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Il Buio Oltre La Serie #13 Side B – 13 Reasons WhyTEMPO DI LETTURA 20 min

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ClayHow am I supposed to live with that?
TonyAny way you can.
 

 

E’ la morte che vince in questa serie tv? Il messaggio che ci viene lasciato, con il finale, è di impossibilità d’azione e di come determinati avvenimenti non possano essere cambiati?
La serie fornisce due chiavi di lettura relativamente al proprio finale ed alla serie per intero. La prima è relativa all’egoismo delle azioni che si compiono; la seconda riguarda invece le conseguenze di queste azioni e del prezzo che ogni persona è tenuta a pagare per esse.


“Responsibility is a unique concept… You may share it with others, but your portion is not diminished. You may delegate it, but it is still with you… If responsibility is rightfully yours, no evasion, or ignorance or passing the blame can shift the burden to someone else.”


E’ in questa seconda parte che la narrazione si rende più cupa e dove Clay accompagna lo spettatore nel cammino di presa di responsabilità di ogni personaggio: prima titubanti, ora costernati ed affranti. Alcuni più di altri, come Alex per esempio. Ma “we all let Hannah down”, perché ognuno nel suo piccolo ha contribuito affinché Hannah prendesse questa terribile decisione, portandola a tagliarsi le vene.

 

Ryan Shaver

“Liberty High’s resident intellectual, editor of ‘Lost and Found’, general selfish snob.

Così come Hannah stessa spiega, Ryan si pone sullo stesso piano di ‘offesa’ che abbiamo già visto essere utilizzata da parte di Zach: quest’ultimo privava la ragazza dei pochi messaggi di complimenti che riceveva dal progetto scolastico; Ryan si trova un gradino sopra, arrivando a mettere a nudo pubblicamente i pensieri privati di Hannah, decidendo di pubblicare, senza consenso, la poesia che la ragazza aveva scritto.
Per Zach abbiamo utilizzato la metafora degli appigli, i quali venivano da lui sottratti. Per Ryan il ragionamento è lo stesso, con l’unica differenza che questi sottrae ad Hannah la scrittura, forse l’unica via alternativa per estraniarsi dal mondo che la circonda, dalle continue diatribe familiari e dagli sguardi languidi e giudicatori che le vengono rivolti a scuola. Ryan priva Hannah dell’unica valvola di sfogo che le era rimasta: la scrittura.

“Shit happens, and people suck. Maybe that’s why I stopped writing and eventually started making tapes.”

Hannah prova un semplice desiderio di sentirsi voluta da qualcuno (che sia questo un ragazzo o un gruppo del quale fare parte), basti pensare alle due scene relative al suo incontro con il ragazzo che gestisce il gruppo di poesia e con Ryan, quando questo le porta in dono un diario su cui annotarle. Hannah aspirava a potersi sentire parte di un qualcosa, ma Ryan le strappa questo desiderio, rendendolo una semplice trovata pubblicitaria per il proprio giornale, ben sapendo quanto quelle poche righe avrebbero riscosso successo alla Liberty Highschool.
Queste sono le parole con le quali il gruppo di poesia ha inizio:“We begin by reminding everyone poetry is about honest expression. And we all need to feel safe to share our deepest truths”. Ryan ha preso a calci il senso di sicurezza di Hannah, non consapevole di quanto ciò fosse importante per lei.
Ma ignorare qualcosa, non significa essere non colpevole.

Nastro a lui dedicato: a) 1×08 – Tape 4 Side B

Sheri

“And then an unlikely hero came my way”.

