza spaventosa, spettrale e umidiccia della fu Heather. Allo stesso modo, forse a causa di una somiglianza fisica, Heather in versione fantasma acquatico ricorda sia lo spirito di “The Curse Of The Black Spot”, sia le presenze ectoplasmatiche del recente “Under The Lake“-“Before The Flood“.
Altro leitmotiv presente nel recente passato è quello delle continue metafore riguardanti il Dottore. L’intera storia dell’olio/Heather, che invita Bill a viaggiare con lei, pone il Dottore come osservatore esterno di quella che è la sua condizione solita, cioè di farsi attrarre da una qualche persona e portarla a vivere sì delle avventure indimenticabili, ma anche dei pericoli non indifferenti.
 
“We’re looking for someone who’s looking for us.”
 
Leggendo quanto scritto finora, si penserà ad un giudizio negativo di “The Pilot”, ma anche della serie intera che, come molte altre colleghe oltreoceano, giunte alla decima stagione, dovrebbero chiudere i battenti. Fortunatamente, per una serie che ha una storia ben diversa di un The Big Bang Theory qualsiasi, la capacità di rigenerarsi (hahaha) continuamente è la sua fortuna. E’ vero, certi marchi sono ben distinguibili (episodio di introduzione del companion, relativa trama verticale, atteggiamento del Dottore a riguardo), ma il tutto è inserito in una stagione che, a quanto pare, avrà la sua funzione specifica. Funzione che inevitabilmente fornirà allo spettatore uno scopo, una ragione per guardarla e aspettare con trepidazione ogni singolo episodio.
Come detto, il rapido ricambio di attori, di showrunner, di registi, di protagonista è un fattore utile a considerare la serie come un insieme di sotto-serie interne. Siamo alla decima stagione, ma anche alla terza nonché ultima, sapendo che vi sarà presto un ricambio discretamente importante (quindi una nuova stagione 1). Siamo condizionati da questo aspetto, abbiamo paura del cambiamento (soprattutto perché Capaldi sembra arrivato ieri e già se ne va) ma siamo incuriositi e inevitabilmente attratti da esso. Allo stesso tempo troviamo conforto nel familiare e in quel “ripetitivo” di cui si è già parlato. Ecco quindi un giusto mix di “classico” e ignoto che ci accompagnerà in questa decima stagione che già di per sé vede in Bill un elemento di novità.
Novità che a quanto pare si sposerà con un ciclo di episodi che, a quanto promo e indiscrezioni ci hanno fatto capire, avrà un occhio rivolto al passato. Non solo verso un passato recente (le poche note del tema di Clara fanno il loro buon lavoro), come ogni chiusura di ciclo richiederebbe, ma anche verso un passato più remoto. La reiterazione verso la foto della nipote Susan appare come una velata dichiarazione d’intenti in tal senso.
 
Bill: “what changed your mind?”
Doctor: “Time…”
Bill: “time?”
Doctor: “…And Relative Dimension In Space. It means: what the hell.”
 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Nardole e il suo silenzioso apporto
  • Bill si presenta bene creando una discontinuità con le caratteristiche delle precedenti companion
  • Le musiche sempre eloquenti
  • Somiglianze con precedenti episodi che si inseriscono in una stagione che segnerà un ennesimo cambio
  • La foto di Susan
  • I Dalek ripresi durante la guerra in “Destiny Of The Daleks” del 1979
  • “Shark attack!” in Australia
  • La ripresa della Quinta di Beethoven con la chitarra elettrica
  • Il dialogo che gira intorno a bigger on the inside
  • Eccessivamente tagliata con l’accetta la presentazione della companion (anche abbastanza rapida, presentata nella prima metà di episodio) e la sua prima avventura con il Dottore (nella seconda)

 

La decima stagione si è fatta attendere rendendo consecutivi due speciali natalizi con in mezzo il rivedibile spin-off Class. E poi c’è questo buon episodio, e poi c’è l’insieme di promo che fanno vedere nell’ordine una rigenerazione, Missy, John Simm.
Ok.

 

Christmas Special: The Return Of Doctor Mysterio 7.83 milioni – ND rating
The Pilot 10×01 4.64 milioni – ND rating

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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