Il nastro riguardante Sheri è una delle tre ramificazioni del racconto della festa di Jessica (uno è il secondo tape rivolto a Justin, l’altro quello riguardante Clay).
Hannah era sconvolta per come avesse trattato Clay durante la festa, quando i fantasmi sono riaffiorati, ma al contempo era dispiaciuta che il ragazzo le avesse dato retta lasciandola lì da sola.
Decisa quindi a lasciare la festa, si lascia riaccompagnare a casa da Sheri.
Di questo nastro e di ciò che avviene, allo spettatore era già stata data una sorta di anteprima: durante l’episodio che riguardava Courtney (1×05) si intravede in una delle allucinazioni di Clay un Jeff con volto tumefatto e sanguinante sugli spalti e, nella puntata che aveva come centro Marcus (1×06), scopriamo che uno dei nastri rimanenti avrebbe avuto come oggetto proprio Sheri: è lei stessa a dirlo in lacrime a Clay, spaventata dal fatto d’essere da lui giudicata.
Il leitmotiv della puntata verte su questo tono: “Things just happen to you. They just happen. You can’t help it. But it’s what you do next that counts. Not what happens but what you decide to do about it”.
Risulta quindi utile fare una riflessione in merito.
Pur tenendo in considerazione il fatto che Sheri non si reca mai dai genitori di Jeff per informarli che il loro figlio è morto a seguito di un suo errore, nel momento in cui ha abbattuto il cartello stradale, c’è da tenere in considerazione che, in una tal misura, ammenda è stata da lei fatta: lo spettatore, così come Clay (e molto probabilmente la stessa Hannah) sono all’oscuro del fatto che Sheri si rechi dall’altra persona coinvolta nell’incidente (un anziano signore) in cui era morto Jeff, accudendolo e badando sia a lui, sia alla moglie (che la definisce “she’s our little angel“).
In aggiunta, Sheri è la prima a far suo il messaggio di verità che sta cercando di instillare Clay all’interno del gruppo di ‘amici’, informando la polizia del suo coinvolgimento nell’incidente in cui Jeff ha tragicamente perso la vita.
L’altro aspetto che porta Hannah a dedicare un nastro alla dolce cheerleader è sicuramente il fatto che l’abbia lasciata completamente sola ad affrontare la tragedia di cui Hannah si sente colpevole. Ed è questo un aspetto che va ad aggiungersi ai fatti già sedimentati nell’animo della ragazza (e già analizzati anche qui).
Sheri si mette in mostra agli occhi di Clay per giustificarsi? No. Perché, come la stessa Hannah ammette, determinati fatti avvengono e basta, senza una giustificazione e senza bussare alla porta. Ma è come si reagisce che conta: è palese quanto l’omertà di Sheri sia pesata in passato, ma nel presente resta poco da fare e sarebbe futile e senza senso mortificarsi ulteriormente. Fatti i conti con il passato, bisogna reagire nella giusta maniera. Perché “it’s what you do next that counts, not what happens but what you decide to do about it”.
Nastro a lei dedicato: a) 1×10 – Tape 5 Side B

Clay Jensen
Clay… Helmet… your name does not belong on this list. But you need to be here if I’m going to tell my story. If I’m going to explain why I did what I did. Because you aren’t every other guy. You’re different: you’re good and kind… and decent.”
L’undicesimo nastro è dedicato a Clay, il personaggio che incarna lo spettatore in questo viaggio paragonabile ad una sorta di Divina Commedia. Ci è stato mostrato in diversi frangenti ridere alle spalle della stessa Hannah (in seguito alla lista di Alex) oppure mostrarsi adirato o giudicante nei suoi confronti (dopo che la foto di Justin inizia a circolare), ma non è per questo che a Clay viene dedicato un nastro. E non è per una questione di colpa che compare: Hannah è consapevole che il messaggio contraddittorio che manda a Clay (l’ordinargli di andarsene, ma volere allo stesso tempo che rimanga lì) non sarebbe stato recepito nel giusto modo da parte sua. Ed è anche consapevole che “it wasn’t you. It was me… and everything that’s happened to me”: sono i fantasmi di Hannah che riaffiorano e rovinano quel momento speciale a cui entrambi i personaggi agognavano.
Clay è però sconvolto, quasi certo che una sua reazione diversa avrebbe cambiato la seguente successione dei fatti.
“I knew I shouldn’t have left. And then Bryce raped Jessica. Hannah saw, then Sheri knocked down the stop sign, then Jeff died, and it all started with me!”
Inconsciamente, Clay si colpevolizza del suicidio perché il sentimento che prova per Hannah è talmente forte da offuscargli la mente. Ma sappiamo bene che il concatenamento di eventi non è iniziato durante la festa di Jessica. No, il sedimentarsi di eventi e di scelte egoistiche si protraeva ormai da tempo. Ricordate l’effetto farfalla di cui si era parlato nel nastro riguardante Alex? Bene. Non è qui che ha inizio quell’effetto, ma è forse stato durante quella sera che l’uragano ha effettivamente preso forma, nell’esatto momento in cui Hannah si è trovata costretta ad allontanare Clay perché non riusciva a vedere, sentire e pensare a niente di diverso che ai propri fantasmi. Alle persone che l’avevano ferita e che avevano fatto di lei una sorta di gioco.
La dichiarazione d’amore tra i due arriva troppo tardi, in stato onirico. Ma citando Alex: “It’s love, it’s not logic.”
Questo episodio ed il pilot sono le uniche due puntate in cui la narrazione non procede su due distinte rette parallele, ma l’ascolto della cassetta procede di pari passo sia per Clay, sia per lo spettatore. Negli altri nastri, invece, Clay era già a conoscenza del contenuto e allo spettatore veniva mostrata la via un passo alla volta.

Clay
: “I killed Hannah Baker. Like you said.”
Tony: “I said we all killed Hannah.”

Nastro a lui dedicato
a) 1×11 – Tape 6 Side A

 

Bryce Walker
“But thanks to you, Bryce… I’d finally lived up to my reputation. And I knew there was no way I could ever live that down.”
Bryce Walker. La star sportiva della scuola, figlio di buona famiglia, un po’ sbruffone, ma in misura accettabile. Questa è la sommaria descrizione che all’apparenza ci viene data dal personaggio a cui viene dedicato il penultimo nastro. Per precisare: così è come appare Bryce nel “side A” di questa serie tv. Se tenete a mente la suddivisione che avevamo presentato nel capitolo riguardante Justin, è possibile riconoscere anche nel personaggio di Bryce una caratterizzazione sempre maggiore e che varia. Soprattutto successivamente all’abuso di cui Jessica è tenuta all’oscuro e di cui Bryce è autore.
Tra il serio ed il faceto, il ragazzo non sembra conscio dell’effettivo peso delle sue azioni. O più semplicemente pensa di essere nel giusto o di rimanere impunito.
“Could a person be that sick?”
Bryce è stato mostrato, durante questa stagione, nelle vesti di migliore amico, di ragazzo immagine della scuola, di capitano di squadre e tutto ciò occorreva a sottolineare il peso sociale della sua figura. Ed è agghiacciante come Marcus, Courtney ed il resto del gruppo preferiscano celarsi dietro uno stupratore, mentendo ad una loro amica, piuttosto che far menzione dei nastri e farlo condannare. Entra qui in gioco il sentimento di autoconservazione che prevale rispetto a quello della morale personale: le parole di Courtney contro Hannah, proferite durante l’incontro contro gli altri ragazzi menzionati nei nastri, ne sono l’emblema.
Ognuno di loro aveva qualcosa da perdere, quindi hanno preferito non rischiare non esponendo né Bryce, né loro stessi.
“Wanna know what’s worse than being a rapist? Hiding behind one. Fucking justifying a fucking rapist, that’s worse.”
Da sottolineare poi come a Bryce venga concesso il minor minutaggio rispetto ad ogni altro singolo personaggio comparso nella serie tv: è questo uno strumento per impedire allo spettatore di empatizzare (se la narrazione ne creasse il modo) con lo stupratore? Potrebbe essere questa una valida spiegazione.
Un’altra spiegazione invece potrebbe essere quella di voler ‘bucare lo schermo’ sfruttando un personaggio che anche nella sua scena più disturbante e significativa non compare: ne sono il soggetto gli occhi di Hannah, vacui e persi nel freddo vetro della telecamera. Non viene mostrata la bestia, ma la vittima innocente di un gesto tanto brutale. Ed il tutto crea un enorme contrasto: non ci viene mostrato mai il Bryce-stupratore, perché si preferisce mostrare allo spettatore il Bryce-amico e con ottima reputazione scolastica. E’ la dicotomia tra questi due lati della persona che viene posta sotto i riflettori. Si preferisce sottolineare a chi sta guardando la puntata quanto l’apparenza non conti, così come le giustificazioni che spesso si sentono in casi simili (“era un bravo ragazzo”).
E’ però d’obbligo fare un’ulteriore specificazione. Questa dicotomia che viene mostrata non è per lanciare il messaggio di piena sfiducia verso il prossimo, ma ha un significato più sottile: se uno stupratore può effettivamente essere chiunque, anche la persona meno prevedibile, allora è giusto concedere alla vittima fiducia, piuttosto di ripagare il suo atto di coraggio, nel parlare del proprio trauma, con le solite frasi fatte che portano poi alla colpevolizzazione della vittima stessa.
“Life is unpredictable… and control is just an illusion. Unpredictability is overwhelming. And it makes us feel small and powerless.”
Nastro a lui dedicato: a) 1×12 – Tape 6 Side B

Kevin Porter
“Before she died, Hannah recorded 13 reasons why she killed herself. And you’re number 13.”
Il suo nastro, l’ultimo registrato da Hannah, è il risultato della trasversalità della narrazione che questa serie presenta in maniera a dir poco perfetta. Del coinvolgimento di Mr Porter si è avuto qualche accenno in molti degli episodi precedenti, così come la stessa Hannah ne fa menzione nel nastro relativo a Jessica (“Mr. Porter was the replacement for Mrs. Antilly, who moved to another school district. Which, as it turns out, was very unfortunate”).
Mr Porter rappresenta l’ultima chance che Hannah concede alla propria vita, cercando e chiedendo però questa volta aiuto: pur esponendo i fatti avvenuti alla festa di Bryce e dell’abuso che ha subito, dall’uomo non riceve affatto empatia. Quello che ottiene è solo l’ennesimo sguardo e volto che la giudica, traendo conclusioni affrettate e senza prestare la giusta attenzione (e la giusta fiducia) al racconto dei fatti avvenuti che gli viene presentato.
“One last try. I’m giving life one last try.”
E’ utile sottolineare come la frase introduttiva di questo nastro, pur essendo stato registrato per ultimo, riesca a ricollegarsi in maniera simbiotica a quella del primo, quando la voce di Hannah che si propaga come una sorta di white noise ci avvertiva che questa volta parlava senza nessuna richiesta (di aiuto). Mr Porter è l’unica persona a cui Hannah si rivolge in cerca di aiuto, ottenendo solo un muro da cui estrapolare come risposta nessun tipo di empatia.
Si faceva prima menzione del personaggio di Porter come risultato della trasversalità della narrazione, quindi è d’uopo sottolineare come, nella narrazione del presente, Mr Porter si mostri impegnato nella ricerca di risposte e di motivazioni che possano spiegare il gesto di Hannah. Tutto ciò all’inizio risulta comprensibile, data la carica di psicologo che ricopre all’interno della Liberty High, ma ben presto i dubbi affiorano togliendo il velo alla verità solamente in questa puntata conclusiva: Porter in cuor suo è conscio del proprio coinvolgimento, ma mente a sé stesso ed agli altri (non fa menzione dell’incontro con Hannah il giorno del suicidio, mentre parla con la madre di Clay) pur adoperandosi in parallelo affinché si faccia luce sul mistero.
Rappresenta quindi l’ennesimo personaggio la cui doppiezza caratteriale (colpevole/impegnato per la verità) viene mostrata chiaramente. La sua ammissione di colpa avviene, anche in questo caso, troppo tardi, quando il peso delle azioni passate ha ormai fatto estinguere quell’uragano che aveva iniziato a prendere forma con Justin e che con Bryce aveva preso forza e mostruosità.
“The way we treat each other and… look out for each other. It has to get better somehow.”
Nastro a lui dedicato: a) 1×13 – Tape 7 Side A

 

Finale: little things matter
Il nastro concernente Mr Porter procede in parallelo allo sviluppo del finale di serie. E’ un finale pragmatico e che non concede eccessivo spazio ai sentimentalismi: Hannah è morta e da questo fatto appurato bisogna saper ripartire. Ma per farlo bisogna prima fare ammenda e riconoscere i propri errori e quanto le proprie azioni (anche quelle che riteniamo più superficiali) abbiano conseguenze verso di sé e verso gli altri.
Hannah rimane morta, non si tratta questa di una pellicola come “Wristcutter: A Love Story”, dove il suicidio viene sfruttando come strumento per raggiungere una sorta di happy ending. D’altra parte, riconoscere il destino di Hannah come fatto appurato e dal quale ripartire non rappresenta un messaggio di resa al cospetto della morte. Il finale si pone in mediana rispetto a queste due posizioni antitetiche. Ad inizio articolo abbiamo fatto menzione di due chiavi di lettura per questo finale:
– egoismo delle azioni che si compiono;
– conseguenze di queste azioni e del prezzo che ogni persona è tenuto a pagare per esse;
La serie mette in chiara evidenza come determinate azioni, compiute per semplice egoismo, portino a danneggiare molte delle persone che ci stanno intorno: Alex e la lista a scuola, Courtney ed il suo voler scaricare il barile, Zach e le sue azioni dopo il rifiuto, Justin e la foto raffigurante Hannah, ecc. ecc.
Di rimando, seguono le conseguenze di queste azioni che, come un gigantesco uragano (scatenato da un semplice battito d’ali di farfalla), travolge Hannah portandola ad un lento declino fisico e soprattutto di spirito.
La ragazza, sfiancata e privata di qualsiasi ancora di salvezza, preferisce il suicidio sapendo che nella propria mente certi fantasmi non sarebbero mai scomparsi. Ma non rappresenta questo, come detto prima, un trionfo della morte: il messaggio che questa serie cerca di mandare è quello di speranza e di voler rendere i propri spettatori – indifferentemente dall’età – consapevoli del peso che determinate azioni hanno sulla propria vita e su quella degli altri. La consapevolezza delle conseguenze.
Ci sono volute tredici persone per condurre alla morte Hannah Baker. Ne bastava una soltanto per trarla in salvo. Il messaggio di speranza è rivolto, mestamente, al futuro. Affinché fatti come quelli che hanno coinvolto Hannah non si ripetano.

 

Clay Jensen e Olivia Baker: personaggi in cerca di verità
Messa da parte la narrazione della trama relativa ai nastri ed alla loro esplicazione allo spettatore, agli occhi risaltano due personaggi per i quali la destinazione finale del loro viaggio sembra essere la stessa: Clay Jensen, il dolce ragazzo che accompagna per mano lo spettatore ed Olivia Baker, la madre sconvolta e distrutta dalla perdita della propria figlia.
Pur seguendo percorsi diversi, entrambi condividono, come detto, la meta: la verità riguardo Hannah.
Clay è il personaggio principale che incarna lo spettatore e la sua stessa curiosità. E’ lui che ascolta i nastri con più consapevolezza – rispetto a chi li ha ascoltati in precedenza – ed è lui ad adoperarsi perché la verità venisse a galla. Anche a costo di rimetterci in prima persona. Il sentimento d’amore per la ragazza è talmente forte che è pronto a correre il rischio, purché il suo nome smetta di essere infangato con menzogne e voci di corridoio prive di senso. E’ la memoria di Hannah per la quale Clay lotta.
A fargli da contraltare, su di un percorso diverso ma con lo stesso scopo, abbiamo Olivia. La mamma. Raffigurata similmente alla Pietà di Michelangelo, nella scena in cui trova Hannah riversa nell’acqua della vasca. Olivia è smarrita, come è naturale che sia considerato che Hannah non ha lasciato nulla di scritto e apparentemente non sembrava avere ragioni per compiere un’azione del genere. Ed è proprio questa ricerca delle ragioni che le darà nuova linfa vitale e che riuscirà a riavvicinarla al marito.
Clay ed Olivia: due personaggi che in comune hanno il forte legame d’affetto che li lega con Hannah e con la loro ricerca della verità. Disposti a tutto pur di far luce e riabilitare la ragazza.
Parlando dei personaggi va fatta una menzione speciale a Tony, di cui non abbiamo mai parlato fino ad ora ma che puntata dopo puntata ha accompagnato Clay (rappresentazione dello spettatore nella serie tv) durante il suo percorso di apprendimento della “verità di Hannah“. Per quanto in determinate scene appaia in maniera del tutto casuale e fortuita, Tony ricopre nella serie lo stesso ruolo che Virgilio ha avuto nella Divina Commedia di Dante: Clay non sarebbe stato in grado di compiere il suo viaggio senza Tony per due ragioni.
La prima: Tony con la sua pedante presenza guida il giovane Clay attraverso ogni singolo nastro, aiutandolo a superare anche quello più devastante (il suo).
La seconda: perché senza Tony, a Clay sarebbe mancata una persona alla quale poggiarsi, alla quale poter riferire in continuazione i propri dubbi (lo vediamo dopo il nastro riguardante lo stupro di Jessica) e piani (successivamente i nastri riguardanti Bryce e Mr Porter).

 

Costruzione della serie tv: side A e side B
Risulterà monotono dirlo, considerato quanto lo si è già ripetuto, ma questa serie è costruita in ogni suo minimo particolare basandosi sullo strumento che viene richiamato all’interno delle stesse puntate: così come un nastro, infatti, 13 Reasons Why conta di due parti.
Della suddivisione della stagione ne abbiamo già parlato: narrazione teendrama che sfuma lentamente ma in maniera decisa verso toni molto più cupi. Anche i personaggi sono caratterialmente costruiti con questo meccanismo. Preso uno dei soggetti del nastro, prima ci viene mostrato con gli occhi di Clay, poi ci viene svelato cosa si cela dietro quell’apparenza grazie alla voce narrante di Hannah. E’ questa, come la definisce Tony, la “verità di Hannah” ed è ciò che viene mostrato allo spettatore e che finirà poi per rispecchiare il vero.
Anche la fotografia è utile a sottolineare questo gioco del double side narrativo. Mentre gli avvenimenti del passato ci vengono mostrati con un filtro giallo e con colori caldi (utili quindi a sottolineare una sorta di felicità che difficilmente ritornerà), gli avvenimenti del presente vengono mostrati con un filtro azzurro/blu e con colori freddi (per evidenziare, quindi, la tristezza del momento).
Un’altra possibile critica che potrebbe venir sollevata nei confronti della serie è quella relativa alla rappresentazione dell’effetto Werther: fenomeno per cui la notizia di un suicidio pubblicata dai mezzi di comunicazione di massa provoca nella società una catena di altri suicidi.
Il gesto compiuto da Alex non è direttamente connesso al suicidio di Hannah. O meglio: Alex è profondamente colpito dal fatto che suo padre gli impedirà di deporre al processo (considerato che è un uomo che preferisce “nascondere le cose sotto il tappeto“) ed il senso di colpa che lo opprimeva lo ha portato all’amara scelta di spararsi. Non si tratta qui di emulazione o di effetto Werther quanto di un’altra persona che viene sovrastata da ciò che la circonda e che, ritrovandosi senza appigli, cede.
Si tratta però solo di una delle ipotesi concernenti il finale di questa stagione di 13 Reasons Why. Ve ne è un’altra, infatti, ben diversa che prende in esame e si sofferma sui minuti conclusivi dell’episodio, nei quali vengono concesse a Tyler due scene distinte ma in un certo tal senso connesse: la prima lo vede disporre in ordine (nascondendolo) un piccolo armamentario; la seconda lo presenta nella camera oscura nella quale sono appese le foto di tutti i protagonisti esposti fino a questo punto (ossia le persone presentate da parte di Hannah nei nastri) e Tyler stacca la foto di Alex.
Di questo gesto si possono fare diverse interpretazioni, sempre ricollegandosi alla scena delle armi in camera da letto e prendendo per vera la teoria secondo cui lo stesso fotografo potrebbe lasciarsi andare ad un gesto di efferata violenza nei confronti dei suoi compagni di scuola. Le due interpretazioni con maggiori probabilità di riscontro sono:

  • Tyler stacca la foto perché ha saputo di Alex e quindi non dovendosene più “occupare” lui, simbolicamente lo depenna dalla propria lista;
  • Tyler stacca la foto perché lui stesso ha sparato ad Alex, quindi se ne sarebbe già occupato;
Sempre viaggiando sulle teorie, il passaggio successivo è quello del chiedersi “perché Tyler dovrebbe compiere un gesto tanto insano?“. La motivazione che lo spinge potrebbe essere un concatenamento dei suoi forti sentimenti per Hannah (lui stesso aveva detto di amarla) e della sete di vendetta nei confronti di quelle stesse persone che lo hanno deriso e preso di mira, puntata dopo puntata.
Tutto ciò dove porta, quindi? La possibilità di una seconda stagione di 13 Reasons Why non è così remota. O meglio: gli sceneggiatori si sono lasciati a disposizione diversi spunti narrativi dai quali poter sviluppare l’intreccio di una fantomatica nuova stagione, nel caso si decidesse di rinnovare la serie.

“How many circles can I walk in before I give up looking? 
How long before I’m lost for good? 
It must be possible to swim in the ocean of the one you love without drowning.
It must be possible to swim without becoming water yourself. 
But I keep swallowing what I thought was air. 
I keep finding stones tied to my feet.”

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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